martedì 31 agosto 2021

COVID 19: evoluzione IV ondata e dati mensili

Evoluzione IV ondata da luglio al 31 agosto

Il picco della IV ondata sembrerebbe terminato con la metà di agosto: dalla seconda metà del mese sono diminuiti nuovi casi, ricoveri ordinari e in terapia intensiva, dimessi guariti e in isolamento domiciliare e, in misura minore, i decessi. 



Evoluzione mensile da settembre 2020 ad agosto 2021

Ad agosto, rispetto a luglio sono aumentati i nuovi casi, i ricoverati e la percentuale di positivi sui tamponi, praticamente raddoppiati, mentre la letalità si conferma stabilmente sotto l'1%.






domenica 29 agosto 2021

PNRR e Case della Comunità (1): gli standard











Tratto da: GUIDA ALLA RIFORMA DEL SERVIZIO SANITARIO IN LOMBARDIA E AL PNRR  -  Opportunità e rischi per il futuro dell’assistenza primaria.   Pagine 208, luglio 2021 - Link alla versione cartaceaversione ebook  

Riguardo alle Case della Comunità (CdC) il punto critico è lo standard demografico previsto. La normativa ha subito nel primo semestre del 2021 una significativa evoluzione, riassumibile in 4 tappe.

1° VERSIONE (gennaio 2021). La prima versione del PNRR, approvata il 12 gennaio 2021 dal Governo Conte, prevedeva un finanziamento di 4 miliardi di € per la realizzazione entro il 2026 1 CdC ogni 24.500 abitanti, ovvero 2.564 nuovi edifici con l’obiettivo di prendere in carico 8 milioni circa di pazienti cronici mono-patologici e 5 milioni circa di pazienti cronici multi-patologici, con un costo complessivo di 4 miliardi.

2° VERSIONE (aprile 2021). Nella mozione approvata dal parlamento a fine aprile il numero di CdC veniva dimezzato con la previsione di attivare “1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove. Il costo complessivo dell’investimento è stimato in 2,00 miliardi di euro. Entro il primo trimestre del 2022 è prevista la definizione di uno strumento di programmazione negoziata che vedrà il Ministero della Salute”.

Le CdC così dimensionate – ovvero 1 ogni 46mila abitanti - potrebbero essere adatte alle aree urbane ad elevata densità o perlomeno nei comuni con 45-50 mila residenti. Lo saranno meno nelle zone extraurbane, tenuto conto che il 90% degli 8mila comuni italiani ha meno di 15mila abitanti e che il 30% della popolazione abita in località con meno di 10mila residenti. Con questi parametri si è fatto un passo indietro rispetto alla prima bozza; CdC ogni 46mila abitanti aumenteranno le disparità di accesso tra i cittadini in quanto non potranno garantire una buona accessibilità nelle zone disagiate e nei comuni con popolazione sparsa in frazioni dove peraltro è presente in modo capillare solo la MG.

3° VERSIONE (maggio 2021). Il documento ufficiale deliberato dal Parlamento - con la previsione 1288 CdP ovvero 1 ogni 45-50 mila abitanti – contrasta con la descrizione inserita nelle schede di programma inviate alla UE nelle quali si indica “una tipologia di Casa ogni 15.000-25.000 abitanti” con una dotazione di 10-15 sale di consulenza e visita, punto di prelievo, servizi diagnostici di base (es. ecografia, elettrocardiografia, radiologia, spirometria, ecc.), nonché un innovativo sistema di interconnessione dati. Appare evidente che una simile tipologia ripropone il modello di CdC della prima versione con un’altrettanto evidente discrepanza rispetto allo standard previsto dal documento approvato dal Parlamento. Difficilmente con le risorse della II versione del PNRR, dimezzate rispetto alla prima, si potranno realizzare il doppio se non il triplo del numero deliberato dal Parlamento senza contare la questione del personale: con quali finanziamenti verranno assunti e retribuiti tutti gli operatori sanitari che dovranno "riempire" le case e garantire tutti i servizi previsti? 

