Nei
prossimi 5 anni la medicina del territorio sarà teatro di un
massiccio
ricambio generazionale, senza
precedenti nella storia del SSN, destinato
a
porre
non pochi problemi
con prevedibili
rischi di carenze d'organico e discontinuità nell'assistenza. Per
rendere meno disagevole il passaggio di consegne tra la generazione
dei medici del baby-boom e i generalisti formati nei corsi di
formazione specifica
dell'ultima decade
l'ENPAM ha avanzato l'idea
di
un part
time a fine carriera: la
proposta prevede il dimezzamento
del massimale abbinato
ad
anticipo della pensione per coprire i mancati compensi, che
andrebbero ad un giovane medico da affiancare al pensionando.
La
proposta
può forse funzionare sul piano tecnico-economico,
ma ha
destato alcune perplessità su quello
deontologico e della responsabilità professionale
(http://www.fimmgroma.org/news/news/italia/9315-enpam-part-time-a-fine-carriera,-ecco-come-sar%C3%A0).
Come
gestirà il pensionando i 1500 assistiti che lo hanno scelto dopo
averne "subappaltato" la metà al giovane collega? A chi
spetterà la responsabilità professionale della salute dell'intera
popolazione che rimane formalmente in carico al titolare? Con quali
criteri verrà scelto il giovane medico da associare al collega
anziano e la popolazione di assistiti a lui affidata? Come si
concilia la “cessione” di 750 assistiti con il rapporto
fiduciario tra curante e assistiti e con il principio della libera
scelta del cittadino? Con il part-time di fine carriera si rischia di
creare un rapporto poco trasparente tra medico pensionando e giovane
collega, a rischio di nepotismo o peggio ancora di clientelismo.
Un'ipotetica
alternativa
alla proposta avanzata dall'ENPAM è quella introdotta
dal
recente decreto ministeriale sul part-time agevolato, rivolto ai
dipendenti a fine carriera: essa
prevede una riduzione al 60% dell'orario di lavoro a fronte della
garanzia del versamento completo delle ritenute previdenziali negli
ultimi 2-3 anni prima dell'età pensionabile (
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-04-13/pensioni-firmato-decreto-via-part-time-uscita-104040.shtml?uuid=ACWMog6C
).
Quella
del part-time agevolato è
un'interessante formula per favorire il
ricambio generazione, l'ingresso
nel mondo del lavoro dei
giovani riducendo
la piaga sociale della disoccupazione.
Anche
l'ENPAM potrebbe
adottare
una soluzione analoga per i massimalisti in procinto di
pensionamento, stanchi ma ancora lontani dai 65 o 68 anni, adottando
questa
sorta di part-time delle scelte in carico, senza
l'ambiguità del “subappalto” della proposta ENPAM.
Ad esempio il
pensionando
potrebbero rinunciare a 500 assistiti negli
ultimi
2-3
anni
di
lavoro,
che favorirebbero l'inserimento graduale di giovani colleghi a pieno
titolo, in cambio della
garanzia di un versamento completo dei contributi ENPAM sulla base
del numero di assisti in carico ricusati
rispetto alla quota di 1000 al momento dell'accettazione
(ad
esempio
se un medico ha in
carico
1300 assistiti
riceverà
un
bonus di 300 quote di versamento ENPAM, per gli
anni che
lo separano dalla pensione, mentre
e se ne ha 1500 ne riceverà 500).
Non
saprei
se questa
soluzione
sia tecnicamente fattibile, ma non credo che le casse dell'ENPAM ne
soffrirebbero sul
piano finanziario;
in compenso i giovani colleghi avrebbero l'opportunità di accedere
anticipatamente alla convenzione, magari affiancati dal medico
anziano come tutor, che potrebbe affrontare serenamente gli ultimi
anni di lavoro, con un'uscita graduale e meno drastica dalla
professione e
una riduzione del
proprio reddito, a favore dei giovani, in cambio di una garanzia
sulla futura pensione.