Nell'aprile del 2022 l'allora ministro Speranza, a proposito del disagio vissuto in PS sguarniti di operatori sanitari, dichiarava: "Per il personale medico avremo difficoltà per i prossimi 2-3 anni ma poi, grazie agli investimenti messi in campo e alle borse di specializzazione medica finanziate arrivate a oltre 17mila, la situazione cambierà".
Ecco a distanza di due anni e mezzo lo stato dell'arte con i dati dei contratti di specializzazione banditi e assegnati nel 2024 (dati ANAAO giovani) confrontati con quelli del 2023, in calce al post.
- Totale contratti assegnati 11392 su 15256 vale a dire il 75% (percentuale di poco superiore ai 2/3 del 2023)
Nel 2024 si accentua il trend già emerso nel 2023:
- le specializzazioni più gettonate sono quelle cliniche più specifiche e settoriali, prevalenti tra le 26 discipline che su 51 superano il 90% dei posti assegnati;
- 13 sono comprese tra il 51 e l'89%: ematologia, medicina interna, geriatria, igiene, malattie infettive, genetica, anestesia, chirurgia generale, urologia etc..;
- sono sotto il 50% 12 specializzazioni generaliste o non cliniche, incardinate nell'organizzazione ospedaliera, vale a dire (tra parentesi il dato del 2023)
- chirurgia toracica 48% (37)
- nefrologia 48% (45)
- anatomia patologica 47% (28)
- medicina d'urgenza 30% (24)
- medicina nucleare 27% (30)
- statistica medica 26% (31)
- cure palliative 22% (28)
- medicina di comunità e cure primarie 21% (8)
- radioterapia 18% (13)
- farmacologia 17% (12)
- biochimica 15% (14)
- microbiologia e virologia 11% (11)
Il cambiamento in atto accentua il trend già emerso nel 2023 e soprattutto nel 2022, quando solo 6 discipline erano sotto il 50% di contratti assegnati: Microbiologia con il 26%, Patologia Clinica con il 37%, Radioterapia con il 38%, Farmacologia con il 45%, Medicina di Comunità e Cure Primarie con il 46% e medicina d'Emergenza con il 50%, specialità che nel triennio 2022-2024 hanno subito un crollo del 50% circa, con i record di farmacologia passate dal 45% al 17% e microbiologia dal 26 all'11%. Da queste
preferenze emerge un chiaro segnale che asseconda la
tendenza alla privatizzazione di fatto per il divario tra offerta di
prestazioni pubbliche e domanda non soddisfatta, che confluisce nella
libera professione mediata dai centri polispecialistici sorti ovunque
assieme all'incremento delle polizze sanitarie integrative.
I dati del 2024 sono ancor più sbilanciati sulle specializzazioni maggiormente differenziate: oltre la metà registrano tra il 90 e il 100% di contratti assegnati. Questa polarizzazione non è casuale ed è confermata dal dato speculare: le discipline meno attrattive, con meno del 50% di assegnazioni, sono quelle generaliste a diretto contatto con gli utenti senza filtri all'accesso e/o prive di
sbocchi sul mercato, come l'emergenza/urgenza e la medicina di comunità. Sul piano culturale ad esercitare la minore attrattiva sono le specializzazioni a vocazione collettiva e sociale e soprattutto non clinica, funzionali alla dimensione anonima di popolazione ed organizzativa, lontane dalle corsie, dagli ambulatori territoriali e in generale dalla relazione di cura.
Invece le più
gettonate sono quelle cliniche in cui la professione viene
esercitata sia in ambiente organizzativo con un rapporto di subordinazione sia in un contesto
libero-professione (ALPI) oppure in forma totalmente privata come dermatologia, oftalmologia, chirurgia plastica etc.. Sembra che la sfera della relazione personale libero-professionale extra SSN sia ormai l'unica via di fuga dalla medicina "amministrata", burocratizzata, esercitata nelle anonime catene di montaggio della sanità pubblica, incapace di valorizzare l'incontro medico-paziente, nonostante la retorica imperante su empatia, integrazione, ascolto, umanizzazione, gradimento e soddisfazione degli utenti etc..
Insomma queste scelte certificano una progressivo erosione, forse irreversibile, della mission sociale dei professionisti, effetto della scadente qualità del lavoro nei servizi pubblici, ormai irrigiditi, atrofizzati e incapaci di sintonizzarsi con la dimensione culturale, relazionale ed "ecologica". Come ha osservato il sociologo
della complessità Edgar Morin gli operatori sanitari sono "vittime sia di una
politica neoliberista che viene applicata dappertutto per privatizzare ed
atrofizzare i servizi pubblici sia di una gestione statale iperburocratizzata
sottoposta sempre più alle pressioni di potenti lobby". Srmbra quasi che la defezione delle nuove leve esprima una sfiducia preventiva nel futuro professionale, quasi che i candidati fossero stati contagiati dal clima emotivo di demotivazione, disillusione e di burn-out collettivo prevalente nelle corsie e negli ambulatori territoriali. Stupisce solo che nessun decisore pubblico aveva avvertito gli umori della base, sintomi di un clima emotivo ormai deteriorato oltre il punto di non ritorno.