Agenas: modelli e standard della CdC

4° VERSIONE (Luglio 2021)

Al modello Hub & Spoke fa esplicito riferimento il documento AGENAS sui Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale che supera di fatto le tipologie del PNRR deliberato dal parlamento e quelle delle schede di programma, tornando di fatto alla prima versione del gennaio 2021

La proposta AGENAS indica lo standard di una Casa della Comunità hub per ogni Distretto e almeno 3 CdC spoke

·         1 ogni 30/35.000 nelle aree metropolitane;

·         1 ogni 20/25.000 abitanti nelle aree urbane e sub-urbane;

·         1 ogni 10/15.000 abitanti nelle aree interne e rurali


L’obiettivo delle CdC spoke è quello di favorire la capillarità dei servizi e l’equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali già ora svantaggiate. Alle CdC saranno ricondotte le aggregazioni della Medicina Generale e Pediatria di Libera Scelta, quali le AFT (aggregazioni funzionali territoriali) e UCCP (unità complesse delle cure primarie), medicine di gruppo integrate etc...

Ad una simile integrazione organizzativa e logistica allude Brambilla, direttore dell’ASL modenese, quanto afferma che “le Case della comunità, con le aggregazioni della medicina generale e della pediatria di famiglia (AFT e UCCP) di riferimento rappresentano la garanzia dell’accesso e della presa in carico, nel rispetto della capillarità e della prossimità delle cure ai luoghi di vita delle persone” (Agenas, Monitor, n.45/2021, p. 23).


P.S. Dal documento Agenas su "Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale".


Occorre assicurare il coinvolgimento delle AFT dei MMG e PLS e delle UCCP, sulla definizione e l’assegnazione di obiettivi condivisi dall’équipe multiprofessionale, sulla partecipazione attiva del MMG e PLS e sulla valorizzazione delle competenze delle professioni sanitarie e sociali, insieme alle articolazioni organizzative delle strutture aziendali, aspetti ritenuti fondamentali per la sua effettiva realizzazione.

Le AFT e le UCCP costituiscono il primo anello della rete di assistenza territoriale e sono parte integrante delle CdC, sia quando operano in esse, sia nella loro individualità, nei territori a minore densità abitativa. In tal modo provvedono a garantire l’assistenza in forma di medicina d’iniziativa e di presa in carico della comunità di riferimento, con i servizi h 12, propri della CdC, e, dove possibile, integrandosi con il servizio di continuità assistenziale h 24.

Standard AGENAS delle CdC Hub e Spoke.
I principi che orientano lo sviluppo delle Case della Comunità sono l’equità di accesso e di presa in carico, secondo il modello della medicina d’iniziativa, e secondo il principio della qualità dell’assistenza declinata nelle sue varie dimensioni (es. appropriatezza, sicurezza, coordinamento/continuità, efficienza).

Per rispondere alle differenti esigenze territoriali, garantire equità di accesso, capillarità e prossimità del servizio, si prevede la costituzione di una rete di assistenza territoriale formata secondo il modello hub e spoke.

Sia nell’accezione hub sia in quella spoke, la CdC costituisce l’accesso unitario fisico per la comunità di riferimento ai servizi di assistenza primaria e di integrazione socio-sanitaria. Entrambe, quindi, propongono un’offerta di servizi costituita da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni, infermieri di comunità, presenza di tecnologie diagnostiche di base.

giovedì 26 agosto 2021

COVID 19: EVOLUZIONE IV ONDATA

Evoluzione IV ondata: dati quindicennali dal 30/6 al 16/8

Tra il 16 e il 31 luglio si sono invertiti tutti gli 000ow a partire dai nuovi casi che sono triplicati rispetto alle due settimane precedenti, mentre dimessi guariti e decessi hanno avuto un'impennata ritardata a partire da agosto.


Andamento mensile di luglio

I dati di luglio segnano un incremento di alcuni indici e stabilità di altri; aumentano di circa 20mila i nuovi casi, di quasi 37 i soggetti in isolamento domiciliare, mentre stabile è la percentuale di positivi sui tamponi e i decessi sono 1/3 del mese precedente. Luglio, dopo la fine della terza ondata di giugno, segna l'inizio della quarta ondata con una ripresa del contagio ma con un vistoso calo della letalità, che scende sotto l'1% come non accadeva da ottobre 2020.
                                                                           




mercoledì 25 agosto 2021

PNRR e improbabili risparmi (2): gli accessi in PS

Tratto da: GUIDA ALLA RIFORMA DEL SERVIZIO SANITARIO IN LOMBARDIA E AL PNRR  -  Opportunità e rischi per il futuro dell’assistenza primaria.

