OGGETTO: Aggiornamento della definizione
di caso COVID-19 e strategie di testing.
Considerando l’evoluzione della
situazione epidemiologica, le nuove evidenze scientifiche e le indicazioni
pubblicate dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle
Malattie(ECDC),, si
forniscono aggiornamenti sulla definizione di caso ai fini della sorveglianza e
sulla strategia di testing e screening che sostituiscono
rispettivamente le indicazioni contenute nelle circolari N. 7922 del 09/03/2020
“COVID-19. Aggiornamento della definizione di caso” e N. 35324 del
30/10/2020 “Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità
pubblica”.
DEFINIZIONE CASO COVID-19
Presenza di almeno uno dei
seguenti sintomi:
- tosse
- febbre
- dispnea
- esordio acuto di anosmia,
ageusia o disgeusia
Altri sintomi meno specifici
possono includere cefalea, brividi, mialgia, astenia, vomito e/o diarrea.
Criteri radiologici
Quadro radiologico compatibile
con COVID-19.
Criteri di
laboratorio
1. Rilevamento di acido
nucleico di SARS-CoV-2 in un campione clinico,
OPPURE
2. Rilevamento dell'antigene
SARS-CoV-2 in un campione clinico in contesti e tempi definiti nella sezione
dedicata: “Impiego dei test antigenici rapidi”.
Criteri epidemiologici
Almeno
uno dei due seguenti link epidemiologici:
-
contatto stretto con un caso confermato COVID-19 nei 14 giorni precedenti
l'insorgenza dei sintomi; se il caso non presenta sintomi, si definisce
contatto una persona che ha avuto contatti con il caso indice in un arco di
tempo che va da 48 ore prima della raccolta del campione che ha portato alla
conferma e fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e
dell'isolamento del caso;
- essere
residente/operatore, nei 14 giorni precedenti l'insorgenza dei sintomi, in
contesti sanitari (ospedalieri e territoriali) e
socioassistenziali/sociosanitari quali RSA, lungodegenze, comunità chiuse o
semichiuse (ad es. carceri, centri di accoglienza per migranti), in cui vi sia
trasmissione di SARS-CoV-2.
Classificazione
dei casi
A. Caso Possibile
Una persona che soddisfi i
criteri clinici.
B. Caso probabile
Una persona che soddisfi i
criteri clinici con un link epidemiologico,
OPPURE
una persona che soddisfi i
criteri radiologici.
C. Caso confermato
Una persona che soddisfi il
criterio di laboratorio.
Segnalazione di caso COVID-19 ai fini di
sorveglianza
Ai fini della sorveglianza nazionale
Covid-19 (sia flusso casi individuali coordinato da ISS che quello aggregato,
coordinato da Ministero della Salute) dovranno essere segnalati solo i casi
classificati come confermati secondo la nuova definizione.
Obbligo di tracciabilità di tutti i test
nei sistemi informativi regionali
Gli esiti dei test antigenici rapidi o
dei test RT-PCR, anche se effettuati da laboratori, strutture e professionisti
privati accreditati dalle Regioni devono essere inseriti nel sistema
informativo regionale di riferimento.
STRATEGIA DI TESTING E SCREENING
Il test molecolare rappresenta il gold standard internazionale per
la diagnosi di COVID-19 in termini di sensibilità e specificità. La metodica di
real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction)
permette, attraverso l’amplificazione dei geni virali maggiormente espressi, di
rilevare la presenza del genoma virale oltre che in soggetti sintomatici anche
in presenza di bassa carica virale, pre-sintomatici o asintomatici. Alla luce
dell’emergenza di mutazioni del gene che codifica per la proteina spike,
si sconsiglia l’utilizzo di test basati esclusivamente sul gene S per il
rilevamento dell'infezione da SARS-CoV-2 mediante RT-PCR.
I test antigenici rapidi rilevano la
presenza di proteine virali (antigeni). Sono disponibili diversi tipi di test
antigenico, dai saggi immunocromatografici lateral flow (prima
generazione) ai test a lettura immunofluorescente, i quali hanno migliori
prestazioni. I test di ultima generazione (immunofluorescenza con lettura in
microfluidica) hanno una performance simile ai saggi di RT-PCR (AMCLI
Associazione Microbiologi Clinici Italiani Prot 01 -2021 “Indicazioni operative
AMCLI su quesiti frequenti relativi alla diagnosi molecolare di infezione da
SARS-CoV”).
