sabato 15 maggio 2021

I medici non rispondono al telefono! Ecco i dati che smentiscono pregiudizi e luoghi comuni...

Forse qualcuno ricorda l'invettiva di squalifica e delegittimazione pubblica del MMG di un illustre psicogeriatra patavino del 7 dicembre 2020 (si veda il PS) analoga ad altre denunce mediatiche orchestrate da ambienti accademici, giornalistici e politici durante la seconda ondata pandemica. 

Le strategia comunicativa per additare all’opinione pubblica il MMG come colpevole di tutto ciò che non ha funzionato durante la pandemia ha avuto i contorni della mission: lo schema retorico utilizzato combina in modo stereotipato tre ingredienti a partire da un episodio isolato, tipicamente la difficoltà di rintracciare telefonicamente il MMG. Ecco la sequenza del copione

  • una generica denuncia di presunta mala gestione, mai circostanziata e mai sfociata in formali esposti per violazione delle norme vigenti presso gli enti competenti a vigilare
  • interpretazioni indebite delle norme stesse, che peraltro risalgono a 10 anni fa, a dimostrazione della presunta inadempienza
  • volte alla delegittimazione pubblica della categoria per convincere i decisori ad inserire nell’agenda politica la soluzione del “problema”, ovvero il passaggio del medico convenzionato alla dipendenza.

L'obiettivo è creare una cornice cognitiva (frame) in grado di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e dei decisori pubblici in relazione ad una criticità di risonanza pubblica come la gestione della pandemia, sorvolando sugli oltre 100 generalisti mandati allo sbaraglio e caduti sul campo; i promotori sfruttano la finestra di opportunità che ha portato alla ribalta la questione per proporre la propria rappresentazione del problema, dalla quale deriva la proposta di soluzione, probabilmente facendo affidamento sulle risorse finanziarie del PNRR. 

Mai come nell'ultimo anno le linee telefoniche fisse e mobili sono state presa d'assalto dai pazienti e tutti i colleghi lamentano lo stress da telefono per le continue interruzioni durante l'attività ambulatoriale o domiciliare. Nonostante l'intenso traffico telefonico e telematico, dalle mail alla messaggistica istantanea, anche i pazienti si lamentano di non riuscire a comunicare con il proprio MMG come rileva paradossalmente la collega veneta Ornella Mancin sul Quotidiano Sanità: "lavoro in una piccola realtà di 15.000 abitanti in una medicina di gruppo integrata con più o meno i numeri previsti per la casa di comunità (avendo però più amministrativi di infermieri) e vi assicuro che è un problema già rispondere la telefono: abbiamo due linee telefoniche con due segretarie che rispondono ininterrottamente dalle 8.00 del mattino alle 20.00 di sera e ciò nonostante la percezione del cittadino è che non rispondiamo mai al telefono".

Ma per fortuna il tempo è galantuomo e quando le percezioni soggettive, infarcite di biases e pregiudizi, vengono confrontate con i dati di fatto rilevati in modo scientifico lo scenario cambia radicalmente di segno e restituisce la realtà fattuale, occultata dal luogo comune. In settimana è stato diffuso dall'EURISPES l'annuale report sulla situazione socioeconomica dell'anno. Il documento contiene una miriade di dati e nella sezione sanitaria affronta la questione della gestione della Pandemia sul territorio, con questi dati: la maggioranza degli italiani (60,8%) si è rivolto al MMG per avere informazioni e consigli sul Covid-19 - con punte vicine al 70% tra gli ultra 65enni - e tra costoro il 39,9% afferma che il proprio medico di base si è dimostrato disponibile, mentre circa un intervistato su cinque (20,9%) risponde che il proprio medico non è stato disponibile. Ciò significa che l'80% dei medici è stato disponibile.

Insomma il tempo è galantuomo, "giustizia" è fatta e si può finalmente archiviare il luogo comune "i medici di base non rispondono al telefono", che ha imperversato per mesi. Ma quanti danni all'immagine della categoria hanno fatto i censori mediatici e gli opinion leader che hanno sparso a piene mani sfiducia e delegittimazione su un'intera categoria, con giudizi superficiali se non con intento denigratorio!

P.S. Utilizzando la chiave di lettura della psicologia cognitiva e relazionale, la campagna di denigrazione pubblica fa leva sul bias di rappresentatività, di generalizzazione e su quello di conferma a riprova del pregiudizio negativo.

Naturalmente in una popolazione di 50 mila medici qualche mela marcia ci può essere, come del resto accade in ogni gruppo professionale, e per risolvere la quesione basta indirizzare la documentata denuncia delle inadempienze agli enti competenti oppure più semplicemente cambiare medico. Tuttavia l’utilizzo manipolatorio e strumentale di presunte irregolarità od omissioni per costruire un’immagine diffamante dell’intera categoria è palese; la generalizzazione della strategia comunicativa è funzionale al disegno politico di fondo, del tutto legittimo naturalmente, di regolare i conti con la liquidazione la medicina convenzionata con il passaggio alla dipendenza. 