Pagine 208, luglio 2021 - Link alla versione cartaceaversione ebook 

Considerazioni analoghe a quella del post precedente sulla spesa farmaceutica ( https://curprim.blogspot.com/2021/08/il-pnrr-e-gli-improbabili-risparmi-1-la.html ) possono essere estese agli altri risparmi finanziari previsti dal PNRR, come quelli relativi al Pronto Soccorso. 

Anche la previsione di consistenti risparmi per la riduzione degli accessi impropri dei codici bianchi e verdi in PS - l'87,4% del totale - appare ottimistica se non irrealistica: infatti sono considerati evitabili il 90% dei codici bianchi (2.461.967) e il 60% dei codici verdi (6.740.923), vale a dire il 57,5% degli accessi totali in PS, obiettivo assai ambizioso. Ecco il testo del dossier sul PNRR inviato a Bruxelles.

Dossier PNRR: stima della riduzione degli accessi in PS

Le CdC o gli OdC potranno contribuire al contenimento dell’utilizzo inappropriato del Pronto Soccorso ma non nelle proporzioni che adombrano le schede del programma inviate a Bruxelles, ovvero con percentuali vicine al 60%; il sovraffollamento del PS ha altre cause, a partire dal dislivello tecnologico rispetto al territorio e dal cosiddetto boarding dovuto alla carenza di posti letto, che obbliga gli operatori dell’emergenza a trattenere per ore pazienti in attesa della disponibilità di un posto in corsia.

Non è detto che la disponibilità di Case della Comunità (CdC) sul territorio, nella misura di 1 ogni 45-50mila abitanti, senza una diversificazione della tipologia della struttura in base alle caratteristiche geodemografiche del territorio, senza un adeguato programma basato sulla teoria del cambiamento ed azioni sinergiche per un radicamento locale, possa di per sé condurre ad un consistente abbattimento degli accessi impropri in PS, come ipotizzato in modo semplicistico dal PNRR sulla base delle statistiche degli accessi dei codici bianchi e verdi.

A questo proposito sono stati pubblicati nel 2020 i dati di una ricerca sull’impatto della Case della Salute emiliane, che ha documentato una riduzione significativa e costante degli accessi al PS (-16,1%), più consistente nei pazienti assistiti da MMG che svolgono la loro attività parzialmente o completamente all’interno della Case della comunità (-25,7%) e un effetto minore sui ricoveri per diabete, scompenso cardiaco, BPCO, polmonite batterica (-2,4%) e sugli episodi di cura domiciliare (+9,5%) a seguito di una intensificazione nel tempo (+5,5%) dell’assistenza domiciliare sia infermieristica che medica.

Sulla base di questi dati, che riguardano un’area di consolidata tradizione dell’assistenza primaria associata ad investimenti decennali in strutture diversificate in tre tipologie, è possibile ipotizzare a regime una riduzione del 20-25% degli accessi impropri alle strutture di emergenza-urgenza, vale adire meno della metà di quanto ipotizzato nel dossier del PNRRInfine non meno problematica, dal punto di vista delle scelte dei principali attuatori del PNRR e della rete territoriale lombarda, sarà la decisione dei MMG di partecipare al “popolamento” delle CdC specie nelle zone disagiate con popolazione distribuita su un vasto territorio, come la zona alpina.

Le norme attuative del PNRR sia a livello nazionale (la definizione degli standard strutturali, organizzativi e tecnologici e gli ACN per la medicina convenzionata) che regionale (gli AIR per l’assistenza primaria) dovranno prevedere l’armonizzazione delle normative e l’introduzione di meccanismi incentivanti per favorire l’adesione dei medici al progetto di CdC, che sicuramente sarà il punto chiave e potenzialmente critico del PNRR.

