martedì 23 dicembre 2025

Giugno 2026: si avvicina il previsto flop della Case della Comunità Hub

Con l’anno nuovo il PNRR imbocca l’ultimo miglio per arrivare al capolinea il 30 giugno 2026. Per valutare il potenziale impatto della Misura6 sulla sanità territoriale conviene ripercorrere le tappe della sua tormentata attuazione per quanto riguarda le Case della Comunità (CdC), l’innovazione organizzativa con le maggiori aspettative di cambiamento per l’intero SSN.

1° VERSIONE - La prima versione del PNRR, approvata il 12 gennaio 2021 dal Governo Conte, prevedeva un finanziamento di 4 miliardi di euro per la realizzazione di 2.564 CdC (1 ogni 24.500 abitanti) senza distinzione tra Hub e Spoke, con l’obiettivo di prendere in carico 13 milioni di cronici tra mono- e multi-patologici.

2° VERSIONE – Con la mozione approvata dal parlamento nell’aprile 2021 il finanziamento veniva ridotto a 2 miliari e il numero di CdC a 1.288 edifici, in parte nuovi e in parte ristrutturati.

3° VERSIONE – L’iter delle CdC arrivava in porto nel 2022 con la pubblicazione del DM 77 che introduceva la configurazione reticolare Hub&Spoke, aumentando a 1350 il numero degli Hub, senza quantificare e finanziare le Case Spoke.

Infine, a seguito dell’aumento dei costi, nel 2023 la rimodulazione del Piano riduceva le CdC da 1.350 ad un migliaio, con un ridimensionamento del 25% circa. Tuttavia le strutture "tagliate" non venivano definitivamente cancellate, perchè il loro finanziamento veniva spostato su altri capitoli o lasciato all’autonoma iniziativa delle regioni, per un numero complessivo finale di circa 1400 strutture finalizzato a compensare i vuoti lasciati dalla rimodulazione.

Secondo l’ultimo monitoraggio di Agenas, al 30 giugno 2025 risultavano attive il 38% delle CdC, in prevalenza ristrutturazioni di edifici preesistenti, mentre secondo il recente report CGIL ad ottobre 2025 sono state completate solo 72 strutture (il 5% del totale). Le regioni in maggiore ritardo sono il Molise, con pagamenti fermi all’8,1% dei finanziamenti, la Sardegna (10,6%), la Campania (13,7%) e la Calabria (14,3%). Va pure peggio per gli Ospedali di Comunità: solo il 4,4% dei progetti è stato completato e risulta speso solo il 20,7 dei fondi stanziati.

Risulta difficile comprendere come prestazioni occasionali domiciliari ad personam possano rientrare nei vincoli di spesa stabiliti dal PNRR, anche perché una volta esauriti i fondi questo servizio cesserà senza incidere sulla rete di strutture territoriali per un ulteriore sviluppo dell’assistenza primaria. Grazie al ridimensionamento della rete di CdC è stata finanziata l’estensione dell’assistenza domiciliari degli ultra 65enni a scapito delle Case spoke praticamente abbandonate.

Così alla fine del Piano la rete territoriale sarà costituita solo da mega CdC hub da 50-60mila abitanti, adatte ai comuni densamente popolati ma molto meno alle aree interne in via di spopolamento e già carenti di presidi ospedalieri. Le Case hub ripropongono il modello dei poliambulatori specialistici ex INAM non potendo ospitare tutti gli operatori dell’assistenza primaria, vale a dire MMG, PLS, MCA, medici dei servizi, igienisti, coordinatori sanitari, infermieri di famiglia, fisioterapisti, amministrativi etc. 

Inoltre sia MMG dei grandi centri urbani sia quelli operanti nei piccoli comuni difficilmente accetteranno di lasciare i loro studi per confluire in poliambulatori lontani dalle residenze dei propri assistiti. E' stata sottovalutata la ricollocazione dell'attuale rete di MMG nelle nuove strutture, problema che non si pone con gli Ospeali di Comunità che sorgeranno ex novo e quindi non avranno il problema di convincere professionisti a impegnativi cambiamenti infrastrutturali. Anche il Ruolo Unico, che in teoria dovave garantire l'afflusso di personale neglu Hub, si è rivelao alla prova dei fatti un sostanziale flop,

Secondo il rapporto Nomisma-Rekeep del 2021 per un adeguato network territoriale occorrerebbero almeno 3.010 strutture, composte da 1/3 di Hub e 2/3 di Spoke. Se le risorse della prima versione del gennaio 2021 fossero state utilizzare per le Case Spoke si poteva realizzare una rete più fitta, accessibile e di vera prossimità. Insomma, vi è il concreto rischio di costruire grandi strutture di distanza più che di prossimità, burocratizzate, di stampo ospedaliero e senza un adeguato numero di operatori, peraltro difficili da reperire sul mercato del lavoro, basti pensare alle numerose zone carenti per il pensionamento dei generalisti.

Per definizione una rete Hub&Spoke prevede strutture diversificate per dimensioni e funzioni, adatte alla varietà dei contesti geodemografici ed orografici delle zone extra-urbane, come dimostra l’esperienza delle Case della salute Emiliano-Romagnole articolate in tre tipologie funzionali. Medicina di prossimità significa rapporto con la dimensione locale, mentre le sole CdC Hub non potranno avere un solido legame con le comunità; solo le case Spoke potrebbero garantirlo, tenuto conto che il 90% degli 8mila comuni ha meno di 15mila abitanti e che il 30% della popolazione abita in località con meno di 10mila residenti. Nei piccoli comuni dove gli Hub non saranno attuabili gli assistiti continueranno a fare riferimento all’attuale rete di studi di MG, dalle medicine di gruppo alle Unità Complesse della riforma Balduzzi, peraltro mai concretamente implementate.

Tra l’altro nelle recenti Linee di indirizzo sul ruolo unico dell’AP si afferma che le CdC costituiscono il riferimento naturale dell’UCCP, anche se vengono citate solo le Case Hub e non le Spoke come sarebbe logico aspettarsi. La mancanza di un’adeguata rete di Spoke pregiudica l’efficacia della Misura 6 in termini capillarità e accessibilità, proprio mentre a livello nazionale sono in atto iniziative e si varano piani per ridurre lo spopolamento delle aree interne in via di abbandono. Il PNRR era l’ultimo treno utile per realizzare il disegno della riforma Balduzzi, vista la sovrapposizione funzionale e dimensionale tra UCCP e CdC Spoke, ma rischia di arrivare a destinazione senza passeggeri, a causa di improvvide scelte strategiche che avranno conseguenze di lungo periodo, per una prevedibile ennesima riforma mancata. 

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