Le affermazioni del Giorgetti riflettono un'opinione diffusa tra la "casta" politica abituata a trattamenti esclusivi e appunto "castali", tipo quelli riservati alla nomenklatura ai tempi del socialismo reale nelle cittadelle del potere sovietico. Da qui la convinzione che gli studi medici siano solo dei grigi ricettifici in cui si svolge una professione ormai obsoleta e residuale. Dalla squalifica pubblica di un'intera categoria professionale all'ipotesi della massa in liquidazione di un comparto del SSN, ormai irrilevante, il passo è breve. Ergo, perchè rinnovare un ACN dopo "solo" 10 anni di vacanza contrattuale? Per quel che vale/conta il "medico di base", trascrittore acefalo delle prescrizioni altrui, non vale proprio la pena di sprecare altre risorse per rinnovare contratti!
Se solo gli ultra 50enni fossero in grado di interpellare il dott. Goggle anche loro probabilmente si rivolgerebbero direttamente allo specialista, senza perdere tempo nei ricettifici di base. Il fatto è che i 3/4 dei frequentatori degli studi medici - nonchè consumatori di prestazioni sanitarie - sono pazienti cronici e in particolare ultra 65enni, polipatologici, fragili, invalidi, disabili etc.. (si veda i dati del PS). Ecco, a questo proposito, come hanno reagito i compaesani del sottosegretario Giorgetti al pensionamento di uno dei medici del paese: non si sono rivolti al dott. Goggle ma si sono mobilitati per avere un sostituto: https://www.varesenews.it/2019/07/medico-base-va-pensione-cazzago-brabbia-inarzo-subbuglio/840732/
Come dare torto al sottosegretario Giorgetti, papabile prossimo Commissario UE? Erano del la stessa opinione i policy maker della regione Lombardia che, proprio due anni fà, licenziarono la riforma destinata a favorire la Presa in Carico dei pazienti cronici da parte delle strutture specialistiche. La motivazione per incentivare il passaggio dei cronici dal territorio all'ospedale era il giudizio lapidario, solo un po' più articolato rispetto a quello del sottosegretario, contenuto in un documento regionale del 2011: «la realtà dei fatti ha mostrato che l’attuale organizzazione delle cure primarie manca delle premesse contrattuali e delle competenze cliniche, gestionali ed amministrative richieste ad una organizzazione che sia in grado di garantire una reale presa in carico complessiva dei pazienti cronici al di fuori dell’ospedale» .
Ebbene, a metà strada del percorso triennale di Presa in Carico della cronicità gli specialisti delle strutture pubbliche e private della Lombardia hanno compilato meno del 5% dei Piani Assistenziali Individuali previsti dalla riforma, a fronte del 95% redatto dai medici di MG. Evidentemente i più assidui frequentatori degli studi medici si fidano ancora del proprio medico e non si affidano alla cure specialistiche proposte dalla Regione: https://curprim.blogspot.com/2019/06/presa-in-carico-dei-cronici-in.html
P.S. Rapporto Health Search 2017: https://report.healthsearch.it
I CONTATTI CON GLI ASSISTITI
In tutti gli anni osservati si nota un graduale e costante incremento del carico di lavoro, con un raddoppio tra il 2006 e il 2016 (da 5,5 contatti/paziente/anno nel 2006 a 9,9 contatti/paziente/anno nel 2016). Questo andamento è comune sia tra i pazienti di sesso femminile (da 6,2 contatti/paziente/anno nel 2006 a 10,9 contatti/
paziente/anno nel 2016), sia per quelli di sesso maschile (da 4,9 contatti/paziente/
anno nel 2006 a 8,9 contatti/paziente/anno nel 2016).
In tutti gli anni considerati (2006-2016) la maggior parte dei contatti medicopaziente è rappresentata dalle visite di tipo “ambulatoriale” seguite dalla “richiesta di farmaci e prestazioni”. Il peso delle visite ambulatoriali sul totale dei contatti medico-pazienti è diminuito progressivamente negli ultimi anni, andando dal 74% del 2011 al 54% del 2016. A questo andamento si contrappone la quota di contatti per effettuare una richiesta di farmaci e prestazioni, che è aumentata considerevolmente dal 17% del 2011 al 37% del 2016. Infne, le visite domiciliari, così come le telefonate al paziente o altri tipi di prestazioni (es. consultazione cartelle cliniche) rappresentano una percentuale più bassa del carico di lavoro complessivo del MMG in tutti gli anni considerati.
Il numero medio di contatti annuali registrati nel 2016, stratifcato per fasce di età e sesso, cresce all’aumentare dell’età dei pazienti in entrambi i sessi, fno a raggiungere 23,9 contatti/paziente/anno per gli uomini ultra 85enni e 22,4 contatti/paziente/anno per le donne della stessa fascia d’età. Inoltre, mentre il numero di contatti/paziente/anno delle donne è superiore a quello degli uomini nelle fasce
d’età più giovani, dopo i 74 anni si osserva un’inversione, con gli uomini che fanno registrare un maggior numero di contatti rispetto alle donne. L’analisi per area geografca indica un numero di contatti maggiori per i MMG che operano nel Centro-Sud (in particolare, Umbria e Puglia per l’anno 2016).