mercoledì 7 febbraio 2018

La gente non si fida dei medici di base e quindi si rivolge al PS....

Daniela Minerva, direttore dell’inserto Salute de La Repubblica, nell’editoriale della scorsa settimana cita una ricerca dell’AIOP dalla quale si evince che la gente preferisce rivolgersi ad uno specialista privato (il 59,2%) o al pronto soccorso (il 43,9%) per “avere accesso ad accertamenti diagnostici e/o ricoveri”. Così i cittadini invece che “ricorrere ai medici di base, alle case della salute, alle Asl senza andare in ospedale” […] ”fanno proprio il contrario: usano l’ospedale come canale d’accesso all’ospedale stesso”. Un disastro che segnala la “caduta di fiducia nei confronti dei medici di base” e dimostra che “l’obiettivo della territorializzazione non è affatto perseguito e nemmeno in parte realizzato”. Ecco quindi perché, assieme allo smantellamento degli ospedali, “nessuno assiste più i malati”.

E’ curioso come certi giornalisti si rendano conto nel 2018 dello squilibrio tra domanda e offerta e degli effetti perversi delle liste d’attesa. Da anni diciamo che le case della salute, l’H24 e le aggregazioni territoriali non costituiscono un'alternativa all'ospedale e in particolare all'offerta tecnologica del PS, dove vengono fornite prestazioni a iosa e “in tempo reale”, senza trafile burocratiche, senza mezze ore perse al telefono per le prenotazioni, senza tempi d'attesa di mesi come nelle strutture ambulatoriali e, soprattutto, senza costi proibitivi per i tickett. Naturalmente è colpa della sfiducia e della (sottintesa) scarsa professionalità dei medici di base se basta aspettare pazientemente qualche ora di triage per avere visite ed esami che negli poliambulatori extraospedalieri richiedono settimane o mesi di attesa. Da decenni è risaputo che la pronta offerta di prestazioni gratuite è un formidabile incentivo che induce e attrae una domanda orfana di sbocchi alternativi in altri servizi.

Ecco quindi la sorprendente conclusione della giornalista: la gente preferisce andare in PS o dallo specialista privato piuttosto che rivolgersi al MMG! Come se in queste settimane di epidemia influenzale, con un picco che non si registrava da decenni, gli studi sul territorio fossero sguarniti di medici, occupati a fare i propri comodi invece che visitare la gente! Per non parlare della carenza di generalisti sul territorio, per il pensionamento della generazione della riforma 833; la mancata programmazione del ricambio rischia per davvero di lasciare nei prossimi anni milioni di italiani senza assistenza sul territorio. Ma è probabile che i diretti interessati nemmeno se ne accorgeranno, dal momento che già ora “nessuno assiste più i malati”.

L’altra scoperta della Minerva è l'utilizzo degli specialisti per accedere all'ospedale, in alternativa alla medicina generale. Da un secolo il sistema si è avviato sulla strada della specializzazione, dell'iperspecializzazione e della divisione del lavoro, all'insegna di quella che i sociologi nel loro gergo definiscono differenziazione funzionale. La tecnologia amplifica queste tendenze e detta l’agenda della differenziazione, che si concretizza con l'introduzione di strumenti diagnostico-terapeutici a cui si aggregano i professionisti, in modo dire ancillare e quasi parassitario. Ergo per accedere alla tecnomedicina si deve ricorrere alla mediazione del professionista, che co-evolve con la tecnologia, e di conseguenza aumenta la domanda e il ricorso alle consulenze specialistiche.

Ovviamente il generalista, non-specialista per eccellenza, è tagliato fuori da questa evoluzione perchè lavora "a mani nude", vaso di coccio del sistema. Da qui la crescente richiesta della gente di “fare tutti gli esami” e di "andare dallo specialista", perchè è rassicurante, autorevole e promette di dominare l'incertezza grazie al suo sapere/potere tecnico. In questo scenario, nonostante l'enfasi retorica sul'olismo sul suo ruolo centrale, quello del MMG rischia di rivelarsi in un compito impossibile, con l’aggravante di essere visto dalla gente come un burocratico trascrittore delle prescrizioni specialistiche - non di rado in violazione di Note AIFA, Lea, indicazioni terapeutiche etc. ma rivendicate come atto dovuto per via dell'aurea che emana dalla prescrizione specialistica. Insomma il MMG si trova tra due fuochi: regole prescrittive e una burocrazia soffocante da un lato e pretese di alcuni pazienti dall'altro. In caso di diniego poi c’è sempre la ricusazione a portata di mano!

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