Estratto dalla GUIDA AL PIANO NAZIONALE DELLA CRONICITA’
Dai fattori di rischio alle polipatologie croniche, una sfida organizzativa, educativa e culturale per l’assistenza primaria
Disponibile su Amazon in formato cartaceo ed e-book, pag, 198
Capitolo 6 . Medicina evoluzionistica, mismatch e cronicità
Ad esempio per la medicina evoluzionistica i sintomi delle patologie acute infettive, tipiche dell’ambiente di vita delle popolazioni di cacciatori e raccoglitori, hanno una funzione adattativa per rispondere efficacemente all’egente eziologico, in quanto frutto della selezione naturale per migliorare la sopravvivenza della specie.
Principi dell'approccio darwiniano alle malattie[1]
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In questa cornice interpretativa il
concetto di Evolutionary mismatch o dissonanza evoluzionistica, è una
teoria secondo la quale l'ambiente nel quale la nostra specie ha acquisito i
suoi tratti adattativi è radicalmente cambiato in un tempo troppo breve perché
predisposizioni o tratti genetici e fenotipici dell'organismo potessero
adeguarsi, per selezione naturale, al mutato contesto ecologico. Le conseguenze
di queste dissonanze sono disfunzioni, disturbi o rischi che richiedono un
approccio medico[3].
Vi è un continuum di scale temporali e di
meccanismi che producono, o non riescono a produrre, una corrispondenza
adattiva tra fenotipo e ambiente: ad un estremo troviamo i meccanismi
omeostatici e all'opposto quelli della selezione naturale genotipica mentre
nella scala temporale intermedia si collocano i processi allostatici.
L'evoluzione adattiva per selezione naturale è il più lento e l'adattamento
omeostatico è il più veloce, per cui un organismo non sempre riesce ad
aggiornare il suo fenotipo per adattarsi a un ambiente in evoluzione.
Gli organismi possono adattarsi a una
sfida ambientale sia tramite evoluzione che tramite adattamento fisiologico o
epigenetico e queste modalità di adattamento possono interagire: il fallimento
di uno di questi meccanismi può produrre una discrepanza tra l'organismo e il
suo ambiente.
La differenza tra la scala del cambiamento
ambientale e la velocità con cui l'organismo può adattarvisi, con mezzi
fisiologici o evolutivi: l'organismo è disadattato perché l'ambiente che occupa
non è quello a cui era adattato in quanto ha subito radicali modificazioni
sociali, ecologiche e tecnologiche. La ricerca sulla nutrizione afferma che
L'ecologia nutrizionale studia l'interazione tra alimentazione, ambiente e salute ed è correlata al mismatch genetico in quanto gli adattamenti genetici sviluppati in epoche passate non sono più compatibili con le condizioni ambientali e di vita moderne. I cambiamenti nell'ecologia nutrizionale giocano un ruolo significativo nella diffusione delle MCNT, influenzandone sia l'insorgenza che la progressione. I sistemi metabolici funzionali all’adattamento dei cacciatori raccoglitori in presenza di un'abbondanza di sostanze nutritive ipercaloriche, come grassi e glucidi raffinati, sono oggi responsabili dell’aumento delle malattie metaboliche.
Mismatch evoluzionistico ed
ecologia nutrizionale
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L'effetto "leva proteica" è
un’altra ipotesi di mismatch evolutivo proposta per spiegare l'aumento
dell'obesità negli umani e nei loro animali da compagnia negli ultimi decenni.
Nell'ambiente originario erano rari gli alimenti ricchi di grassi e carboidrati
ma poveri di proteine[5].
La priorità proteica è adattiva nelle occasioni in cui le proteine sono rare.
Ma gli alimenti ricchi di grassi e carboidrati e poveri di proteine sono ormai
onnipresenti. Di conseguenza, la regola evoluta del compromesso fa sì che gli
umani consumino costantemente più calorie di quelle che possono usare o
immagazzinare senza diventare obesi. Questo modello di comportamento
disadattivo spiega l'incapacità della selezione naturale di cambiare il
fenotipo nutrizionale abbastanza rapidamente da tenere il passo con l'ambiente.
Un’altra spiegazione evoluzionistica che
fa riferimento alla discrepanza genetica dell’ecologia nutrizionale è quella
del cosiddetto gene risparmioso, ovvero la selezione di varianti genetiche che
favoriscono l’adattamento, grazie all’accumulo di risorse energetiche in
situazioni di abbondanza alimentare per poi far fronte con le riserve alle
periodiche carenze che caratterizzavano la vita dei cacciatori raccoglitori
nella savana africana.[6]
Alcune popolazioni per ovviare a fasi di carestia o in regioni con risorse
alimentari limitate potrebbero essere state favorite dalla selezione genetica
di alcuni meccanismi fisiologici “risparmiosi”, tendenti all’accumulo di lipidi
come riserva calorica in vista di periodi di vacche magre.
I tratti metabolici del fenotipo
risparmioso - ovvero tendenza all’accumulo di grasso corporeo, resistenza
all'insulina, metabolismo lento e comportamenti alimentari orientati al
risparmio energetico – sarebbero responsabili dell’epidemia di obesità, diabete
tipo II, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari che imperversa nelle
società industriali, caratterizzate da ampia disponibilità di cibo “spezzatura”
altamente processato in abbinamento con una vita sedentaria e stili di vita
patogeni. Oggi nei contesti con abbondanza alimentare, i tratti genetici del
fenotipo risparmioso possono risultare svantaggiosi, in quanto contribuiscono a
patologie legate all'alimentazione e al metabolismo. L’adattamento evolutivo
che ha favorito a suo tempo la sopravvivenza oggi si rivela patogeno i per via
del mismatch genetico e della nuova ecologia alimentare caratterizzata da un
eccesso di cibo e scarsa attività fisica.
Il mismatch evoluzionistico spiega in modo indiretto e, per così dire, passivo lo scarto temporale e funzionale tra genoma e ambiente, non ridicibile al paradigma deterministico, in base al quale i geni avrebbero un ruolo istruttivo unidirezionale e top down sui processi biologici, concezione che induce a sopravvalutare il ruolo del DNA nella formazione dell’organismo e nella sua evoluzione fisiologica e patologica fino all’identità individuale.
[1] Nesse R.M., Williams G.C. (1999) Perché
ci ammaliamo, Einaudi, Torino
[2] Pani L,
Corbellini G (2025) Imperfezioni umane, Rubbettino, Soverato Mannelli, p.
11
[3] Bourrat P, Griffiths P. (2024) The idea of mismatch in
evolutionary medicine. British Journal for the Philosophy of Science, 75
(4):921-946. Consultabile al sito: https://philsci-archive.pitt.edu
[4]Raubenheimer, D., Simpson, S. J, Tait, A. H. (2012)
‘Match and Mismatch: Conservation Physiology, Nutritional Ecology and the
Timescales of Biological Adaptation’, Phil. Trans. R. Soc. B, 367,
pp. 1628–46.
[5]
Raubenheimer, D., Machovsky-Capuska, G. E.,
Gosby, A. K. and Simpson, S. [2015]: ‘Nutritional Ecology of Obesity: From
Humans to Companion Animals’, The British Journal of Nutrition, 113
Suppl, pp. 26-39.