giovedì 18 marzo 2021

Evoluzione settimanale della pandemia al 17 marzo

Evoluzione settimanale della pandemia

Nell'ultima settimana continua il trend in aumento dell'ultimo mese, segno di una diffusione generalizzata delle varianti:

  • i nuovi casi settimanali passano da +146942 a +158442
  • i ricoverati aumentano di 3635, e i degenti in TS sono +490
  • i decessi tornano a crescere con 2621 rispetto ai 2176 della scorsa settimana
  • i soggetti in isolamento domiciliare aumentano di quasi 48mila
  • in Lombardia l'incremento dei casi è in linea con quello nazionale
  • i tamponi superano i 2,3 milioni con una positività che sfiora il 7% 



        Andamento mensile e confronto tra prima e seconda ondata

I dati di febbraio indicano una riduzione di alcuni indici rispetto a gennaio, in particolare per quanto riguarda nuovi casi e i ricoverati; aumentano lievemente i degenti in TI e restano sempre elevati i decessi; riduce la percentuale di positivi sui tamponi eseguiti, per l'aggiunta dei tamponi rapidi ai molecolari, e resta stabile la letalità. 

Il trend delle prime due settimane del mese si è invertito nell'ultima, per effetto della diffusione delle diverse varianti che ha portato ad un incremento dell'incidenza e al conseguente cambiamento cromatico, dal giallo all'arancione, prima in numerose province e poi in alcune regioni dall'inizio di marzo.







Report della Protezione Civile: a 30 giorni



Confronto tra prima e seconda ondata





A grandi linee è possibile un confronto tra la prima ondata (marzo-giugno) e la seconda (settembre-dicembre) con l'avvertenza circa la sottostima dei casi registrati nella prima fase della pandemia, che inficia il raffronto statistico tra i principali parametri.

  • incidenza: è aumentata in modo considerevole in autunno (da 60 mila a 460 mila in media al mese) per la possibilità di eseguire il tampone in sede extra ospedaliera, era preclusa in primavera ai MMG, con la conseguente sottostima dei casi gestiti a domicilio e/o non denunciati, emersi nella seconda fase
  • tamponi: nonostante siano più che triplicati (da 1.347.000 a 4.488.000 in media al mese) la percentuale dei positivi è più del doppio (dal 4,4 al 10,2%), aumento parallelo all'incremento di nuovi casi
  • ricoveri: in rapporto all'incidenza i ricoveri sono notevolmente ridotti in autunno rispetto alla primavera mentre di riflesso sono aumentati i dimessi guariti e i soggetti in isolamento domiciliare: in primavera il picco si è avuto all'inizio di aprile con circa 29.010 e nella seconda ondata alla fine di novembre con 34.577.
  • terapie intensive: nonostante l'aumento dei nuovi casi il picco si è avuto in aprile con 3848 degenti e, nella seconda ondata, con quasi 4053 ricoveri all'ultima decade di novembre
  • dimessi guariti: passano da quasi 200 mila della primavera a 1.255.458 in autunno
  • isolamento domiciliare: l'elevatissimo numero di soggetti rimasti in isolamento domiciliare- con un picco di 800 mila in autunno rispetto agli 83 mila della primavera- dimostra la minor gravità dell'infezione e la prevalente gestione sul territorio dei nuovi casi rispetto al ricorso alla degenza
  • decessi e letalità: in numero assoluto i decessi delle seconda fase eguagliano quelli della prima ma sempre per l'elevato numero di nuovi casi si abbatte in maniera drastica la letalità che passa dal 14,4 al 2,1%.

Nel complesso, nonostante le critiche rivolte alla gestione territoriale del Covid-19, la medicina extra-ospedaliera ha diagnosticato e gestito, seppur in modo disomogeneo e poco coordinato, un numero considerevole di casi, mentre il sistema ospedaliero ha retto un impatto che, in termini di ricoveri e di degenze in terapia intensiva, è stato di poco superiore rispetto alla primavera. Grazie alla prescrizione dei tamponi i medici del territorio (MMG, CA e medici USCA) hanno fatto emergere la stragrande maggioranza dei casi e hanno seguito in prima persona la parte sommersa dell'incidenza, che in primavera era rimasta sotto-diagnosticata di 5 a 10 volte rispetto a quelli intercettati a livello ospedaliero. Il numero dei casi diagnosticati in autunno si colloca a metà circa di questa stima, con un andamento temporale dell'incidenza "piatto" rispetto al picco di marzo-aprile.

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