mercoledì 27 marzo 2024

Le scelte degli specializzandi accelerano la privatizzazione di fatto della sanità

Nella recente audizione parlamentare il Ministro Schillaci, a proposito della carenza di medici, ha dichiarato: "molte borse non vengono occupare e noto che le specializzazioni meno scelte oltre alla medicina d'emergenza ci sono quelle nelle quali è difficile o impossibile avere una attività libero professionale autonoma, cito l'anatomia patologica e la radioterapia. Pensare un ospedale senza questi specialisti è impossibile. Chi sceglie di fare medicina non può avere come unico obiettivo il guadagno".

Quella ricordata dal ministro è solo una faccia della medaglia perchè sul rovescio troviamo, specularmente, le specializzazioni universitarie più gettonate, ovvero con oltre il 90% di posti assegnati; si tratta di quelle con il più facile sbocco verso l'attività libero professionale autonoma evocata dal Ministro, ovvero dermatologia, cardiologia, oculistica, chirugia plastica, pediatria.

Le preferenze degli specializzandi hanno lanciato un messaggio chiarissimo: ormai l'impiego nella sanità pubblica è residuale, la nave è in acque agitate e gli scricchiolii dello scafo hanno convinto una parte dell'equipaggio alla defezione.

Nonostante ingenti stanziamenti l'operazione di recupero delle prestazioni è messa in dubbio dalla mancanza di personale, che è la prima condizione per poter aumentare i volumi necessari a fronteggiare la domanda, dapprima annullata per arginare la pandemia ed ora "rimbalzata" con il conseguente patologico allungamento dei tempi di attesa per la specialistica ambulatoriale. Probabilmente in futuro quando sarà completata la formazione delle specializzazioni più richieste la situazione migliorarà e il mercato del lavoro non sarà così carente come oggi, anche se qualche dubbio è legittimo visti gli attuali chiari di luna.

Per ora le amministrazioni regionali, impegnate nell'operazione di rilancio dell'offerta pubblica per compensare i ritardi accumulati, devono fare i conti con la difficoltà di reperire sul mercato del lavoro specialisti ambulatoriali convenzionati: ad esempio all'ultimo bando pubblico dell'ASST Nord Milano di fine 2023 non si è presentato, guarda caso, nemmeno un dermatologo disponibile a ricoprire uno dei ben 7 posti disponibili ed anche i 3 posti in ginecologia e in pneumologia sono rimasti vacanti, mentre per gli incarichi in psichiatria, ortopedia e neurologia i candidati sono stati comunque inferiori ai posti offerti.

Si tratta probabilmente di una situazione locale non generalizzabile ma forse è un sintomatico che siano rimasti vacanti proprio i posti nella specializzazione più richiesta dai partecipanti al concorso del 2023. Segno che l'attività nell'ambito sanità pubblica non è presa in considerazione rispetto all'opzione libero professionale, nemmeno nel caso del rapporto orario a convenzione che lascia ampi margini per esercitare l'attività libero-professionale.  

D'altra parte non è un segreto che negli ultimi anni sono proliferati anche nei centri minori i centri polispecialistici privati, con un giro d'affari cresciuto parallelamente al deficit dell'offerta del SSN e alla diffusione delle polizze assicurative integrative o sostitutive delle prestazioni del SSN. Il trend appare orami irreversibile per quanto riguarda la specialistica ambulatoriale.

Sul fronte dell'assistenza primaria la situazione è altrettanto problematica. In Lombardia al concorso autunnale per il Corso di formazione specifica in MG gli iscritti erano oltre 700 per 416 posti disponibili ma poi alla selezione se ne sono presentati solo 344, ovvero quasi il 20% in meno, a cui vanno aggiunte le defezioni al momento dell'accettazione e durante il corso per una percentuale analoga.

Le zone carenti sono 1.435 in una regione che conta 10 milioni di residenti, con una teorica "pianta organica" di circa 6500 generalisti. La situazione è particolarmente critica nell'area metropolitana milenese che con 1/3 di abitanti registra 538 zone carenti, di cui 169 (il 40% dei posti teorici) nei nove Municipi del comune di Milano. Le domande per l'assegnazione dei posti possono essere presentate entro il 9 aprile, ma l'esito è quanto mai incerto.

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