domenica 8 ottobre 2023

Dipendenza o convenzione? Le prospettive dopo il congresso nazionale FIMMG

Lo stato di disagio ed incertezza dei MMG circa il loro futuro è grande ed in grado di produrre una  destabilizzazione della rete territoriale per il divario tra uscita pensionistica, sempre più anticipata, e l’insufficiente ricambio generazionale; il gap è destinato ad ampliarsi nei prossimi anni fino a diventare l’ennesima emergenza annunciata, avviata alla cronicizzazione. 

In attesa dei dati sul numero di domande arrivate per il prossimo Corso di formazione triennale, si calcola che milioni di italiano resteranno senza assistenza nei prossimi anni, in corrispondenza con il picco di pensionamenti del 2024-2025. 

La proposta “terapeutica” avanzata nell’ultimo triennio prevede la combinazione tra specializzazione, accettata da tutti i sindacati, in sostituzione dell’attuale formula del Corso regionale, e passaggio al rapporto di lavoro subordinato, avversato dal principale sindacato di categoria ma propugnato da un’ampia alleanza trasversale di associazioni con in prima fila settori giovanili. Sul piano logico e progettuale l’avvio del corso specializzazione dovrebbe essere la conditio sine qua non per poi procedere all’assunzione dei futuri specialisti in Medicina Generale.

Tuttavia a distanza di un anno dall’insediamento del nuovo governo, nonostante ripetute dichiarazioni favorevoli come quelle del ministro al recente congresso FIMMG, non è ancora disponibile un progetto di transizione tra il Corso regionale in esaurimento e implementazione della futura scuola di specializzazione. E’ probabile che il completamento di un’operazione del genere possa richiedere non meno di un triennio, coincidendo con la fase acuta della carenza di generalisti nelle zone più disagiate, per effetto del ricambio generazionale mal gestito, senza contare l’impegno finanziario necessario per la complessa transizione da un assetto formativo e giuridico all’altro.

Il passaggio alla dipendenza consentirebbe di conseguire tre obiettivi per altrettanti vantaggi professionali, fortemente rivendicati dall’area giovanile della categoria - in cambio di una spinta all’integrazione nel sistema, accentuazione del controllo gerarchico e riduzione dell’autonomia gestionale - vale a dire:

·         maggiori tutele e diritti, tipici della dipendenza, come malattia, ferie, tredicesima, assicurazioni, congedi, TFR etc.

·         il disinnesco del ricatto della revoca, collegato al meccanismo di scelta/revoca ed utilizzato da una parte di pazienti come arma di pressione per ottenere vantaggi indebiti

·         sul piano organizzativo la delega in toto al SSN della gestione infrastrutturale, amministrativa e dei fattori produttivi (locali, attrezzature, mezzi di trasporto, utenze, collaboratori etc..).

 

Dal congresso nazionale della FIMMG sono venute alcune proposte per uscire dall'impasse in cui si trova la medicina del territorio. La posizione sindacale è di netta contrarietà alla prospettiva della dipendenza e di rilancio della formula convenzionale, nel tentativo di conservare l’attuale autonomia e l’assetto ibrido dell’ACN, a metà strada tra libera professione e dipendenza. Il professionalismo a cui fa riferimento questa posizione, si propone come terza via tra burocrazia statale e gli spiriti animali del libero mercato; tuttavia dall’inizio del secolo la versione classica del professionalismo è stretta nella morsa soffocante dei due poteri che ne hanno eroso il ruolo sociale e messo in crisi l’originaria alternativa etica e deontologica individuale alle due forze sociali egemoni del mercato e dello stato. In questo scenario evolutivo la medicina convenzionata è il comparto del SSN che più ha sofferto delle contraddizioni tra logiche mercantili e di controllo burocratico-amministrativo. Il passaggio alla dipendenza segnerebbe il definitivo tramonto del professionalismo vecchia maniera, come terza via di fuga dall’assedio dei due poteri concorrenti.

