La revisione della PiC ha introdotto una fondamentale distinzione tra compiti organizzativi, affidati agli enti Gestori, e compiti clinici, riaffidati in toto ai medici di MG, naturali referenti degli assistiti cronici sul territorio. Tuttavia senza altri correttivi, nel segno di una revisione di alcune procedure specie informatiche, la riforma rischia comunque di arenarsi. Per evitare un esito esiziale della PiC basta fare riferimento ad altre esperienze regionali, come quella ligure, che hanno previsto
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La
gradualità e progressività nell’arruolamento dei pazienti per coorti di
patologia nell’arco di 2-3 anni e non tutti in un solo semestre, obiettivo
pratico irraggiungibile con l’attuale sistema
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La
piorità nella redazione del PAI va data alle categorie cliniche a maggior
rischio, come pazienti complessi e polipatologici, secondo le indicazioni del
Piano Nazionale della Cronicità (per gli assistiti affetti da una sola
patologia senza complicazioni, a basso rischio e complianti basta applicare il
relativo PDTA mentre il PAI appare ridondante)
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La
semplificazione dell’arruolamento, della raccolta dati e del monitoraggio degli
indicatori, da integrare all’interno della cartella clinica informatica per
evitare duplicazioni, attualmente appesantita da incombenze telematiche
farraginose e complicate che interferiscono con l’assistenza ambulatoriale
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Il
tacito rinnovo del PAI e del Patto di Cura, invece che la loro replica annuale,
salvo cambiamenti significativi della patologia, come complicazioni o altre
patologie
Richard Thaler, economista comportamentale premio Nobel 2017, suole citare una frase di Kurt Lewin, psicologo americano della prima metà del secolo scorso, che suona più o meno così: "se vuoi incoraggiare qualcuno a fare qualche cosa, rendigliela facile!". Con la PiC in Lombardia si è imboccata la strada opposta, sia per i medici che per i loro assistiti, con gli esiti che tutti possono valutare.
Stupisce che per rendere conto del pantano in cui si è arenata la PiC si faccia ancora riferimento ad una presunta paura o resistenza al cambiamento quando nella nostra provincia i MMG sono stati tra i primi a raccogliere la sfida organizzativa e professionale della cronicità, con risultati che non hanno uguali in tutta Italia, ma inopinatamente ignorati nella stesura delle Delibere regionali. Alla fine la realtà ha presentato il conto e i nodi sono venuti al pettine…
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