sabato 17 marzo 2018

Con le liste elettorali gli Ordini avranno una rappresentanza proporzionale


La ministra Lorenzin ha firmato il decreto attuativo della riforma degli Ordini professionali, che disciplina le modalità di elezioni dei Consiglio Direttivi provinciali, introducendo per la prima volta il voto di lista e nuove modalità di svolgimento delle votazioni e dello scrutinio: http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato8686421.pdf

Per comprendere il possibile impatto della riforma bisogna risalire al sistema elettorale vigente per il rinnovo degli Ordini provinciali, risalente al secondo dopo guerra. Il meccanismo adottato all'epoca, cioè la designazione diretta dei consiglieri provinciali tramite la preferenza individuale senza voto di lista, rifletteva i rapporti tra società e medicina del tempo. A quell'epoca la professione era esercitata prevalentemente in forma privata, nel senso che il contesto professionale corrente era quello della relazione medico-paziente in regime libero professionale, estranea cioè a forme strutturate ed organizzazioni sindacali o professionali di categoria.

Il modello adottato era espressione di quella realtà professionale e sociale. In pratica la gestione ordinistica è stata condizionata per oltre 50 da un sistema elettorale ad personam che ha escluso minoranze consistenti ed organizzate. Non essendo previsto il voto di lista era sufficiente che un gruppo compatto di candidati, coagulato in una “pseudo-lista” informale, ricevesse mediamente poche preferenze in più di una “pseudo-lista” concorrente di minoranza, per aggiudicarsi tutti i seggi in palio, come accede in un sistema elettorale maggioritario, tipicamente disproporzionale e democraticamente non rispettoso delle minoranze.

In pochi anni però lo scenario è radicalmente cambiato. Laddove all'ordine provinciale erano iscritti poche centinaia di professionisti oggi abbiamo una popolazione medica di svariate migliaia. La professione si svolge sempre più in forma organizzata in grandi strutture nosocomiali, gruppi territoriali, aziende sanitarie od ospedaliere etc..; la rappresentanza sindacale e professionale è diffusa a tutti i livelli e negozia accordi collettivi che riguardano migliaia di professionisti, il baricentro gestionale si è spostato a livello regionale e locale.

Insomma nell'arco di pochi decenni si è consumata la transizione dalla dimensione professionale individuale, di stampo liberale, alla contrattazione collettiva in un SSN strutturato su più livelli che vede sindacati e società professionali assumere un ruolo di mediazione e di co-gestione. In questo nuovo contesto non stupisce che i sindacati abbiano influenzato anche la rappresentanza ordinistica, assumendo la funzione di collettori di un consenso organizzato alle elezioni locali.

Il fenomeno è stato favorito da un sistema elettorale rigidamente ad personam", che paradossalmente si è rivelato funzionale al successo maggioritario di liste elettorali informali e "bloccate", composte cioè in prevalenza da esponenti sindacali, con l’esclusione di "opposizioni" consistenti o meno compatte. In alcune province per diverse tronate elettorali questo sistema ha cristallizzato situazioni di quasi monopolio, da “lista unica”, con inevitabile perdita di interesse e scarsa partecipazione per mancanza di alternative a causa della quasi certa esclusione delle minoranze.

Ora finalmente con la riforma Lorenzin il sistema elettorale ordinistico evolve verso il modello proporzionale, grazie all’introduzione del voto di lista accanto alla tradizionale preferenza personale. In tal modo anche le liste di minoranza potranno avere propri esponenti all’interno del Consiglio Direttivo a garanzia del pluralismo, di un’autentica dialettica democratica e di una più ampia partecipazione al voto.

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