domenica 17 novembre 2019

Presa in Carico in Lombardia: è tempo di bilanci...

Difficile valutare l’efficacia della riforma, a quasi 2 anni dal varo e ad un anno dal suo termine, in assenza di una quantificazione pubblica degli obiettivi ipotizzati in termini di arruolamenti attesi al momento dell'approvazione. Va da sè che il numero di adesioni alla riforma è la precondizione per incidere in modo significativo sulla qualità di vita e sugli esiti clinici di una coorte eterogenea di pazienti che supera 1/3 della popolazione.

Due sono le previsioni pubbliche sulle adesioni previste dai policy maker: la prima è solo un'auspicio formulato da un sito informativo milanese, che a giugno 2018 titolava: "Primi risultati della riforma della presa in carica dei malati cronici in Lombardia. Malati cronici, i primi numeri: la Regione vuole 1 milione di aderenti entro il 2018".
La seconda è più attendibile, ed è stata formulata il 30 ottobre 2018 dall’Assessore regionale, all’indomani dell’accordo tra Regione e Federazione regionale degli Ordini per l’adesione dei MMG in forma singola “Gli MMG/PLS che invece hanno aderito al processo di presa in carico dei pazienti cronici sono circa il 50% a livello regionale. Grazie al supporto degli MMG, contiamo di arrivare a 500.000 pazienti presi in carico entro la fine del 2018".  (https://www.quotidianosanita.it/lombardia/articolo.php?articolo_id=67374)

Ecco l'andamento delle adesioni alla PiC nel biennio 2018-2019


N. di attivazioni della PiC
(in % su 3.057.519 di lettere)
N. di PAI redatti
(in % rispetto alle lettere)
Al 5/6/2018
257.998 (8,4%)
140.724 (4,6%)
Al 29/10/2018
293.697 (9,6%)
183.307 (6,0%)
Al 12/2/2019
310.287 (10,1%)
 215.455 (7%)
Al 30/9/2019
326.473 (11,2%) 
 247.000 (8%) 

Al 30 settembre 2019 secondo dati ufficiosi le attivazioni del percorso di PiC erano 326.473 (+11,2% rispetto ad ottobre 2018) mentre il numero di PAI compilati è aumentato del 34,7% rispetto allo stesso periodo, passando dal 6% all’8% degli oltre 3 milioni di cronici arruolabili. In sostanza a 11 mesi dall'accordo tra Regione e Federazione regionale degli Ordini, che ha introdotto la figura del MMG aderente alla PiC in forma singola, il numero dei PAI è passato da 183.307 a circa 247000. Con il ritmo di adesioni registrate nel II quadrimestre del 2019 difficilmente si supererà la soglia dei 300 mila PAI a fine anno.

Il dato più significativo riguarda i PAI compilati dai CM ospedalieri: a fine ottobre 2018 su 183.307 Piani Assistenziali registrati i MMG ne avevano redatti 174.587 mentre erano meno del 5% quelli degli CM Ospedalieri, vale a 8720. Il percorso di adesione registra un maggior numero di abbandoni tra chi contatta un Gestore ospedaliero, specie privato, rispetto al MMG. La percentuale di adesioni è correlata a due variabili: il numero di MMG partecipanti alla riforma nelle varie ATS (le ATS in cui si registra il minor numero di arruolamenti sono quella di Pavia e Brescia) e l’adesione dei pazienti al progetto CReG fino al 2017 (Chronic Related Group) precursore della PiC e confluito nel 2018 senza soluzione di continuità nella riforma.

Come valutare questi dati? Fino ad oggi, anche per la mancanza di informazioni dettagliate, il dibattito pubblico sui risultati pratici e sul futuro della PiC è praticamente fermo, in attesa che a fine anno vengano divulgati i dati aggiornati a 2/3 del percorso della riforma triennale, varata nel gennaio 2017 ed entrata nella fase operativa l'anno successivo.

