sabato 10 giugno 2017

Il codice di priorità inappropriato può trascinare in tribunale il professionista sanitario

Con l’introduzione della ricetta elettronica sono cambiati anche criteri di priorità delle prestazioni, passando da due a quattro. Ha destato dubbi interpretativi il Codice U (Urgente) in relazione alla dicitura presente sul pro-memoria cartaceo della richiesta, che recita: "NEL PIU' BREVE TEMPO POSSIBILE O, SE DIFFERIBILE, ENTRO 72 ORE"; la scadenza dei tre giorni per l’esecuzione della prestazione era già prevista dal cosiddetto "bollino verde”,  vigente in Lombardia dall’inizio del secolo, che tuttavia ha poco a che fare con la necessità di eseguire un esame “nel più breve tempo possibile”. Chi decide, in base a quale valutazione clinica e/o rischi medico-legali se la prestazione deve essere eseguita in poche ore piuttosto che differita di 1-3 giorni?

L'ATS, interpellata in proposito dai medici, non ha risolto i dubbi in quanto si è limita a ribadire 
semplicemente che la prestazione Urgente deve essere espletata entro 72 ore dal momento della prenotazione, che deve essere fatta entro 48 ore dalla prescrizione del curante” ( http://curprim.blogspot.it/2016/11/codice-di-priorita-urgente-tra.html )La posizione dell’ente pubblico non scioglie l’ambiguità della dicitura del pro-memoria cartaceo: l'espressione "Nel più breve tempo possibile" infatti connota chiaramente una richieste di prestazione da erogare nelle strutture di emergenza/urgenza nell’arco di alcune ore fino a 24; altra cosa è l'urgenza differibile, abitualmente instradata ed espletata nelle strutture ambulatoriali "ordinarie" in 1-3 giorni, previa prenotazione allo sportello o tramite telefonata al CUP.

A complicare il quadro normativo arriva una sentenza della Cassazione (https://app.box.com/s/onbdith5i6dsgsxv2ckx4txcfh9woppr) sulla scorretta attribuzione del codice cromatici del triage in PS, che è destinata ad influenzare anche l’utilizzo dei codici di priorità della ricetta, assimilabili ad una sorta di triage territoriale sulle prestazioni ambulatoriali. La sentenza riguarda il caso di un'infermiera addetta al triage che, all'arrivo in PS di un paziente, aveva erroneamente assegnato il codice verde invece di quello giallo, con conseguente ritardo diagnostico risultato fatale per il malcapitato. In sostanza secondo i giudici della suprema corte in caso di errore “cromatico” si configura il reato di omicidio colposo, qualora il paziente a causa di un codice inappropriato non venga curato correttamente e per tempo.

Chiunque abbia esperienza pratica di medicina del territorio sa che esiste una sostanziale differenza tra le due formulazioni della priorità Urgente, non solo in termini burocratico-amministrativi. L’utilizzo di una delle due diciture deriva da una valutazione clinica e di appropriatezza temporale della prescrizione: l'esempio paradigmatico è il sospetto di sindrome coronarica acuta, che necessita di immediati accertamenti clinico-specialistici in PS, ovvero nel più breve tempo possibile, e non certo di un semplice ECG differito di 24-72 ore in un poliambulatorio extra-ospedaliero.

Alla luce della  sentenza della cassazione l’ambiguità semantica del Codice Urgente risulta ancor più evidente; il rischio di ritardare l’esecuzione di un accertamento diagnostico "salva-vita", a causa di un’interpretazione inappropriata del carattere Urgente della prescrizione, potrebbe comportare sia un pregiudizio per la salute dell’assistito sia esporre il medico ad una denuncia per malapratica. 

Ancora una volta è la pratica a suggerire le modalità corrette, in relazione al sospetto diagnostico, per garantire l’appropriatezza temporale ed organizzativa di accertamenti o visite specialistiche Urgenti, onde evitare che un esame da eseguire nel più breve tempo possibile, ovvero nell’arco di poche ore, venga invece posticipato di 1-3 giorni.

In buona sostanza è il contesto organizzativo che connota e "incorpora" nel processo l'appropriatezza temporale della prestazione: la richiesta di un accertamento Urgente in regime ambulatoriale ordinario equivale alla tempistica del "bollino verde" (differibilità fino a 72 ore) mentre per ottenere la stessa prestazione "nel più breve tempo possibile" si impone l'obbligo dell'invio in PS. Ecco quindi alcune semplici regole per prevenire ogni equivoco sul carattere urgente di un esame o di una visita specialistica, nel senso del più breve tempo possibile:

Richiedere una Ricovero URGENTE in PS, sia con ricetta cartacea che dematerializzata
Richiedere una Visita specialistica con Urgenza su ricetta rosa e compilata a penna (evenienza comune al domicilio del paziente)
Richiedere una valutazione Urgente in Pronto Soccorso utilizzando il ricettario personale
Richiedere una visita con priorità Urgente utilizzando la ricetta dematerializzata, ma evidenziando "nel più breve tempo possibile" e/o inserendo la stessa dicitura nello spazio del quesito diagnostico (opzione più rischiosa).

Questi suggerimenti sono prioritariamente rivolti alla tutela etica e deontologica degli assistiti e, nel contempo, alla prevenzione del rischio medico-legale per il medico curante.

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