martedì 27 maggio 2025

Segretario CIMO: "si stima che la riforma dei medici di famiglia possa costare almeno 2,5 miliardi di euro". Che ne pensa il MEF?

Le giornaliste dal Dataroom del Corriere negli innumerevoli interventi pubblicati nell'ultimo quadriennio partono dal presupposto che i medici convenzionati siano assimilabili ai libero-professionisti, e per questa motivazione dovrebbero essere trasformati in dipendenti, dato per scontato ma scorretto almeno per 4 motivi

lunedì 19 maggio 2025

Ecco l'ultima puntata della telenovela della dipendenza: il doppio modello a discrezione delle regioni

La prima versione della riforma dell'AP era stata anticipata dal Dataroom del 3 febbraio 2025, con alcune indiscrezioni sui punti principali della bozza in discussione, successivamente mai circolata per intero.

Nei successivi tre mesi si erano succedute le dichiarazioni del Ministro che lamentava di non aver ancora ricevuto la proposta di riforma delle regioni e quelle del Governatore laziale Rocca che il 26 marzo assicurava: la riforma dei medici di famiglia è in fase di sviluppo e che si sta valutando l'introduzione di un'opzione che permetta ai medici di scegliere tra un rapporto di dipendenza o di convenzionamento con SSN.

Il 28 aprile l'assessore regionale toscano alla Sanità Simone Bezzini rilascia la seguente dichiarazione: “Ci sono tante indiscrezioni che emergono periodicamente sulla stampa, ma il governo non ha presentato nessuna riforma sui medici di famiglia da discutere con le Regioni e con le organizzazioni sindacali della medicina generale”.

Lo stesso giorno veniva diffuso il documento contenente le proposte delle Regioni per risolvere la crisi del personale del Ssn. Nella premessa spiccava un'ammissione sorprendente: "In assenza di un piano strategico nazionale, le Regioni e le Province Autonome ritengono urgente e necessario definire una posizione condivisa e propositiva, con l’obiettivo di stimolare un confronto istituzionale costruttivo e di promuovere misure normative, organizzative e contrattuali coerenti con le reali esigenze del sistema".

Il documento partiva dalla definizione dei problemi ma dall'analisi delle cause non derivavano soluzioni coerenti e concrete, se non quella di trasferire sul territorio i medici dipendenti. Inoltre mancavano accenni alle proposte di rinnovo dell'ACN, al ruolo unico e all'attivazione della specializzazione in MG, precondizione per il ventilato passaggio alla dipendenza dei 60mila medici convenzionati.

In compenso contemporaneamente il Dataroom del Corriere della Sera assicurava:  "La riforma è in discussione da almeno tre mesi e ora è pronta: se approvata i nuovi medici di famiglia diventeranno dipendenti del Servizio sanitario  nazionale  Il documento deve ottenere il via libera dalla Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, per poi approdare sul tavolo del ministro Orazio Schillaci". 

Passano pochi giorni e l'11 maggio il quotidiano La Repubblica anticipa i contenuti del progetto di legge elaborato da tre Regioni - Veneto, Friuli e Lazio - che dovrà essere condiviso con tutte le altre, discusso con il ministero per avere l'OK finale del CdM. Il testo prevede cambiamenti nello status - con il naturale esaurimento della formula dell'ACN per via del ricambio generazionale - negli orari, nella remunerazione e nella formazione, che da regionale dovrebbe diventare Universitaria e nazionale passando da tre a quattro anni.

Dopo altri tre giorni il QS rivela cosa bolle nella pentola degli assessori regionali, ovvero il doppio modello. Da un lato verrebbe confermata l’attuale convenzione, rafforzata da un maggiore coinvolgimento dei medici nelle Case della Comunità, a cui verrebbero affiancati i futuri medici dipendenti dell'AP, previa frequenza al corso quadriennale di specializzazione. La scelta del modello viene lasciata all'autonomia organizzativa delle regioni. Alcune potrebbero optare per i convenzionati, altre puntare sui dipendenti ed altre ancora mantenere un mix tra i due modelli a seconda delle specificità territoriali.

«Questa opzione viene incontro proprio alle esigenze di flessibilità che hanno le Regioni e salvaguarda anche le richieste dei sindacati nonché lo spirito della proposta iniziale del ministero» assicura l'assessore alla Sanità del Piemonte. 

COMMENTO. Non è difficile immaginare le conseguenze di questa varietà di opzioni contrattuali. Oltre ad avere già 20 diversi modelli di SSR avremo anche una distribuzione ad Arlecchino dell'Assistenza primaria, con ulteriori problemi e rischi di disomogeneità organizzativa, normativa e disparità di trattamento economico dei medici di MG, CA e dei pediatri. 