3 commenti:

  1. La scarsa (direi queasi nulla) adesione dei medici ospedalieri al progetto di presa in carico dipende in parte dalla confusione del ruolo di clinical manager (che si sovrappone a quello del MMG) e dalla scarsità di risorse messe in campo. Infatti nessuna azienda ospedaliera ha investito nella formazione/creazione di figure ad hoc (e qualdo è stato fatto le risorse erano talmente risibile che non hanno portao a nessun risultato) e quindi le risorse sono sottratte alle attività ordinarie.

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  2. Caro Beppe, vorrei farti una considerazione sui medici aderenti: tanti come me hanno aderito alla fase iniziale convinti dai loro rappresentanti sindacali e da quella che io chiamo l'intellighenzia dei medici bresciani a parte te che sei un libero pensatore. Molti come me dopo aver fatto 7-8 PAI hanno desistito per le oggettive difficoltà dei vari software, e hanno capito che il loro lavoro e tempo valeva molto di più dei miseri 10 euro proposti e ora anche se la cifra è aumentata ritengono che il gioco non vale la candela. Abbiamo fatto da tester a programmi lanciati in fretta con molte tare e intoppi,che richiedeva un sacco di tempo e non era semplice come promisero i vari promotori delle Coop che bastava cliccare un pulsante e usciva il PAI!!! Ora anche i programmi sono stati semplificati,ma quando si è scottati una volta si rimane lontano dal fuoco...Quindi ci sono tantissimi colleghi come me che figurano nel numero degli aderenti delle varie Coop ma senza la minima intenzione di fare nuovi PAI ne di rinnovare altri, solo in attesa che forse diverranno obbligatori, ma sostanzialmente inattivi. È questo il numero che bisognerebbe conoscere per capire il vero flop della PIC lombarda!!! Così come sarebbe interessante conoscere le percentuali dei medici aderenti alle 3 proposte del governo clinico da cui trarne utili considerazioni. Da una mia sensazione sentendo i colleghi a me vicini la maggioranza ha scelto gli screening oncologici, altri le vaccinazioni e in pochi i PAI. Roberto Richiedei mmg a Gardone VT

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  3. Grazie Roberto per la testimonianza. Purtroppo le informazioni a cui accenni non sono accessibili come del resto quelle dettagliate sugli arruolamenti; dal mese di marzo vige una sorta di balck-out informativo sulla riforma. Sappiamo solo che gli abbandoni dei colleghi ci sono già stati: nell'ATS di Brescia al settembre 2019 si erano ritirati dalla PiC il 12% dei medici che avevano aderito un anno prima. Anch'io conosco colleghi che dopo aver compilato con grande difficoltà e perdita di tempo una ventina di PAI hanno gettato la spugna; d'altra parte i dati degli arruolamenti confermano la situazione di stallo, in gran parte dovuta alla necessità di rinnovare ogni anno il PAI. Le procedure sono migliorate rispetto ad un anno fa ma senza il rinnovo automatico del PAI la riforma non decollerà. Basta immaginare questo scenario: ammettendo che ogni medico incrementi del 10-20% i PAI rispetto all'anno precedente, raggiungendo percentuali > 50% l'anno successivo dovrà ricominciare da capo con la redazione dei PAI stessi, cioè 50% di rinnovi + un altro 10% di nuovi PAI e così via degli anni successivi....un'impresa titanica che farebbe invidia a Sisifo! Il PAI può e deve essere modificato quando è necessario per via dell'evoluzione clinica, per complicanze, per eventi intercorrenti etc.. e non per il solo fatto che è scaduto senza che la situazione sia cambiata. Il tacito rinnovo e la revisione al bisogno, per un adattamento alle situazioni contingenti, è la formula che può garantire la flessibilità necessaria per seguire il decorso delle patologie croniche sul medio-lungo periodo, più degli schemi prefissati e delle rigide scadenze stabilite a priori.

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