sabato 21 novembre 2015

Il ruolo del MMG nella riforma lombarda tra realtà, percezione ed opinione dei cittadini (I° parte)

Da una quindicina d’anni a questa parte tutte le ricerche demoscopiche svolte, da o per conto di istituzioni pubbliche o agenzie private, attestano il buon nome del medico di MG tra la popolazione: che si tratti di qualità percepita, gradimento o soddisfazione dell’utente per il servizio, livelli di comunicazione o di informazione il medico di famiglia risulta sempre ai vertici dell’apprezzamento della gente, con percentuali che oscillano tra l’80% e il 90%, generalmente superiori a quelle registrate dalle altre categorie professionali.

Naturalmente il dato non è distribuito in modo omogeneo a livello territoriale e tra le categorie anagrafiche e socioeconomiche: la MG è apprezzata ancor di più nelle località di piccole medie dimensioni del centro-nord, mentre è in affanno nei grandi centri urbani del sud e delle isole, dove soffre maggiormente della concorrenza della medicina tecno-specialistica. 

Tra la popolazione sono gli anziani polipatologici con basso reddito e scolarità i più affezionati al proprio medico, al contrario delle categorie giovanili, scolarizzate e di alto tenore economico che tendono a snobbare il MMG a vantaggio dello specialista. A conferma di queste tendenze arriva l’ennesima indagine sociologica, questa volta centrata sulla propensione della gente a ricercare informazioni su internet riguardo alla salute. Ecco in sintesi i dati della ricerca presentata all'Università La Sapienza, alla presenza di esponenti dell’ISS e dell’Aifa, dal titolo "La salute in rete: progresso o pericolo", per iniziativa di Ibsa Foundation.

  • Un italiano su 2 ricerca attivamente sul WEB informazioni sulla salute, con punte di 2/3 nella fascia tra i 25 e i 55 anni, ma il 63% si rivolge comunque dal proprio medico di fiducia per ulteriori notizie o conferme;
  • Le persone in cerca di informazioni si rapportano: al MMG nell’85%, allo specialista nel 68%, subito dopo al web (49% degli intervistati), al farmacista (37%), a parenti e amici (36%) e ai media (24%).
  • I dati si polarizzano considerando il livello culturale: i laureati utilizzano diverse fonti di informazioni anche se comunque si rivolgono al MMG nel 79% a fronte del 73% che ricorre al web, mentre la popolazione a bassa scolarità (licenza elementare) si affida in altissima prevalenza al solo medico curante (91%) a fronte di una minoranza che fa ricorso al web (8%).
  • Riguardo alla gravità dei disturbi o patologie in atto, il 59,3% cerca informazioni sui centri di eccellenza e nell'83,7% sullo specifico problema di salute, mentre tra i sani il 58,2% cerca notizie su corretti stili di vita o comportamenti salutistici.
Com’era facilmente prevedibile lo sviluppo delle nuove tecnologie telematiche e la loro capillare diffusione nella popolazione italiana ha contribuito a cambiare il modo in cui gli assistiti, specie giovani e con più elevati livelli culturali, cercano informazioni sulla propria salute anche se, ciononostante, il medico di MG resta di gran lunga il professionista di riferimento per la maggioranza della popolazione, in particolere tra anziani a bassa scolarità e livello socioeconomico. Come noto è proprio tra questa fetta della popolazione che si registrano i più diffusi problemi di salute, per l’elevata prevalenza delle patologie croniche spesso associate, e  le maggiori difficoltà di accesso ai servizi, con intuibili riflessi sulla salute individuale, anche in ragione delle sosttostanti disuguaglianze socioeconomiche.

Il caso ha voluto che questi dati fossero presentati contestualmente all’ennesima polemica tra sindacati medici ed esponenti politici lombardi. Per infatti che, durante un incontro pubblico di presentazione della riforma in provincia di Bergamo, un alto esponente della maggioranza di governo regionale abbia così commentato i contenuti della legge regionale in relazione al ruolo della MG: “Abbiamo disegnato un meccanismo istituzionale che può fare a meno di loro, credo comunque che ci siano molti medici di medicina generale contenti di questa soluzione”.  

La reazione della FIMMG lombarda è stata immediata in risposta alle “gravissime affermazioni comparse sulla stampa” specie "in questo momento di enorme carico di lavoro nel pieno di una campagna vaccinale impegnativa, dove oltre 300.000 persone passano quotidianamente negli studi del proprio medico di famiglia; ci sentiamo offesi e non possiamo che respingere con forza quelle affermazioni. “Ho convocato con urgenza un Consiglio Regionale – conclude il segretario regionale FIMMG Fiorenzo Corti – e per il momento sospendiamo la partecipazione a qualsiasi incontro in Regione”.

Possibile che i responsabili della salute pubblica regionale si propongano di rinunciare alla rete capillare e radicata sul territorio da decenni costituita dalle migliaia di professionisti che quotidianamente intercettano la domanda di salute della stragrande maggioranza dei cittadini lombardi, specie quelli più fragili, socialmente svantaggiati e bisognosi di un’assistenza continua e personalizzata in rapporto alle molteplici patologie croniche di cui sono portatori?  Come spiegare la dissonanza tra i propositi politico-amministrativi e la concreta realtà assistenziale, testimoniata dal gap tra percezione dei servizi e dati delle ricerche sociologiche su qualità dell’assistenza, soddisfazione e informazione dei cittadini che si rivolgono al proprio MMG? Queste domande richiedono risposte troppo lunghe e complesse per un singolo post….. (1-continua)

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