Le
preferenze dei neo-laureati possono essere interpretate come un indice di fiducia nella futura carriera per la possibilità di intercettare la domanda emergente che non trova una sufficiente offerta da parte del SSN. Per il terzo anno consecutivo le opzioni degli specializzanti lanciano un segnale di
disaffezione se non di disimpegno preventivo verso il SSN, per una sorta di piano B e una potenziale defezione che accentua la tendenza alla privatizzazione e la crisi della sanità pubblica, difficilmente reversibile
sul medio periodo; a mio parere il messaggio non è stato ancora ben
compreso e valutato dai decisori pubblici per i suoi potenziali effetti disgreganti "ad orologeria" sulla tenuta di un sistema già in affanno.
Insomma
nuvole minacciose si addensano all’orizzonte annunciando per i prossimi
anni una “tempesta” organizzativa perfetta, che è peraltro già in atto nell'Emergenza Sanitaria a dispetto delle previsioni ottimistiche di Speranza e in minor misura nella Medicina Generale sul territorio, dove molti ambititi territoriali restano cronicamente vacanti specie nelle aree interne in via di spopolamento. Nonostante l'aumento dei contratti offerti e un certo miglioramento nelle assegnazioni - passate nel triennio dal 50% al 24 ed infine al 30% - la situazione nell'ES è emblematica delle dinamiche generali innescate dalla pandemia e dell'annosa sottovalutazione del circolo
vizioso che stringe il PS in una morsa tra
- dimissioni degli operatori stremati da ritmi di lavoro ed esposti a rischi di aggressioni fino all'incolumità personale, come testimoniano le cronache quotidianamente;
- scuola di specializzazione e concorsi deserti per un ricambio generazionale mal gestito a livello programmatorio;
- cronico sovraffollamento delle strutture per carenza sia di posti letto ospedalieri (boarding) sia di prestazioni ambulatoriali che costringono molti assistiti ad eccessi in PS da "ultima spiaggia";
- esasperazione della gente con conflittualità tra assistiti e operatori sanitari identificati loro malgrado come responsabili delle lunghe attese (effetto parafulmine del personale di front office).
Da
queste concause, strutturali di lungo periodo e contingenti, emerge un quadro di crisi permanente sia in PS che sul territorio, dove confluiscono e si concentrano le contraddizioni macro senza
apparenti vie d'uscita, trasformano i professionisti in "capri espiatori" micro delle disfunzioni sistemiche. Ora resta solo da verificare in che misura i dati della partecipazione al Concorso per l'accesso al Corso regionale di MG saranno allineati al trend generale delle scelte degli specializzandi.
P.S. In un post del luglio 2021 così concludevo:
I
sindacati hanno una grande responsabilità per non aver avuto il
coraggio di "alzare la voce", ignorando il disagio diffuso nella
categoria che condurrà all'uscita di molti colleghi. Il sindacato doveva
dar "voce" al disagio e alla frustrazione che cova da tempo nella base,
ma ha preferito la logica della collaborazione ad ogni costo, sperando
di ottenere vantaggi che invece non sono arrivati, se non in forma di
rituali e vuote dichiarazioni sul ruolo essenziale della MG, come quelle
del Ministro. Basta frequentare i gruppi Facebook della categoria per
rendersi conto del clima emotivo e degli umori prevalenti nella base.Ora quindi il risentimento e l'insoddisfazione covata per anni nei MMG entrati in convenzione ai tempi della prima riforma sanitaria, sta imboccando la strada dell'uscita anticipata in massa, non avendo trovato una voce adeguata.
Si è rotto l'equilibrio idraulico tra le due opzioni: quando la voce
non produce effetti tangibili non resta che l'uscita di scena, che negli
anni precedenti non era disponibile per gli elevati costi delle
dimissioni, prima dell'apertura della finestra anagrafica del
pensionamento. Come
afferma Hirschman "un'organizzazione necessita di livelli minimi di
uscita e voce per ricevere il feedback necessario sul proprio operato"
in quanto "esistono livelli di uscita (disgregazione) e di voce
(disordine) oltre i quali è impossibile per un'organizzazione esistere
in quanto tale".
Ecco
quello che sta accadendo e accadrà nei prossimi mesi/anni: una
massiccia emorragia pensionistica di MMG, che i decisori politici non
riescono a comprendere e valutare per un patologico distacco dalla
realtà, altrimenti avrebbero preso ben altri provvedimenti rispetto ai
pannicelli caldi dell 900 borse in più a livello nazionale.
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