martedì 24 agosto 2021

PNRR e risparmi improbabili (1): la spesa farmaceutica

Il capitolo finale del Dossier di accompagnamento del PNRR a Bruxelles affronta le  problematiche finanziarie, che comprendono due sezioni: i costi per le strutture e il personale e i risparmi di spesa aggiuntivi rispetto al finanziamento comunitario. Queste ultime comprendono:
  • aumento del Fondo Sanitario Nazionale di circa 180.000.000 die Euro per l’anno 2027;
  • riduzione dei ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza per diabete, BPCO ed ipertensione arteriosa;
  • riduzione della spesa farmaceutica per tre classi di farmaci a rischio di inappropriatezza;
  • contenimento degli accessi impropri al PS.
Si tratta di ingenti risparmi che destano alcune perplessità per quanto riguarda ricoveri e farmaci. Da un lato grazie alle Case della Comunità (CdC) si ipotizzano risparmi per oltre un 1 miliardo e 300mila annui sui ricoveri per diabete, BPCO e soprattutto ipertensione, vista la sua elevata prevalenza. 

L’ipotesi su cui si basa questo obiettivo è quella di un nesso causale tra un miglioramento delle cure e della compliance alle terapie farmacologiche dei pazienti e un più efficace controllo dei fattori di rischio cardiovascolare. A sua volta l’abbassamento del rischio dovrebbe favorire una riduzione degli eventi cardiovascolari acuti e quindi delle ospedalizzazioni. E’ infatti noto che gli abbandoni delle terapie farmacologiche condizionano significativamente l’efficacia del controllo pressorio e quindi una terapia più incisiva e continuativa porterà con sé un prevedibile incremento delle prescrizioni.

Questa è la conseguenza logica e fattuale dell’obiettivo previsto, ma il PNRR va oltre e presuppone un ulteriore salto di qualità. Perché nelle altre previsioni di risparmio viene inserita anche la spesa farmaceutica inappropriata. Tra i farmaci che dovrebbero subire un taglio analogo a quello dei ricoveri vi sono quelli prescritti per le malattie cardiovascolari, ovvero in primis per il controllo dell’ipertensione arteriosa, principale fattore di rischio.

Appare evidente il paradosso insito in queste indicazioni speculari: come è possibile ridurre i ricoveri e nel contempo anche la spesa per farci cardiovascolari che hanno proprio l’obiettivo di migliorare la cura della pressione arteriosa per contenere gli eventi e le ospedalizzazioni? Se mai questi farmaci vengono prescritti in modo inappropriato per difetto, come dimostrano le indagini che documentano lo scarso controllo dell’ipertensione in percentuali assai elevate di soggetti. 

Tant’è che i pazienti poco complianti alle cure vanno incontro con più facilità ad eventi acuti con conseguente ricovero. L’eccesso di ospedalizzazioni in campo cardiovascolare è l’effetto di cure inappropriate per difetto e non certo per eccesso! Ergo un miglioramento delle cure per ridurre eventi ed ospedalizzazioni comporterà un incremento della spesa per farmaci anti-ipertensivi.

Le CdC potrebbero in effetti ridurre le ospedalizzazioni in caso di ipertensione arteriosa non ben controllata dalla terapia, ma grazie ad un impatto sul medio periodo e soprattutto attraverso processi di cambiamento basati su specifici meccanismi causali, come ipotizza il processo a tappe della teoria del Cambiamento illustrata nel primo capitolo, e non in modo "automatico".

Considerazioni analoghe possono essere estese agli altri capitoli finanziari previsti dal PNRR, come una consistente riduzione degli accessi in PS. (1-continua)

sabato 7 agosto 2021

Riforma della legge 23 in Lombardia e PNRR: opportunità e rischi per l’assistenza primaria

GUIDA ALLA RIFORMA DEL SERVIZIO SANITARIO IN LOMBARDIA E AL PNRR  -  Opportunità e rischi per il futuro dell’assistenza primaria.

Pagine 208, Link: versione cartacea su Amazon € 9,59 -versione ebook  sugli altri store € 4,99

Il libro offre una panoramica sulle opportunità offerte dalla revisione della Legge Regionale N.23/2015 della Lombardia in relazione alle innovazioni previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza o PNRR per il rilancio della medicina del territorio. Il testo parte dall'analisi degli esiti della riforma lombarda del 2015, con particolare riferimento alla Presa in Carico della fragilità e cronicità e alla gestione della pandemia da Covid-19, per prospettare i possibili sviluppi a livello di assistenza primaria. Entro la fine del 2021 infatti dovrà terminare l’iter legislativo e regolamentare dei due provvedimenti destinati a segnare una cesura a livello nazionale con ricadute a livello regionale: da un lato la messa in opera del PNRR e, dall’altro, la revisione della legge 23 del 2015 arrivata al termine del periodo di sperimentazione a fine 2020.