Di fatto il livello centrale se ne laverebbe le mani, scaricando sulle regioni la scelta, con annessi problemi per garantire la copertura finanziaria del passaggio alla dipendenza, che peraltro nessuno ha ancora quantificato. Una soluzione pilatesca che è difficile capire come possa essere accettata dai governatori, visto il cronico definanziamento dei 20 SSR, e di cui si fatica a comprende il "razionale".

martedì 13 maggio 2025

Si fa presto a dire dipendenza! Problemi finanziari, logistici e formativi per il ricambio generazionale con i futuri MMG dipendenti

 La proposta di legge delle regioni sulla riforma della medicina del territorio - anticipata il 12 maggio da laRepubblica - non analizza in dettaglio i problemi connessi all'assunzione come dipendenti degli oltre 60mila convenzionati dell'assistenza primaria, ovvero MMG, MCA, PLS, medici dei servizi e infermieri di famiglia. Le difficoltà che si frappongono alla realizzazione di questo progetto non sono poche ne' facilmente superabili, a partire dalle pari condizioni di trattamento da estendere all'intero comparto dei professionisti convenzionati. 

mercoledì 7 maggio 2025

Come verificheranno i NAS lombardi l'appropriatezza diagnostica degli specialisti e dei generalisti? (II PARTE)

Nelle intenzioni dei suoi promotori il protocollo di intesa tra Regione Lombardia e NAS per il controllo dell'appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche di specialisti e generalisti ha l'obiettivo di 
 
"capire se alla base di questo ci sia una cittadinanza molto malata o una cittadinanza per la quale vengono fatte magari delle richieste inappropriate o eccessive [..] Noi stiamo facendo uno sforzo sovrumano. Lo diciamo con i fatti e i numeri delle prestazioni che eroghiamo, quindi vogliamo che ci sia un organismo terzo che individui i motivi di questa situazione assolutamente anomala, nonostante il grande impegno. [..] Si parla di controllare le modalità di gestione ed erogazione dei servizi, le prestazioni che il nostro personale medico deve svolgere negli ospedali e all'esterno, e quelli che sono i criteri di appropriatezza delle prescrizioni, uno dei più importanti problemi, se non il principale, quando ragioniamo di tempi di attesa".
 

I NAS lombardi controlleranno l'appropriatezza delle prescrizioni dei medici del territorio? (I PARTE)

Il protocollo di intesa firmato tra regione Lombardia e NAS "per lo svolgimento di attività di controllo e monitoraggio presso gli erogatori pubblici e privati (ospedali e cliniche) con l'obiettivo di ridurre ulteriormente i tempi di attesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e dei ricoveri ospedalieri" ha due obiettivi pratici, in linea con quelli del Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (PNGLA), deducibili dalle dichiarazioni dei vertici regionali

·       "capire se alla base di questo ci sia una cittadinanza molto malata o una cittadinanza per la quale vengono fatte magari delle richieste inappropriate o eccessive"

·       chiarire se i problemi "possono derivare da una questione di agende che non vengono utilizzate nel modo più corretto e non vengono lasciate aperte come dovrebbero essere sempre o da altre situazioni". 

sabato 3 maggio 2025

Che fine ha fatto la riforma dell'Assistenza Primaria?

Il 28 aprile scorso è stato diffuso il documento contenente le proposte delle Regioni per risolvere la crisi del personale del Ssn. Nella premessa spicca un'ammissione disarmante: "In assenza di un piano strategico nazionale, le Regioni e le Province Autonome ritengono urgente e necessario definire una posizione condivisa e propositiva, con l’obiettivo di stimolare un confronto istituzionale costruttivo e di promuovere misure normative, organizzative e contrattuali coerenti con le reali esigenze del sistema".

Dal documento ci si potrebbe aspettare novità importanti sul fronte territoriale mentre emerge la scarsità di proposte per i medici dell'AP. La definizione dei problemi è condivisibile ma dalle enunciazione delle cause non discendono soluzioni coerenti e concrete, se non quella di trasferire sul territorio i medici dipendenti. Inoltre manca l'analisi differenziale tra i problemi del personale dipendente ospedaliero e quelli delle strutture finanziate dal PNNR e attuate dal DM77, ovvero la specificità della gestione del personale nella CdC e negli OdC, che non viene affrontata ne' a livello amministrativo ne' rispetto al fabbisogno di infermieri, generalisti e specialisti ambulatoriali. Nel documento mancano accenni alle proposte di rinnovo dell'ACN, al ruolo unico e all'attivazione della specializzazione in MG, precondizione per il ventilato passaggio alla dipendenza dei medici convenzionati.

In compenso il Dataroom del Corriere della Sera dello stesso giorno assicura:  "La riforma è in discussione da almeno tre mesi e ora è pronta: se approvata i nuovi medici di famiglia diventeranno dipendenti del Servizio sanitario  nazionale  Il documento deve ottenere il via libera dalla Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, per poi approdare sul tavolo del ministro Orazio Schillaci". 

Il testo riservato della riforma era stato anticipato proprio dal Dataroom del 3 febbraio 2025, con alcune indiscrezioni sui punti principali della bozza in discussione, successivamente mai circolata per intero.