I tempi di lettura dell’esame sono
brevi, ma la sensibilità e specificità dei test di prima e seconda generazione
tendono ad essere inferiori a quelli del test molecolare e variano
sensibilmente in funzione del momento di prelievo del campione. Nei casi in cui
saggi antigenici rapidi di ultima generazione o test molecolare in RT-PCR non
siano disponibile, o i tempi di risposta siano eccessivi, precludendone
l'utilità clinica e/o di salute pubblica, si raccomanda il ricorso a test
antigenici rapidi che abbiano i seguenti requisiti minimi di performance:
≥80% di sensibilità e ≥97% di specificità. L’ECDC suggerisce, soprattutto in
situazioni di bassa prevalenza di SARS-CoV-2/COVID-19, di utilizzare test con
prestazioni più vicine alla RT-PCR, vale a dire sensibilità ≥90% e specificità
≥97%.
La Foundation for Innovative New
Diagnostics (FIND) (https://www.finddx.org/covid-19/pipeline/?section=show-all#diag_tab)
ha creato una piattaforma online con dati in continuo aggiornamento
relativamente ai saggi per SARS-CoV-2 attualmente disponibili sin dalle prime
fasi di sviluppo fino alla piena approvazione normativa.
Il valore predittivo positivo (PPV) e il valore predittivo negativo (NPV)
di un test dipendono dalla prevalenza della malattia nella popolazione target
e dalle prestazioni del test, ed entrambe queste caratteristiche debbono essere
prese in considerazione nella scelta di utilizzo di un test antigenico rapido
che abbia sensibilità e specificità non elevate. La tabella 1 mostra degli
esempi della prevalenza stimata di COVID-19 in diverse popolazioni bersaglio in
situazioni differenti.
Tabella 1 Range di prevalenza stimata di
COVID-19 in diverse popolazioni bersaglio in situazioni differenti.
Popolazione bersaglio
|
Esempio range prevalenza
|
Comunità con prevalenza elevata, focolaio, operatori sanitari sintomatici
|
Alta – molto alta (10-≥30%)
|
Operatori sanitari asintomatici con esposizione significativa, comunità
con prevalenza elevata
|
Alta (10%)
|
Contatti di casi confermati
|
Bassa - molto alta (2-30%)
|
Persone sintomatiche in comunità con bassa trasmissione
|
Bassa - alta (2-10%)
|
Popolazione generale asintomatica
|
Molto bassa - bassa (≤2%)
|
Impiego dei test antigenici rapidi di
prima e seconda generazione
I risultati del test antigenico rapido
vanno interpretati in base alla situazione epidemiologica della popolazione
studiata. In un contesto ad alta prevalenza, i test antigenici rapidi avranno
un PPV elevato. Pertanto, è probabile che la positività di un test antigenico
rapido sia indicativa di una vera infezione, non richiedendo conferma con test
RT-PCR. Viceversa, in un contesto di bassa prevalenza, i test antigenici rapidi
avranno un NPV elevato ma un PPV basso. Pertanto, se utilizzati correttamente,
i test antigenici rapidi in un contesto a bassa prevalenza dovrebbero essere in
grado di rilevare un caso altamente contagioso. In questo caso, un risultato
positivo richiederà una conferma immediata (vedasi Diagramma).
Impiego dei test antigenici rapidi di ultima generazione
Come già ribadito, questa metodica ha
dimostrato di avere sensibilità e specificità quasi sovrapponibile alla
biologia molecolare in RT-PCR, e sulla base dei dati al momento disponibili
risulta essere una valida alternativa alla RT-PCR. Qualora le condizioni
cliniche del paziente mostrino delle discordanze con il test di ultima
generazione la RT-PCR rimane comunque il gold standard per la conferma
di Covid-19.
Uso del test antigenico rapido di prima e seconda generazione nelle persone
con sintomi
Se la capacità di RT-PCR è limitata o
qualora sia necessario adottare con estrema rapidità misure di sanità pubblica,
può essere considerato l’uso dei test antigenici rapidi in individui con
sintomi compatibili con COVID-19 nei seguenti contesti:
- situazioni ad alta
prevalenza, per testare i casi possibili/probabili;
- focolai confermati
tramite RT-PCR, per testare i contatti sintomatici, facilitare
l'individuazione precoce di ulteriori casi nell'ambito del tracciamento
dei contatti e dell'indagine sui focolai;
- comunità chiuse
(carceri, centri di accoglienza, etc.) ed ambienti di lavoro per testare
le persone sintomatiche quando sia già stato confermato un caso con
RT-PCR;
- in contesti sanitari e
socioassistenziali/sociosanitari:
·
- per il triage di
pazienti/residenti sintomatici al momento dell’accesso alla struttura
- per la diagnosi precoce in operatori
sintomatici
Timing:
Il test antigenico rapido
(preferibilmente test antigenici a lettura fluorescente o ancor meglio test
basati su immunofluorescenza con lettura in microfluidica) va eseguito il più
presto possibile e in ogni caso entro cinque giorni dall'insorgenza dei
sintomi. In caso di eventuale risultato negativo il test deve essere ripetuto
con metodica RT-PCR o con un secondo test antigenico rapido a distanza di 2-4
giorni. Anche a seguito di un primo risultato negativo e in attesa del secondo
test, restano tuttavia valide le misure previste dalla Circolare N. 32850 del
12/10/2020 per la durata ed il termine dell’isolamento e della
quarantena.