Le due iniziative vanno nella stessa direzione e possono inaugurare un ciclo virtuoso per la sinergia tra interventi istituzionali centrali e concrete realizzazioni periferiche, nel segno del rafforzamento del network di strutture sanitarie territoriali in alcune regioni o per colmare un deficit organizzativo e di governance come in Lombardia. La misura 6 del PNRR prevede interventi per lo sviluppo delle reti di assistenza domiciliare, della telemedicina e di strutture come gli Ospedali e le case della comunità dell'assistenza primaria. Dopo anni di politiche che hanno privilegiato le cure ospedaliere il PNRR promette di invertire tale tendenza a livello regionale, anche per compensare le carenze emerse nella gestione della pandemia da Covid-19 e della presa in carico della cronicità e fragilità.

Il testo si compone di dieci capitoli, suddivisi in due parti, e un’appendice; nella prima parte si analizza la situazione attuale dell’assistenza primaria in Lombardia, mentre nella seconda si tratteggiano i possibili sviluppi alla luce delle novità previste nel PNRR.  Il primo capitolo espone alcune coordinate teorico-pratiche delle politiche pubbliche e alla loro valutazione secondo la teoria del cambiamento e l’analisi theory-oriented. Il secondo capitolo è dedicato alla riforma Maroni e all’impatto del quasi mercato a livello di cure primarie; i successivi sono dedicati alla riforma della cronicità e sulla gestione dell’emergenza Covid-19, con il confronto tra risposta organizzativa ospedaliera e territoriale. La prima parte termine con il capitolo sul bilancio e sulle prospettive della legge 23, alla luce delle DGR che delineano la sua evoluzione normativa nei prossimi mesi. Nella seconda parte viene proposta una panoramica dell’organizzazione territoriale dell’assistenza primaria in Italia; gli ultimi due capitoli espongono le novità introdotte dal PNRR, per quanto riguarda l’assistenza territoriale, con un commento e una lettura critica finale. 

INDICE 

1.     Introduzione

2.     Ciclo delle politiche pubbliche, teoria del cambiamento e valutazione

 

PRIMA PARTE: Legge regionale 23, gestione della cronicità e della pandemia

3.     La Legge 23 e l’assistenza primaria 

4.     L’evoluzione delle policy per la cronicità 

5.     Valutazione controfattuale e benchmarking

6.     La risposta organizzativa al Covi-19 

7.     Prospettive di cambiamento 

 

PARTE SECONDA: Piano nazionale di ripresa e resilienza

8.     La situazione attuale dell’assistenza primaria 

9.     Le proposte del PNRR per la medicina territoriale 

10.  Discussione e commento

11.  Bibliografia

APPENDICI

·         PDL di riforma della LR 23/2015: DGR 5068 del 22/7/2021

giovedì 5 agosto 2021

Quale futuro per la Presa in Carico in Lombardia?

Le indicazioni che emergono dai primi anni di riforma della Presa in Carico (PiC) della cronicità e fragilità in Lombardia sono anche la causa del suo fallimento, che il Covid-19 ha messo in risalto: la PiC lombarda proponeva di spostare il baricentro della gestione della cronicità dal territorio all’ospedale, “appaltando” la cura dei cronici ai Gestori accreditati, ruolo che poteva essere assunto da Aziende ospedaliere, pubbliche o private, in una cornice di quasi mercato amministrato. In pratica la concorrenza tra Gestori privati e MMG in Coop doveva migliorare l’organizzazione e gli esiti clinici delle patologie, sulla base della libera scelta dei pazienti, che potevano migrare dall’assistenza primaria territoriale alla presa in carico dei Clinical Manager ospedalieri. Ma così non è stato.....