Nei successivi tre mesi si erano succedute le dichiarazioni del Ministro che lamentava di non aver ancora ricevuto la proposta di riforma delle regioni e quelle del Governatore laziale Rocca che il 26 marzo assicurava: la riforma dei medici di famiglia è in fase di sviluppo e che si sta valutando l'introduzione di un'opzione che permetta ai medici di scegliere tra un rapporto di dipendenza o di convenzionamento con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN)

Sempre il 28 aprile l'assessore regionale toscano alla Sanità Simone Bezzini rilascia la seguente dichiarazione: “Ci sono tante indiscrezioni che emergono periodicamente sulla stampa, ma il governo non ha presentato nessuna riforma sui medici di famiglia da discutere con le Regioni e con le organizzazioni sindacali della medicina generale”.

Ad oggi la situazione è questa:

  • Rispetto alla scadenza del PNRR siamo già in ritardo, come certifica il rapporto GIMBE, e con scarse probabilità di rispettare il termine del 30 giugno 2026 per il varo e la messa in atto di una riforma organica dell'AP, per cui è probabile che le Case della Comunità resteranno perlopiù sguarnite di medici dell'AP, tranne forse nelle grandi aree metropolitane; per giunta dall'inizio del 2025 le adesioni al Ruolo Unico dei MMG in attività sono insignificanti.
  • E' stata bocciata la proposta che a breve termine poteva passare agevolmente, per incentivare la partecipazione al Corso, ovvero lo stanziamento di 50 milioni di € per equiparazione della borsa dei corsisti a quella degli specializzandi. 
  • E' stata presentata da alcuni parlamentari del PD un ddl per l'istituzione della specializzazione universitaria in MG, che prevede 4 anni di corso per cui prima di 5 anni non saranno formati i futuri specialisti in MG. 
  • Sul passaggio alla dipendenza regna la massima incertezza per il ping pong tra il disinteresse del governo e la latitanza delle regioni: non è disponibile una bozza di ddl e nemmeno l'Analisi di Impatto della Regolazione, che deve valutare gli effetti giuridici, economico-finanziari e sociali di ogni provvedimento legislativo (si veda il PS). 
  • In compenso è stato approvato l'escamotage di innalzare a 73 l'età di pensionamento (volontario) dei MMG per tentare di ridurre gli effetti della carenza assistenziale sul territorio. 
  • L'unica soluzione a breve potrebbe essere l'accesso alla Convezione degli specialisti in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie, ma non se ne sa nulla e comunque sarebbe una norma di scarso impatto numerico non certo risolutiva del deficit di generalisti sul territorio che nei prossimi anni si aggraverà con nuove ondate di pensionamenti, non compensate dai posti programmati per i prossimi anni al Corso regionale. 

Insomma, sul fronte della riforma dell'AP prevale la confusione tra livelli istituzionali che paralizza il settore. Ciononostante resta incrollabile la fiducia delle giornaliste dal Dataroom del Corriere nella riforma, che solo loro hanno avuto il privilegio di esaminare!

P.S. L’ANALISI D’IMPATTO DELLA REGOLAZIONE. FINALITA' E CONTESTO DI RIFERIMENTO.

L’Analisi di Impatto della Regolazione (c.d. AIR) consiste in una valutazione, ex ante, non solo in termini strettamente giuridici, ma anche socio-economici, degli effetti che un testo normativo produce.
Le metodologie di analisi dell’impatto della regolazione possono riguardare l’impatto delle nuove regole proposte oppure l’analisi ex post delle regole già esistenti, ai fini della loro eventuale modificazione o abrogazione.
Lo scopo dell’analisi è quello di verificare l’opportunità dell’emanazione di un corpus normativo, e, ancora, quello di valutarne gli effetti sui destinatari e sulla realtà sociale su cui esso va ad incidere.
L'intento finale è quello di normare ricercando un’efficacia concreta, sostanziale, non solo formale, del testo normativo in corso di preparazione o di quello già in vigore e che si vuole emendare - ma anche, e non ultimo per importanza, quello di migliorare la qualità e la trasparenza della normazione.
Nell’Unione Europea, il tema della qualità della regolazione è stato introdotto dal Consiglio europeo di Edimburgo del dicembre 1992 e dalla pubblicazione del Libro bianco su “Crescita, competitività e occupazione”.
Nel giugno del 2005, la Commissione europea ha pubblicato delle Linee guida comunitarie sull’Analisi di Impatto della Regolazione, con il documento “Impact AssessmentGuidelines”.1

La disciplina dell'AIR in Italia

La Legge 8 marzo 1999, n. 50, (Legge di semplificazione 1998) ha introdotto la fase sperimentale dell’AIR sugli “schemi di atti normativi adottati dal Governo e di regolamenti ministeriali o interministeriali”.

Successivamente la Circolare del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 2869 dell’11 aprile 2007 ha definito i criteri di qualità della regolazione e l’analisi di impatto della regolamentazione. Con il DPCM 11 settembre 2008, n. 170 è stato introdotto il “Regolamento recante la disciplina attuativa dell’analisi dell’impatto della regolamentazione (AIR), ai sensi dell’articolo 14, co 5, della legge 28 novembre 2005, n. 246”.

Questo provvedimento ha definito i criteri e la metodologia per la stesura della relazione AIR: la nuova disciplina si applica agli atti normativi del Governo, compresi gli atti adottati dai singoli Ministri, ai provvedimenti interministeriali e ai disegni di legge di iniziativa governativa.