sabato 24 dicembre 2022

La solitudine del medico del territorio

L’ultracentenaria storia sociale del medico del territorio è centrata sulla relazione diadica medico-paziente, in un’aura libero-professionale individualistica, con una debole identità culturale e una posizione marginale nell’organizzazione sanitaria ed estranea alle istituzioni accademiche.

Nell’ultima decade si è avviata una nuova fase riformatrice a partire della legge Balduzzi del 2012, che si proponeva di favorire tra i medici di medicina generale nuovi legami organizzativi, di tipo monoprofessionale e dal basso con le Aft – aggregazione funzionale territoriale, e multiprofessionali dall’esterno con le Uccp – Unità complesse di cure primarie. La pandemia ha fatto emergere annosi ritardi e inadempienze in questo processo, che ora la “Missione 6” del Pnrr dovrebbe compensare con le case e gli ospedali di comunità, che promettono un cambio di paradigma promuovendo lo sviluppo della comunità di pratica del territorio e la sua piena integrazione nella rete sociosanitaria.

Se l’isolamento fisico e relazionale del medico del territorio sembra avviato a soluzione. Ma c’è un’altra faccia della solitudine del medico del territorio non meno problematica, quella “epistemica”...
 

Nessun commento:

Posta un commento