martedì 7 settembre 2021

IPOTESI DI RINNOVO DELL' ACN IN VISTA DEL PNRR

1-Far diventare subito MMG/PLS dipendenti del Ssn, ipotesi che sconta varie criticità, a partire da quella economico/finanziaria e previdenziale. Si pensi per esempio ai medici che hanno investito risorse nel proprio studio, per non parlare della sorte dei collaboratori di studio.

2-La possibilità per i MMG di passare alla dipendenza, opzione che potrebbe interessare soprattutto ai giovani professionisti in via di inserimento, mentre il massimalista prossimo alla pensione potrebbe mantenere il proprio studio. L’idea è quella di creare una sorta di doppio binario per favorire un graduale passaggio alla dipendenza.

3-Introduzione di forme di accreditamento per la gestione delle Case della Comunità, con il privato profit o no-profit (COOP) che potrebbe entrare nella conduzione diretta delle strutture territoriiali, per una sorta di esternalizzazione dell'intera organizzazione sociosanitaria.

COMMENTO

1-ipotesi improbabile e improponibie: troppi i rischi di scompenso, di tenuta economica e previdenziale del sistema. Il giorno successivo alla pubblicazione della riforma in GU lo stato dovrebbe dotare 60mila professionisti di locali idonei, attrezzati con PC, arredamento, strumentazione standard, auto aziendale, assicurazioni varie etc. con costi e problemi logistici proibitivi.

2-ipotesi più probabile perché il completamento delle CdC andrebbe avanti in parallelo con il ricambio generazionale quinquennale, anche se solo a fine quinquennio saranno disponibili tutte le CdC necessarie, se tutto andrà per il verso giusto.

3-ipotesi poco probabile nell'immediato perché presuppone il funzionamento a regime di tutta la rete di CdC da affidare ai Gestori esterni. Per di più configura una soluzione antitetica al passaggio alla dipendenza, vale a dire una tipica esternalizzazione, con immancabile precarietà per medici ed infermieri reclutati a rapporto orario e con partita Iva.

Tutte le ipotesi devono fare i conti con un problema non da poco: nessuna delle tre può garantire la copertura di tutto il territorio nazionale, con l'attuale previsione di CdC, senza abbandonare 1/3 della popolazione che vive in comuni inferiori a 15mila abitanti e naturalmente rinunciando alla copertura attuale garantita dalla MG dei single o dei piccoli gruppi. Non è esaltante come risultato di una riforma epocale, con buona pace dell'accessibilità, della medicina di prossimità, dell'equita dell'accesso, della copertura delle zone disagiate, dell'univerasalita' del SSN, della lotta alle disuguaglianze di salute tra i territori, tutte solenni dichiarazioni di principio di cui è infarcita la politica sanitaria da venti anni a questa parte. 

Si possono facilmente immaginate le reazioni degli abitanti dei paesi che resteranno senza assistenza medica, cioè cittadini di serie B abbandonati a se stessi, dopo tutte le altisonanti dichiarazioni e assicurazioni di cui sopra fatte in questi anni da politici in cerca di consenso. La situazione ideale per non essere rieletti in parlamento o in consiglio regionale da parte del politico locale che dovrà fronteggiare le immancabili proteste campanilistiche quando, magari a distanza decine di km, verrà inaugurata una CdC.

L'ipotesi più probabile resara la 2 anche se non mancano incertezze e rischi riguardo ai tempi per le modifiche legislative necessarie e ai problemi pratici: ad esempio che soluzioni logistiche potrebbero essere adottate, in attesa del completamento dell CdC, nel caso in cui un buo numero di MMG decidesse di passare subito alla dipendenza?

Solo con un pluralità e varietà di nodi il network siciosanitario territoriale, oltre il modello semplificato Hub&Sopke, può adattarsi alla varietà dei contesti socioeconomico e geodemografici, dal medico single al micro team, dalla medicina di gruppo alla CdC. È strano che questa banale affermazione non venga presa in considerazione, come invece meriterebbe, dai decisori politici.

P.S. Secondo lo schema analitico delle decisioni di policy la prima ipotesi configura una soluzione radicale, di tipo drastico e paradigmatico, che richiedera l'ennesima riforma sanitaria dai tempi ed iter non scontati, mentre la seconda appare di tipo incrementale, ovvero finalizzata ad introdurre un cambiamento progressivo, a "spizzico" a partire dalla situazione data.

Proviamo a fare 4 conti sulle implicazioni logistiche del passaggio generalizzato alla dipendenza degli attuali medici convenzionati. Nelle CdC che saranno a regime tra 5 anni - quando in ER ci sono voluti 10 anni per costruirne 200 ovvero 2/3 del fabbisogno - dovranno trovare posto circa non meno di 60mila professionisti sanitari del territorio tra medici ed infermieri delle cure primarie e specialisti ambulatoriali (in una CdC da 45mila abitanti graviteranno non meno di 40 operatori sanitari di base, più un numero imprecisato di specialisti ambulatoriali e dipendenti ATS di area igienistica, organizzativa ed amministrativa).

Tenuto conto che le previsioni sul numero delle strutture finanziate dal Pnrr vanno da 1300 circa ad un numero doppio e che ogni CdC sarà dotata, secondo lo standard del Pnrr, di una decina di locali per le consultazioni di Mmg, Pls, Mca, infermieri e specialisti vari - senza considerare i collaboratori e gli infermieri di studio dei Mmg  che rischieranno il licenziamento - al massimo potranno trovare posto, con un calcolo ottimistico, da 15 a 30mila professionisti. E tutti gli altri dipenfenti dove verranno sistemati? Lavoreranno da casa in telemedicina? 

Che senso ha questa assunzione di massa quando è stata da poco inserita la figura dell'infermiere di famiglia, con approvazione generale, a rapporto libero-professionale orario. A questo punto pure loro passeranno alla dipendenza ed entreranno a pieno titolo nelle CdC: dove verranno sistemati? Alla fine CdC hub da 45mila abitanti saranno la riedizione dei poliambulatori Inam o poco più, altro che potenziamento del territorio.

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