Uso del test antigenico rapido di prima e seconda generazione nelle persone
senza sintomi
L’uso di test antigenici rapidi può
essere raccomandato per testare le persone, indipendentemente dai sintomi, quando si
attende una percentuale di positività elevata per esempio che approssimi o
superi il 10%:
- nelle attività di contact
tracing, per testare contatti asintomatici con esposizione ad alto
rischio;
- nelle attività di
screening di comunità per motivi di sanità pubblica (es. ambito
scolastico, luoghi di lavoro, ecc). In tale situazione, il rischio di non
rilevare tutti i casi o di risultati falsi negativi è bilanciato dalla
tempestività dei risultati e dalla possibilità di effettuare test
periodici;
- in contesti sanitari e
socioassistenziali/sociosanitari quali comunità chiuse o semichiuse (ad
es. carceri, centri di accoglienza per migranti), in aree con elevata
trasmissione comunitaria per lo screening periodico dei
residenti/operatori/visitatori; riguardo RSA, lungodegenze e altre luoghi
di assistenza sanitaria, l’impiego dei test antigenici rapidi
possibilmente di ultima generazione deve essere limitato alle situazioni
in cui la capacità di RT-PCR è limitata o qualora sia necessario adottare
con estrema rapidità misure di sanità pubblica;
Timing:
Se la data di esposizione non è nota o
se ci sono state esposizioni multiple da almeno tre giorni, il test antigenico
rapido deve essere eseguito prima possibile e entro 7 giorni dall’ultima
esposizione. Nel caso in cui ci sia stata una sola esposizione il test
antigenico rapido va effettuato tra il terzo ed il settimo giorno
dall’esposizione.
Nei programmi di screening periodico la
frequenza di ripetizione del test deve essere commisurata al rischio infettivo,
alla circolazione del virus e al possibile impatto di un focolaio.
Risultati discordanti
Come già menzionato, in caso di
discordanza tra test antigenico rapido e test molecolare eseguiti entro un
intervallo di tempo breve, il risultato RT-PCR prevale sul risultato del test
antigenico e i dati comunicati al sistema di sorveglianza andranno modificati
di conseguenza: se un caso positivo al primo test antigenico non verrà
successivamente confermato dal test RT-PCR, il totale dei casi positivi da test
antigenico dovrà essere corretto nel sistema di sorveglianza aggregato e il
caso individuale cancellato dal sistema di sorveglianza integrata
dell’ISS.
Misure contumaciali a seguito di test antigenico rapido
Alle persone che risultano positive al
test antigenico rapido, anche in attesa di conferma con secondo test antigenico
oppure con test RT-PCR, si applicano le medesime misure contumaciali previste
nel caso di test RT-PCR positivo.
Restano valide tutte le misure previste dalla Circolare N. 32850 del
12/10/2020 per la durata ed il termine dell’isolamento e della quarantena.
Per il soggetto, che non appartiene a
categorie a rischio per esposizione lavorativa o per frequenza di comunità
chiuse e non è contatto di caso sospetto, che va a fare il test in farmacia o
in laboratorio a pagamento, se il saggio antigenico risulta negativo non
necessita di ulteriori approfondimenti, se positivo va confermato con test di
terza generazione o test in biologia molecolare. Va sempre raccomandato che
anche in presenza di un test negativo la presenza di sintomi sospetti deve
indurre a contattare il medico curante per gli opportuni provvedimenti.
Dal momento che alcuni test antigenici
(soprattutto quelli che non usano l’immunofluorescenza a lettura
microfluidica), ovvero quelli di prima e seconda generazione, possono avere una
sensibilità sub-ottimale, si raccomanda, nel comunicare un risultato negativo,
di fornire una adeguata informazione al soggetto, consigliando comportamenti
prudenziali.