giovedì 1 novembre 2018

Presa in Carico un anno dopo: quali prospettive?

Con la revisione della Presa in Carico (PiC) dei cronici, frutto dell’intesa tra Assessorato regionale al Wellfare e Ordini dei medici lombardi recepita con la DGR 754 del 5.11.2018 (https://curprim.blogspot.com/2018/11/approvata-la-delibera-che-recepisce.html) si è preso atto degli scarsi esiti in termini di adesione alla riforma che si proponeva di migliorare la qualità dell’assistenza ai malati cronici della regione. Se lo stesso spirito di consultazione e condivisione fosse stato adottato fin dall’inizio con altri soggetti, come i sindacati medici, non si sarebbero sprecati tempo, risorse ed energie professionali.

La revisione della PiC ha introdotto una fondamentale distinzione tra compiti organizzativi, affidati agli enti Gestori, e compiti clinici, riaffidati in toto ai medici di MG, naturali referenti degli assistiti cronici sul territorio. Tuttavia senza altri correttivi, nel segno di una revisione di alcune procedure specie informatiche, la riforma rischia comunque di arenarsi. Per evitare un esito esiziale della PiC basta fare riferimento ad altre esperienze regionali, come quella ligure, che hanno previsto
·         La gradualità e progressività nell’arruolamento dei pazienti per coorti di patologia nell’arco di 2-3 anni e non tutti in un solo semestre, obiettivo pratico irraggiungibile con l’attuale sistema
·         La piorità nella redazione del PAI va data alle categorie cliniche a maggior rischio, come pazienti complessi e polipatologici, secondo le indicazioni del Piano Nazionale della Cronicità (per gli assistiti affetti da una sola patologia senza complicazioni, a basso rischio e complianti basta applicare il relativo PDTA mentre il PAI appare ridondante)
·         La semplificazione dell’arruolamento, della raccolta dati e del monitoraggio degli indicatori, da integrare all’interno della cartella clinica informatica per evitare duplicazioni, attualmente appesantita da incombenze telematiche farraginose e complicate che interferiscono con l’assistenza ambulatoriale
·         Il tacito rinnovo del PAI e del Patto di Cura, invece che la loro replica annuale, salvo cambiamenti significativi della patologia, come complicazioni o altre patologie

Senza una razionalizzazione e ristrutturazione delle procedure di PiC, sia per i medici che per gli assistiti, la riforma è destinata al naufragio nonostante l'intesa Regione-Ordini. Si tratta di correttivi basati sul buon senso e sull’esperienza pratica di chi opera quotidianamente sul campo e si confronta con risorse, specificità, vincoli e limiti dell’assistenza territoriale. A tale buon senso pratico si è ispirato il Governo Clinico dell’ATS/ASL di Brescia che ha consentito ai medici di MG della nostra provincia di farsi carico dell’80% degli assisti cronici, in modo “routinario” e tale da non interferire con le altre attività assistenziali.

Richard Thaler, economista comportamentale premio Nobel 2017, suole citare una frase di Kurt Lewin, psicologo americano della prima metà del secolo scorso, che suona più o meno così: "se vuoi incoraggiare qualcuno a fare qualche cosa, rendigliela facile!". Con la PiC in Lombardia si è imboccata la strada opposta, sia per i medici che per i loro assistiti, con gli esiti che tutti possono valutare.

Stupisce che per rendere conto del pantano in cui si è arenata la PiC si faccia ancora riferimento ad una presunta paura o resistenza al cambiamento quando nella nostra provincia i MMG sono stati tra i primi a raccogliere la sfida organizzativa e professionale della cronicità, con risultati che non hanno uguali in tutta Italia, ma inopinatamente ignorati nella stesura delle Delibere regionali. Alla fine la realtà ha presentato il conto e i nodi sono venuti al pettine…

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