sabato 23 novembre 2019

Popper: decalogo sull'errore in medicina

Periodicamente è bene "ripassare" la lezione dei grandi maestri per cercare di attualizzarla e magari anche attuarla. Eravamo nel 1983, all'inizio della "trionfale" esplosione di tecnologia biomedica di fine secolo, che nel giro di un ventennio avrebbe rivoluzionato la pratica medica, quando Sir Karl Popper sul BMJ in tandem con il clinico Mc Intyre ammoniva i medici a riflettere e trarre insegnamenti dai propri errori, con un decalogo di "comandamenti" epistemici ed etici.

Serviranno altri 15 anni perchè i consigli del grande epistemologo si riflettano sulla pratica clinica e la classe medica diventi consapevole del problema "errore in medicina". Solo nel dicembre 1997 infatti verrà pubblicato dal governo Blair il WHITE PAPER “Per migliorare la salute dei cittadini britannici e per aiutare i medici a far bene i medici”, che accenderà i riflettori internazionali sul risck management, versione edulcorata ed eufemistica dell'errore in medicina. 

Mc Intyre, Popper. “Il decalogo epistemologico dell’errore” 
(BMJ, 1983)
  1. Le nostre conoscenze attuali superano di molto ciò che ogni persona può conoscere, anche all’interno della sua stessa specializzazione. Il sapere cambia in modo rapido e radicale e, soprattutto, non per accumulazione, ma mediante la correzione di teorie e idee erronee. Pertanto non ci possono essere nella scienza autorità di nessun tipo. Ci possono, naturalmente, essere scienziati migliori e peggiori. In genere, lo scienziato migliore è quello che è più consapevole dei suoi limiti.
  2. Siamo fallibili ed è impossibile per chiunque evitare tutti gli errori, anche quelli evitabili. La vecchia idea che dobbiamo evitarli deve essere rivista. È erronea e spinge all’ipocrisia.
  3. Tuttavia, il nostro compito rimane quello di evitare gli errori, anche se è molto difficile. È un compito in cui nessuno ottiene un successo pieno, neppure i grandi scienziati potentemente creativi che sono guidati, ma abbastanza spesso sviati, dall’intuizione.
  4. Gli errori possono nascondersi anche nelle teorie meglio controllate. È compito degli scienziati cercare questi errori. E nel far ciò essi possono essere aiutati grandemente dalla proposta di nuove teorie alternative. Si deve, dunque, essere tolleranti nei confronti delle teorie che sono in disaccordo con quelle momentaneamente dominanti, senza aspettare che esse siano in difficoltà. La scoperta che una teoria ben controllata e corroborata (oppure che una procedura comunemente usata) è erronea può essere una scoperta molto importante.
  5. Per tutte queste ragioni, il nostro atteggiamento nei confronti degli errori deve cambiare. Il che implica anche un cambiamento a livello etico, in quanto il vecchio atteggiamento ci spingeva a celare i nostri errori e a dimenticarli prima possibile.
  6. Il nostro nuovo principio è questo: dobbiamo imparare dagli errori per evitarli in futuro; ciò dovrebbe avere la precedenza anche nell’acquisizione di nuove informazioni. Nascondere gli errori deve essere considerato un peccato mortale. Alcuni errori è impossibile nasconderli: ad esempio, operare un paziente al posto di un altro o amputare un arto sano. Sebbene i danni possano essere irreversibili lo smascheramento di siffatti errori può portare all’adozione di nuove norme idonee a prevenirli. Altri errori, alcuni dei quali ugualmente incresciosi, non sono così manifesti. Ovviamente, coloro che li commettono possono non desiderare di metterli bene in vista, tuttavia è ugualmente ovvio che essi non dovrebbero essere tenuti nascosti, poiché, dopo averli criticamente esaminati, è possibile adottare quei cambiamenti nella pratica in grado di prevenire la loro ripetizione.
  7. È, quindi, nostro compito cercare gli errori e studiarli bene. Dobbiamo abituarci ad essere critici.
  8. Ovviamente, essere capaci di criticare le proprie teorie è la cosa migliore, ma la critica degli altri è necessaria ed è particolarmente apprezzabile se affronta i problemi da un diverso background. Dobbiamo, inoltre, imparare ad accettare, con favore e anche con gratitudine, le critiche da parte di coloro che richiamano l’attenzione sui nostri errori.
  9. Se siamo noi ad attirare l’attenzione degli altri sui loro errori, dobbiamo ricordarci che anche noi abbiamo commesso errori simili. Dobbiamo, cioè, ricordarci che è umano errare e che anche i più grandi scienziati commettono errori.
  10. Il razionalista critico dovrebbe prefiggersi di individuare direttamente e di identificare in modo chiaro gli errori; di controllare le argomentazioni che dovrebbero sempre essere espresse in una forma tale da essere falsificabili di principio. Egli dovrebbe chiarire, mai formulare insinuazioni o valutazioni solo negative. Dovrebbe essere mosso dallo scopo di avvicinarsi sempre di più alla verità.” 
Al link il testo originale: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6418271
La traduzione italiana: http://www.democraziapura.altervista.org/?page_id=9580

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