Su l'Avvenire il prof. Garattini accusa i MMG di fare sempre meno visite domiciliari e scarsa attività
ambulatoriale, negando il diritto alla salute degli assistiti, che per
questi motivi intaserebbe il PS. Ecco il passaggio dell'articolo che pone i MMG sul banco degli imputati:
"Non molto più aderente al diritto alla salute è la medicina del territorio. Pur riconoscendo molte eccezioni meritevoli, soprattutto in epoca Covid, i medici di medicina generale è raro che eseguano visite a domicilio, anche per paura di infettarsi. Spesso è anche difficile accedere agli ambulatori che sono aperti per poche ore alla settimana, per cui si assiste a un intasamento dei Pronto soccorso dove le attese sono lunghe e si danneggia così il diritto alla salute di chi ha veramente urgenza di intervento."
E' sorprendente come si diano spiegazioni causali semplificate e sbrigative per un problema tremendamente complesso, che riguarda tutto il continente. Peraltro la soluzione appare autocontraddittoria: se il MMG fa più visite domiciliari, specie nelle grandi città soffocate dal traffico e dai problemi di sosta, potrà dedicare meno tempo all'attività ambulatoriale. Una domiciliare all'altro capo di un'area metropolitana o in una zona disagiata di montagna richiede non meno di un'ora!
Proviamo a fare un'analisi schematica, da lista della spesa della massaia, dello scenario e delle concause dalle
quali emerge la punta dell'iceberg dei codici bianchi:
- la mission/vocazione della MG è quella di farsi carico delle cronicità e non
certo della gestione delle condizioni acute, potenzialmente a rischio, che
richiedono un approccio tecnologico e specialistico;
- la Presa in Carico dei cronici comporta di per sè un notevole aggravio di
lavoro sul territorio, per via di sistemi informatici a silos che non
comunicano tra di loro e che hanno decretato il fallimento della PiC in
Lombardia, per non parlare del tempo necessario per seguire
i fragili non autosufficienti a domicilio, specie nelle città;
- il divario tra l'offerta tecnologico/specialistica del PS,
rispetto al medico del territorio "scalzo" , solitario e a mani nude, è incolmabile e una voragine che si amplia di anno in anno attirando in PS sempre più domanda inevasa dalla specialistica ambulatoriale extra
ospedaliera (liste d'attesa, ticket per la prestazione, procedure burocratiche e telefoniche per la prenotazione etc..)
- le lunghe permanenze in PS sono l'effetto del cosiddetto boarding, descritto nei dettagli dai medici del PS, dovuto alla
riduzione dei posti letto ospedalieri, che si traduce nel collo di
bottiglia che condiziona i flussi verso la degenza e intasa tutta la struttura per l'impossibilità di ricovare
pazienti impegnativi, e non certo codici bianchi o verdi;
- la tecnologia di primo livello sul territorio non è rivolta all'urgenza e non trasformerà
certo lo studio del MMG in un mini PS, come si illude qualcuno, ma servirà soprattutto per il primo inquadramento diagnostico e per
il monitoraggio dei pazienti cronici, in associazione alla telemedicina;
- attualmente il MMG medio è così oberato di incombenze
burocratiche asfissianti - leggi PT per NAO, antidiabetici, farmaci respiratori etc. - che non
ha assolutamente il tempo e le energie per fare ecografie, ECG,
spirometrie etc.. a parte i problemi di formazione e competenza nell'uso di questi
strumenti e quelli medico-legali;
- l'esperienza decennale delle case della salute dell'Emilia Romagna dimostra che piccole strutture, e con certo case della comunità da 45mila abitanti, possono ridurre al massimo di un 20% gli accessi inappropriati in PS e non di oltre il 50% come vorrebbe il PNRR;
- queste concause devono essere inquadrate nella cornice di una ricambio generazionale imponente e mal gestito che produce tra effetti emergenti e sinergici: il sovraccarico di pazienti per medici ultra 60enni stanchi e demotivati propensi al pensionamento anticipato, giovani poco propensi ad imbarcarsi nell'avventura della medicina del territorio che disertano il corso di formazione e milioni di assistiti che nei prossimi anni resteranno senza assistenza primaria, specie nelle zone disagiate già ora abbandonate dove CdC da 45abitanti serviranno poco o nulla.
In questo macro-contesto, a dir poco problematico e turbolento, si chiede alla metà dei MMG in attività, che andranno in pensione nei prossimi 8 anni, di fare più visite domiciliari, più ore di studio, di usare tutta la tecnologia diagnostica per risolvere di routine problemi acuti e cronici, avendo in carico fino a 1800 pazienti e dovendo far fronte ad un'imponente mole di incombenze burocratiche, oltre che avere innumerevoli contatti con i pazienti etc.. Dubito che lo stesso superman della medicina ci riuscirebbe!
- da un decennio la MG si sta "ospedalizzando", per la prevalenza del contatto su appuntamento rispetto all'accesso libero, che allunga i tempi di attesa in modo inappropriato e irrigidisce l'offerta organizzativa: una soluzione potrebbe venire dall'introduzione di almeno 2 sedute settimanali di accesso senza appuntamento per intercettare una parte delle pseudo-urgenze che spingono la gente in PS (non vi è solo una questione quantitativa, circa le ore di studio, ma anche qualitativa di diversificazione dell'offerta)
- nelle CdC spoke, ovvero nelle medicine di gruppo di grandi dimensioni e ben organizzate, potrebbe essere istituito un ambulatorio delle (pseudo) urgenze come già accade in molti casi, per coprire le 12 ore diurne + la mezza giornata del sabato, in cui potrebbero alternarsi a turno i medici dell'assistenza primaria per offrire un'alternativa al PS e per tutte le persone che resteranno senza medico nei prossimi, per la situazione descritta al punto precedente; basta replicare l'esperienza dei centri vaccinali che hanno reclutato i medici di MG e CA per coprire i turni h12 (l'ipotesi del coordinamento degli orari dei medici dell'AFT è sopravvalutata per dimostrata inefficacia e così pure le mega CdC Hub da 45mila abitanti potrebbe dare un modesto contributo alla soluzione del problema).