Se si usano toni da crociata a commento della presunta indisponibilità telefonica di un medico quale dovrebbe essere la reazione verso strutture sanitarie con telefoni che squillano a vuoto per settimane, che rinviano sine dire prestazioni, non sono in grado di prenotare visite, accertamenti e screening, abbandonando a se stessi pazienti cronici e con problemi acuti? Non risulta che i censori dei MMG abbiano mai orchestrato una campagna di stampa per denunciare con tale acredine le omissioni delle strutture sanitarie: due pesi e due misure?

Dal un punto di vista logico-cognitivo il post contiene elementi riconducibili ad alcune euristiche/bias.

1. esprime un'opinione personale su un singolo rappresentante elevato a prototipo dell'intera categoria  (euristica della rappresentatività) in un gruppo FB pubblico coinvolgendo tutta la comunità dei geriatri senza considerare l'importanza del contesto comunicativo:  https://www.igorvitale.org/euristica-della-rappresentativita-definizione/

2. generalizza il biasimo espresso per il comportamento di un singolo - peraltro in linea con le norme vigenti - confermato dal resoconto del post, estendendo a tutta la categoria le presunte irregolarità (bias di conferma e di generalizzazione) 

https://ancoraimparo.it/l-istinto-di-generalizzazione-il-bias-che-rende-tutto-uguale/ 

https://www.pensierocritico.eu/pregiudizio-di-conferma.html

3- pretende da un gruppo di libero-professionisti una disponibilità H24 e festiva, improponibile per gli stessi dipendenti, pena la delegittimazione coram populo dei social.

Il vecchio Karl Popper ha intitolato il suo libro-testamento "tutta la vita è risolvere problemi"; di fronte al compito che l'esistenza pone loro i viventi si dividono in due categorie epistemico-pragmatiche, quelli che cercano un colpevole per le cose che non funzionano e quelli che cercano soluzioni ai problemi. Il regno vegetale e animale sceglie la seconda strategia mentre gli umani si distribuiscono in entrambe.

3 commenti:

  1. Grazie! Sono un medico di base di Rimini e sto lavorando a tempo pieno, con disponibilità ben oltre l'orario e senza interruzione anche nelle festività. Pur con i limiti che sicuramente ho in abbondanza, non mi risparmio, credo in quello che faccio e cerco di svolgere la mia professione al meglio. Nonostante ciò è inevitabile che alcuni pazienti non trovino soddisfazione e se analizziamo bene i singoli casi, la maggior parte delle volte è perché non usano bene il servizio o perché hanno aspettative che non possono essere soddisfatte. Per ogni persona che alza la voce lamentandosi, bisognerebbe chiedere a quelle soddisfatte di alzare la mano... ma non abbiamo tempo per questo e non vale la pena scomodare nessuno di quelli che si rapportano correttamente con il servizio della medicina generale, prezioso ed efficace perché capillare e veramente vicino al singolo. In questa pandemia è molto più efficace l'azione del singolo che qualsiasi DPCM. Facciamo i bravi, tutti. Troviamo soluzioni.
    Mikaela Mancini

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  2. Sono Stefano Vianello, direttore del Distretto 4 di Chioggia dove lavora anche la collega Ornella Mancin citata nell'articolo. Sono assolutamente d'accordo con l'analisi e posso testimoniare che in quest'anno e 2 mesi di pandemia i nostri MMG dopo un iniziale disorientamento comune anche a noi dipendenti SSN hanno svolto un lavoro insostituibile non solo nella diagnosi, trattamento e sorveglianza dei pazienti ma anche nel contact tracing nei periodi di alta incidenza quando i SISP non erano più in grado di reggere la "marea" di positivi.
    La maggioranza dei MMG ha lavorato e risposto al telefono senza risparmiarsi e fornendo una preziosa barriera agli accessi in PS ...
    Certo chi era da solo senza personale ha fatto tanta tanta fatica a reggere.
    Questo ci deve fare riflettere su come cambiare nei prossimi mesi il modello assistenziale nelle Cure Primarie.

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    1. Caro Stefano, purtroppo avrai notato come queste cose vengono sempre più da parte dei sostenitoridi un gruppo di terapie domiciliari che ci accusano costantemente oltre di non rispondere, anche di non visitare i pazienti covid E di averli lasciati morire a decine di migliaia non avendo utilizzato i loro protocolli. Stiamo lottando costantemente cercando di far capire la realtà ma costoro stanno imperversando nel web. Un caro saluto da Claudio Drago, chiama pure se vuoi sapere altro, ma so che già sei a conoscenza di tutto.

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