giovedì 4 marzo 2021

Il caso della provincia di Brescia: da gennaio record nazionale della variante inglese

Fin dalla seconda metà di gennaio l'ATS di Brescia si è segnalata nelle statistiche sulla pandemia da Covid-per un anomalo incremento dell'incidenza di nuovi casi. Giornalmente le nuove diagnosi erano sovrapponibili a quelli dell'ATS di Milano, che però ha un numero abitanti triplo rispetto alla provincia bresciana.  

Il 30 gennaio scriveva il Giornale di Brescia: Esiste un «caso Brescia»? Perché, cioè, i bollettini quotidiani che raccontano l’andamento del contagio - in particolare nelle ultime settimane - vedono la nostra provincia sempre tra i primissimi posti per numero di nuovi casi positivi? E, poi: anche qui, tuttora, siamo oppure no di fronte a una sottostima dei dati divulgati, come sottolineato nel dossier dell’intelligence, calibrato sull’andamento nazionale?


La svolta si è manifestata chiaramente nella prima metà di febbraio, quando a fronte di un incremento del 50% dei nuovi casi a Brescia (da 2276 a 3510) in regione si è avuto un aumento di meno del 20% (da 11516 a 13629). 

Era un evidente indicatore dell'espansione della variante inglese, peraltro già segnalata al 20% a fine gennaio. Il confronto tra i due periodi di 4 settimane mostra un incremento relativo in provincia di Brescia prossimo al 100%, sia in media che in valore assoluto.


Nella settimana precedente il 14 febbraio l’incidenza era arrivata a 258 casi ogni 100 mila abitanti, quasi il doppio rispetto alla media regionale di 136, e tale aumento si rifletteva sull'RT provinciale che toccava l'1.20, sulla base dei dati elaborati dell’Università degli Studi di Brescia, riportati dal quotidiano locale (il 5 febbraio la provincia di Perugia con un RT di 1,18 veniva dichiarata zona rossa);  tant'è che sia il Giornale di Brescia sia i siti locali segnalavano l'espansione della pandemia, ormai evidente in tutta la provincia dall'inizio di febbraio:

Peraltro pochi giorni prima, sempre sul quotidiano locale, erano arrivate le rassicurazioni dell'ATS provinciale, circa l'impennata di nuovi casi di febbraio:

https://www.giornaledibrescia.it/brescia-e-hinterland/impennata-di-contagi-nel-bresciano-sileo-referti-accumulati-1.3551161

Ciononostante in pochi giorni la variate Inglese è dilagata in tutta la Lombardia orientale, espandendosi anche verso Bergamo e convertendo a zona arancione rafforzata prima tutta la provincia, dal 23 febbraio, e poi tutta la regione dal 4 marzo, con il rischio evolvere a breve verso il rosso (oggi oltre 5 mila nuovi casi, con Brescia a 1114 poco meno di Milano).

Il caso di Brescia pone questioni simile a quelle sollevate per Ancona, in questa recente lettera al QS : http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=93165


P.S. Secondo l’ultimo Dpcm viene dichiarata la zona arancione con Rt sopra l’1 nel suo valore minimo, mentre si entra in fascia rossa con un Rt sopra 1.25 (sempre considerando il valore inferiore della “forchetta”). Per passare da arancione a giallo servono due settimane con Rt inferiore a 1.  Oltre alle nuove soglie RT per l’ingresso nelle fasce, bisogna guardare al tasso di incidenza.

Con il uovo Dpcm di Draghi dal 6 marzo nelle zone arancioni e gialle i presidenti delle regioni potranno disporre la sospensione dell'attività scolastica per via delle varianti e nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100mila abitanti nell'arco di 7 giorni.


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