venerdì 14 ottobre 2022

L'equivoco delle AFT

Sono passati 10 anni dal varo della riforma Balduzzi e finalmente le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), previste dalla legge promossa dall’ex ministro del governo Monti, sono state recepite dall'ACN 2016-218 e dagli AIR che le stanno implementando. Come talvolta accade quando una buona legge, rimasta per anni nel cassetto, viene attuata con ritardo rischia di venire interpretata in modo forzato, se non lontano dagli espliciti intenti del legislatore.

E' il caso di svariate proposte locali, che vorrebbero trasformare le AFT in strutture di offerta, per la copertura h12 del territorio con la continuità assistenziale tra gli studi dispersi, o con una sede fisica di erogazione per intercettare una parte dei codici bianco/verdi che affollano in modo inappropriato le strutture di emergenza/urgenza.

Non si capisce come forme virtuali di aggregazione funzionale possano rappresentare un'alternativa credibile al PS quando l'esperienza del coordinamento degli orari di studio dei medici in rete non ha intercettato se non in minima parte i pazienti in alternativa al PS.

La riforma parla chiaro; per la legge le AFT sono “forme organizzative monoprofessionali che condividono in forma strutturata, obiettivi e percorsi assistenziali, strumenti di valutazione della qualità assistenziale, linee guida, audit e strumenti analoghi”. La  Balduzzi non prevede una sede fisica per le AFT e tanto meno un'organizzazione strutturata per erogare prestazioni assistenziali “esterne” alla forma organizzativa, ovvero rivolte alla popolazione di assistiti; come recita chiaramente la norma i compiti dell'AFT sono "interni" al gruppo di partecipanti, di chiara natura formativa, culturale e auto-valutativa della qualità, ad esempio dei PDTA delle patologie croniche. L'AFT non ha un profilo giuridico, non può quindi avere rapporti con società di servizi o Coop a fini organizzativi, tranne in caso di adesione o accordi individuali, come è personale il rapporto con l'ente pubblico.

Nelle AFT sarà possibile attuare una maggiore integrazione tra medici delle cure primarie e di continuità assistenziale, tramite coordinamento funzionale e collegamenti telematici per la condivisione delle informazioni, com'è accaduto dalla seconda ondata pandemica, ma non certo per promuovere ambulatori H12 come piccoli PS alternativi alle strutture di emergenza/urgenza. È irrealistico ipotizzare che il semplice coordinamento degli orari di studi medici sparsi in un territorio possa costituire un'alternativa valida al PS. Se mai saranno le Case della Comunità del PNRR a farsi carico di questo impegnativo compito, sull'esempio delle Case della Salute emiliano-romagnole che hanno ridotto di 1/4 circa codici bianco-verdi.

Le AFT hanno obiettivi culturali e di formazione sul campo, mentre per compiti assistenziali diretti alla popolazione la Balduzzi prevede una specifica forma organizzativa multiprofessionale, ovvero le Unità Complesse delle Cure Primarie o UCCP che “erogano prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l’integrazione dei medici, delle altre professionalità convenzionate con il Servizo sanitario nazionale, degli infermieri, delle professionalità ostetrica, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e del sociale a rilevanza sanitaria". 

Le UCCP contribuiscono alla "costituzione di reti di poliambulatoriatori territoriali dotati di strumentazione di base, aperti al pubblico per tutto l’arco della giornata, nonchè nei giorni prefestivi e festivi con idonea turnazione”. Si tratta di compiti specifici e ben definiti che nulla hanno a che vedere con quelli delle AFT.

Quindi le Aggregazioni Territoriali, lungi dall'inserirsi in modo organico nel sistema di offerta sanitaria sul territorio, rappresentano l'occasione per riunire i MMG single, favorire il confronto tra pari sulle pratiche superando il tradizionale isolamento della categoria; a partire dalle AFT sarà possibile costruire e coltivare quella comunità professionale e di formazione continua dell'assistenza primaria che costituisce il principale gap della MG italiana rispetto al resto del continente. 

Le AFT potranno costituire l'ossatura culturale per la gestione condivisa della cronicità, che già di per sè comporta un notevole impegno professionale e che la diffusione della tecnologia di primo livello potrà migliorare. Sempre in sede di AFT si potranno realizzare due rilevanti funzioni sistemiche nell'ambito della valutazione della qualità dell'assistenza alla cronicità: l'accountability, ovvero la rendicontazione del processo di monitoraggio delle patologie, e il bench-learning vale a dire il confronto tra le buone pratiche realizzate a livello distrettuale o di ATS, finalizzato all'apprendimento e all'innovazione organizzativa. Obiettivi ben più ambiziosi del semplice coordinamento degli orari degli studi per intercettare qualche codice bianco, che peraltro si è dimostrato inefficace.

Secondo il pedagogista Etienne Wenger, principale esponente del filone di studi in questo settore, la comunità di pratica (CdP) è un sistema auto-organizzato, che aggrega gruppi omogenei di lavoratori, sia a scopo di apprendimento continuo che di sviluppo professionale. La CdP può aver sede in un luogo fisico, ad esempio una divisione ospedaliera, ma può essere anche virtuale, nel qual caso sono le comunicazioni tra i suoi membri che mantengono la coesione e l’identità del gruppo. 

Le AFT possono diventare la palestra sociale per coltivare la CdP dei medici del territorio, sia con momenti periodici di interazione in presenza (audit, formazione sul campo etc..) sia utilizzando strumenti di comunicazione come le reti professionali, mailing list, gruppi Facebook etc. Ciò che conta è la chiarezza programmatica circa i compiti e le funzioni per aggregare i MMG e sviluppare queste nuove forme organizzative. Che fino ad ora purtroppo è mancata...

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