Gli “arruolamenti” hanno dimostrato lo scarso interesse dei diretti interessati, ovvero i pazienti e soprattutto i Gestori privati: complessivamente al gennaio 2020 meno del 10% degli oltre 3 milioni di cronici lombardi ha accettato la PiC e di costoro solo esiguo 5% ha optato per una gestione ospedaliera abbandonando i generalisti, che per parte loro hanno arruolato il restante 95%. Il dato più sorprendente e inatteso è stato il sostanziale “boicottaggio” della riforma da parte di coloro che dovevano, nelle intenzioni dei decisori regionali, rivestire il ruolo di protagonisti del passaggio dei cronici dal territorio al nosocomio, vale a i dire i Gestori privati che si sono sfilati fin dall'inizio e si sono ben guardati da arruolare pazienti. ( http://curprim.blogspot.com/2021/08/riforma-della-legge-23-in-lombardia-e.html )

 Un esito controintuitivo per i decisori pubblici che ha messo in discussione il quasi mercato a concorrenza verticale, cioè la competizione tra assistenza primaria e di II livello per la cura delle condizioni croniche. La cronicità più che antagonismo tra comparti del SSR richiede integrazione e coordinamento verticale tra professionisti I e II livello, come ha messo in evidenza anche l’emergenza infettiva. La pandemica dal canto suo ha riportato in primo piano il ruolo delle strutture ospedaliere nella gestione degli eventi acuti ed emergenziali e quello della MG e dell’assistenza sul territorio per far fronte ai bisogni di salute della popolazione, in controtendenza rispetto all’ipotesi opposta della PiC, ovvero l’emarginazione delle cure primarie dalla cura della cronicità.

L’esito complessivo della riforma lombarda ha sicuramente inciso sulla decisione di rivedere l’impianto della Legge Regionale 23 del 2015 - la “madre“ della PiC - determinando un nuovo orientamento nella programmazione e nella governance del territorio, come testimonia il Progetto Di Legge di sviluppo del SSR lombardo approvata alla fine di luglio del 2021 ( http://curprim.blogspot.com/2021/07/progetto-di-legge-di-riforma-del-lr.html ). Lo dimostra l’articolo 13 del PDL che prevede “l’utilizzo delle tecnologie informative per incrementare il ricorso alla telemedicina, al teleconsulto e al telemonitoraggio, in modo da potenziare e migliorare la presa in carico del paziente affetto da patologie croniche” ma soprattutto l’istituzione del “comitato di indirizzo cure primarie con funzioni di coordinamento al fine di predisporre annualmente linee guida, da sottoporre all’approvazione della Giunta regionale, relative alla presa in carico dei pazienti affetti da malattie croniche, nonchè alla programmazione della formazione dei medici di medicina generale”. Si tratta di una importante novità che formalizza il rapporto tra le istituzioni e la comunità professionale dalla MG al di fuori delle logiche sindacali che contraddistinguono l’applicazione dell’ACN e soprattutto gli AIR.

Inoltre il PNRR approvato dal parlamento italiano e soprattutto il documento AGENAS sugli standard e modelli della futura assistenza primaria ridisegna gli assetti organizzativi del territorio, introducendo a livello regionale gli Ospedali e le Case della Comunità dopo che le norme sulle omologhe Case della Salute, risalenti al 2007, sono state disattese in buona parte delle regioni. Le Case della Comunità potranno far fronte anche alla “pandemia” di condizioni croniche, con un’appropriata assistenza di prossimità che la rete ospedaliera non può certo garantire, impegnata com’è sul fronte degli interventi tecnologici e specialistici per eventi acuti, come ha dimostrato il Covid-19. La carenza di un network di interfaccia e collegamento tra assistenza primaria e strutture ospedaliere si è fatta sentire soprattutto nella prima parte dell’ondata pandemica, quando ancora le USCA non erano a regime, e sarà dirimente anche per la revisione e il rilancio della PiC in chiave non competitiva ma di governance. Nel secondo semestre la revisione della riforma Maroni del 2015 dovrà integrarsi con il ridisegno della rete d’offerta territoriale previsto dal PNRR.

Queste novità introducono rilevanti cambiamenti e le premesse per un rilancio della MG e dell’assistenza primaria in generale. Il futuro della PiC è legato alla promozione di quella Comunità di Pratica, formazione, ricerca e apprendimento dei medici del territorio, che purtroppo in Italia è in ritardo rispetto al resto dell’Unione Europea. Emblematica è a questo proposito la vicenda del Corso di Formazione Specifica in MG che, proprio per le carenze della Comunità professionale, non ha ancora conseguito gli standard qualitativi, il riconoscimento economico e lo status specialistico che i colleghi in formazione si attendono. Ora grazie alle strutture previste dal PNRR è possibile al rilancio dell’organizzazione e della comunità professionale delle cure primarie, a partire dalla definizione delle AFT nell'ambito delle Case della comunità, dalla nomina e dalla formazione dei coordinatori. 