 

La controproposta sindacale si gioca su due piani. Da un lato con il ruolo imprenditoriale edilizio del medico, che si dovrebbe concretizzare nel progetto di finanziamento delle case della salute Spoke da parte dell’ENPAM, dai contorni ancora poco chiari, in chiave sussidiaria dopo il ridimensionamento della rete di case della salute Hub, a causa dell’aumento dei costi di edificazione rispetto ai 2 miliardi stanziati dal PNRR. Trasformare il medico convenzionato in un imprenditore di se stesso, e a maggior ragione di una forma associativa, significa aderire ad una logica di mercato che è esclusa a priori dallo status giuridico parasubordinato dell'ACN. Basta pensare alla rigidità della quota capitaria e delle varie indennità, stabilite a livello nazionale e adeguate con grande ritardo dagli ACN rispetto all'inflazione, e la libertà d'impresa del vero libero professionista che può adeguare a propria discrezione l'offerta organizzativa e le tariffe delle prestazioni all'evoluzione del mercato, dei costi, della domanda etc.. Ha un sapore paradossale la proposta di medico imprenditore, con le incertezze e i rischi della concorrenza mercantile, a fronte delle legittime richieste di maggiori tutele e garanzie del lavoro. Se l'ENPAM voleva scendere in campo per sostenere le difficoltà della categoria poteva sopperire autonomamente ad alcune delle carenze normative dell'ACN, ad esempio sul fronte della tutela della malattia e degli infortuni con coperture più adeguate.

 

Dal versate prettamente sindacale è venuta la proposta di riconoscimento dell’ “Aft come soggetto mono-professionale medico, capace di erogare prestazioni sanitarie e di caratterizzarsi come forma giuridica di interesse sociale e pubblico” (si veda il PS). In sostanza la Fimmg candida le AFT, ad amministrare i servizi territoriali per conto dell’appaltatore SSN, dopo la relativa gara per l’assegnazione dell'incarico. In pratica però ben difficilmente le Aft saranno in grado di vinvere la concorrenza se non appoggiandosi alle Cooperative di emanazione sindacale, come principale gestore sia degli studi dei medici singoli o associati sia delle Case della Comunità Hub e Spoke.

Tuttavia per ottenere l'appalto AFT e delle CdC le Coop dovranno vincere la relativa gara destinata ad esternalizzare la gestione, affrontando la concorrenza di società del settore nelle singole regioni. Visto l'impegno manageriale e finanziario necessario per amministrare organizzazioni complesse come CdC Hub dovranno trovare sinergie con alcune delle grandi società private di servizi, disponibili ad allearsi e condividere rischi e guadagni. Insomma sono ancora molte le incognite soprattutto sui tempi e sui modi, prima che vengano ufficializzate ed entrino in azione le nuova AFT imprenditrici con relativo management.

In teoria questa soluzione potrebbe essere coerente con una versione rinnovata del professionalismo, in chiave organizzativa e comunitaria. Per ora si tratta solo di proposte dai contorni indefiniti, che necessitano di essere recepite nell’annunciata (ennesima) riforma della medicina territoriale, che il governo dovrebbe varare nel 2024. Ad ogni modo si annuncia una lunga e complessa fase di transizione verso un assetto futuro della MG quanto mai problematico, incerto e dagli esiti aleatori, che non incentiva di certo la vocazione dei neo laureati e disincentiva la propensione all'uscita anticipata dei pensionandi.

 

P.S. DALLA RELAZIONE DI SCOTTI al congresso Fimmg.

L'Aft «diventerebbe soggetto contrattuale nella organizzazione complessa, sia per erogare servizi aggiuntivi rispetto alle attività ordinarie previste per il singolo studio medico, sia per rapportarsi con le attività previste nelle Case di Comunità Hub e Spoke. Serve uno strumento normativo e contrattuale che dia forma alla Aft come soggetto mono-professionale medico, capace di erogare prestazioni sanitarie e di caratterizzarsi come forma giuridica di interesse sociale e pubblico.

Nel bivio tra l'isolamento professionale e l'integrazione multi-professionale dovremo implementare il valore di un lavoro di equipe che, definendo correttamente ruoli, relazioni, competenze, crei un effetto amplificativo di funzione per tutti i professionisti sanitari partecipanti»

 

Nella relazione non viene detto esplicitamente ma è sottiteso che difficilmente le AFT, in quanto soggetto giuridico di interesse sociale pubblico, avranno difficoltà a svolgere in proprio l'erogazione di servizi per conto del SSN ed a maggior ragione di gestire strutture multiprofessionali complesse come le CdC Hub/Spoke per conto del SSN appaltatore. Sarà necessario per le AFT rivolgersi alle Cooperative collegate ai sindacati per poter garantire i servizi compresi nei contratti sottoscritti con SSR, come accaduto in Lombardia con i medici che si sono associati ad una delle Coop divenute "gestore" accreditato della PiC.

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