Itinerari diagnostici nelle cure primarie
Pluralismo ed integrazione metodologica in medicina generale.
Edizioni KDP, versione cartacea e in formato Kindle
Capitolo 4. Decisioni, mismatch e quasi errori diagnostici
I quasi errori diagnostici, descritti schematicamente in calce, sono un'occasione di riflessione autocritica e meta-cognitiva, per imparare dall’esperienza ed evitare in futuro simili “sviste” e illusioni cognitive, trabocchetti e trappole mentali, in quanto come ha osservato il filosofo della scienza Karl Popper
la diagnosi consiste, quasi interamente, in un abile processo di prova ed errore
In questo senso, dato il loro carattere “fisiologico”, più che quasi errori si potrebbero definire pseudo-errori, nel senso che rientrano nel normale bagaglio di strumenti di orientamento lungo l’itinerario che porta alla diagnosi. Inoltre offrono l’opportunità di verificare in che misura la cassetta degli attrezzi metodologici e le tappe degli itinerari sono utili ad interpretare i fatti narrati, che sono comunque di un “tenore” patologico inferiore ai quasi errori, visto che sono gli stessi protagonisti che percepiscono gli pseudo errori e li utilizzano per aggiustare il percorso (ogni volta che si prende in considerazione un’ipotesi che viene poi scartata mentalmente non si evita forse uno errore virtuale?).
La tentazione di giustificare o
censurare i protagonisti di un quasi errore è forte e scatta quasi di default. Per
valutare gli eventi senza una posizione pregiudiziale bisogna sgombra il campo
dalle due speculari tendenze che possono condizionare un esame spassionato ed oggettivo,
vale a dire:
(1) il bias del senno di poi, che
tende in automatico a giudicare responsabile del presunto errore l’attore, quando si è a conoscenza dell’esito di una vicenda in cui un
professionista si è trovato a decidere facendo i conti con la propria
“razionalità limitata”;
(2) la posizione innocentista che a
priori lo "assolve" perché le cose non potevano andare diversamente,
in quanto per una sorta di determinismo gli eventi erano destinati ad un esito
inevitabile, vista la particolarità o complessità della situazione.
In secondo luogo è lo stesso narratore
che ammette il suo “inciampo”, che descrive il caso ammettendo onestamente
il proprio quasi errore, ovvero che non
tutto è andato per il verso giusto a causa di una disattenzione, di un equivoco
interpretativo, di una falsa pista imboccata, che non sono altro che bias
cognitivi intervenuti a deviare l’itinerario diagnostico.
Caratteristiche del quasi errore in medicina
- è prevalentemente diagnostico, in quanto attiene più alla rappresentazione e alla categorizzazione dei fatti osservati che all’azione terapeutica
- implica uno o più bias, ovvero il ricorso acritico a scorciatoie (euristiche) cognitive del giudizio probabilistico e del riconoscimento diagnostico, schematiche o semplificate;
- è spesso latente e inavvertito, ma senza conseguenze clinico-prognostiche o medico-legali, ed emerge nel corso del procedimento clinico;
- non sempre un ritardo diagnostico si rivela dannoso, perché con il tempo e con l’acquisizione di nuove informazioni viene rivista la diagnosi inappropriata e formulata quella corretta, proseguendo quindi lungo l’iter appropriato ed efficace.
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