La qualità della formazione continua e quella dei futuri MMG può essere garantita dall’esperienza di full immersion nel tirocinio professionalizzante, a contatto con le pratiche della comunità sotto la guida di un valido tutor. Naturalmente anche la formazione permanente, in particolare quella sul campo e con il metodo dell’audit, è un punto chiave del rilancio della MG a condizione però che si traduca nella verifica empirica delle ricadute comportamentali nel contesto sociale della Aggregazioni Funzionali Territoriali, che sono il primo passo per ricostruire e coltivare la Comunità di Pratica. Per la valutazione dell’apprendimento sul campo avranno sempre più importanza i sistemi informativi di raccolta ed elaborazione dati delle decisioni e il confronto tra pari sugli esiti. La MG è uno snodo informativo, in cui vengono generate e registrate un numero impressionante di informazioni, depositate in una ricchissima banca dati dispersa sul territorio che può e deve essere aggregata e “sfruttata”.

 Per quanto riguarda l’assistenza ai pazienti cronici e fragili le politiche sanitarie dovrebbero favorire l’evoluzione dell’organizzazione nel senso di una maggiore integrazione con il II livello, sempre evocata retoricamente ma contraddetta dai fatti, specie in Lombardia come il proposito di “far migrare” i cronici verso le strutture ospedaliere, antitetico alle pratiche integrative. L’esperienza della PiC ha dimostrato che sono stati i pazienti per primi a diffidare della managed competition che proponeva loro una sorta di aut/aut tra la conferma dello status quo e l’implicita ricusazione del MMG, per delegare una porzione della propria salute ad un professionista concorrente ed alternativo. 

Condizioni per il superamento del modello di PiC della LR 23/2015

·  Interoperabilità tra i Software dello studio e i sistemi informativi regionali di gestione dei dati (SISS, piattaforme della PiC) senza la quale è improponibile il monitoraggio delle condizioni croniche;

·  Formazione continua in piccoli gruppi sulla gestione delle informazioni e sull’applicazione pratica dei principali PDTA già attivati a livello periferico;

· differenziazione degli interventi e dell’organizzazione in funzione dell’intensità assistenziale del paziente, da quello con monopatologia ben compensata al soggetto pluripatologico, fragile, non autosufficiente;

· per i pazienti monopatologici o portatori asintomatici di uno o più fattori di rischio l’applicazione personalizzata del PDTA può essere sufficiente, riservando il PAI ai pazienti complessi con danno d’organo;

· la PiC deve essere collegata alle pratiche cliniche, organizzative e informatiche già in atto nel contesto delle cure primarie, intese come “punto centrale (hub) dei processi assistenziali” (PNC);

· distinzione tra dimensione clinica affidata al MMG salvo casi di passaggio in cura da quella organizzativa, delegata ad un Gestore nei pazienti con PAI ad elevata intensità clinico-assistenziale;

·  valorizzazione delle informazioni abitualmente registrate nei SoftWare dei MMG per evitare duplicazioni con i moduli informatici della piattaforma regionale;

· adozione di una logica qualitativa e funzionale nella valutazione dei bisogni e dell’offerta sanitaria e socio-assistenziale, invece che puramente prestazionale. 

martedì 3 agosto 2021

COVID19. Andamento luglio 2021 e dati protezione civile

Andamento mensile di luglio

I dati di luglio segnano un incremento di alcuni indici e stabilità di altri; aumentano di circa 20mila i nuovi casi, di quasi 37 i soggetti in isolamento domiciliare, mentre stabile è la percentuale di positivi sui tamponi e i decessi sono 1/3 del mese precedente. Luglio, dopo la fine della terza ondata di giugno, segna l'inizio della quarta ondata con una ripresa del contagio ma con un vistoso calo della letalità, che scende sotto l'1% come non accadeva da ottobre 2020.
                                                                           





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