lunedì 23 giugno 2025

Case della Comunità: tra il dire e il fare c'è di mezzo....l'implementation

Il collega Claudio Maffei sul Quotidiano Sanità ha ben descritto quanto conta la path dependance delle policy regionali - in negativo (Lombardia) e in positivo (Emilia Romagna) - per lo sviluppo di una capillare rete di Case ed Ospedali di Comunità (CdC e OdC). Il termine path dependence dell’organizzazione sanitaria territoriale (dipendenza dal percorso) è un concetto che rende conto di come le scelte passate, anche se non più ottimali, influenzano e vincolano le scelte presenti e future, rendendo difficile introdurre cambiamenti radicali o in alternativa facilitandoli, come nel caso della Case della Salute Emiliane, esito di pregresse politiche quindicennali che hanno favorito la loro rapida trasformazione in Case della Comunità. 

Invece non è semplice invertire in pochi anni policy top down basate su scelte ospedalo-centripete trentennali, come quelle che hanno imprintato ad esempio la riforma della Presa in Carico della cronicità in Lombardia, che prevedeva il trasferimento dei cronici dal territorio al nosocomio.

Come dimostra la vicenda della missione 6A del Pnrr, in molte regioni non bastano gli interventi edilizi per lo sviluppo della rete sociosanitaria integrata, ovvero senza la promozione della crescita dal basso o bottom-up che faccia leva sulle risorse professionali latenti e in passato trascurate, a favore di scelte ospedalo-centriche che hanno portato all'abbandono del territorio, emerso con evidenza in alcune regioni con la pandemia da Covid-19, ed ora risporposte dai governatori che si battono per il passaggio alla dipendenza dei medici convenzionati. 

Si profilano a livello regionale, ad un anno dal termine del Pnrr, i diversi gap che caratterizzano l'implementazione del Piano, deliberato in sede comunitaria ed attuato dal DM77. Il termine implementation gap nelle policy pubbliche si riferisce allo scarto tra ciò che una politica intende realizzare (le decisioni prese a livello normativo o programmatico in modo spesso astratto dal contesto) e ciò che effettivamente accade nella pratica, durante la sua attuazione situata a livello locale. In altre parole, anche se una politica è ben progettata e dettagliata ex ante, può incontrare ostacoli nella sua implementazione in itinere che ne compromettono l'efficacia e gli esiti complessivi, valutati ex post. Questi ostacoli possono includere:

  • mancanza di risorse (finanziarie, umane, tecniche);
  • resistenze burocratiche o politiche;
  • problemi di coordinamento tra enti coinvolti;
  • ambiguità o incoerenze nel disegno della politica stessa;
  • assenza di monitoraggio e valutazione durante l’attuazione.

Nell'applicazione del DM77 si sono stratificati numerosi gap che interagiscono mettendo a rischio l'intero piano; niente di particolarmente nuovo: tra il dire e il fare.... Vediamoli in modo schematico.

Il gap finanziario programmatorio. E' all'origine di tutti i problemi del Piano. La riduzione da 4 a 2 miliardi dei finanziamenti delle CdC e degli OdC, voluta dall'ex ministro Speranza per incentivare l'assistenza domiciliare, ha dimezzato le potenzialità della riforma per un'adeguata copertura del territorio, funzionale alle caratteristiche geodemografiche ed orografiche locali. I ritardi nell'edificazione delle strutture, denunciati in alcune regioni, potranno essere compensati dalla proroga del piano ma purtroppo l'implementation gap programmatorio è un vulnus inemendabile per gli esiti della Missione nel suo complesso.

Il gap infrastrutturale del network. Una rete di sole CdC HUB - passate da 1400 circa a 1038 dopo la rimodulazione del 2023 con un bacino di utenti di circa 50mila residenti - lascia scoperti i territori meno popolati, proprio perché non non sono state finanziate le CdC spoke, adatte per comuni con meno di 20mila abitati o con popolazione sparsa, come le aree di pianura, della collina o della montagna. Un errore strategico che trascura proprio le aree interne già abbandonate dal SSN, in cui strutture più piccole e capillarmente diffuse potevano contenere la desertificazione demografica in atto ed anche sociosanitaria, per carenza di medici di MG e infermieri.

Il gap gestionale. Molte CdC rischiano di rivelarsi scatole vuote perché oltre all'infrastruttura si dovevano finanziare adeguatamente programmi di assunzione del personale e di incentivazione della partecipazione dei professionisti, senza i quali le strutture resteranno le classiche cattedrali nel deserto o al massimo la riedizione dei poliambulatori specialistici ex Inam. 

Il gap edilizio. Anche se i medici dell'AP fossero disposti a trasferirsi in maggioranza nelle CdC Hub non troverebbero locali di visita adeguati per poter visitare i loro pazienti. Il metaprogetto architettonico, proposto da AGENAS per la CdC Hub "ideale", comprende 4 aree funzionali dedicate a

  • cure primarie: MMG, MCA e dei sevizi, PLS, igienisti e coordinatori, IFeC (35-40 per ogni CdC Hub)
  • assistenza specialistica: specialisti ambulatoriali, prelievi, diagnostica (numero imprecisato)
  • cure di prossimità: PUA, assistenza domiciliare, ambulatorio infermieristico, assistenza sociale e medica H24
  • servizi generali per il personale, locali tecnici, accesso utenti etc.
Ebbene a fronte della quarantina di professionisti sanitari dell' AP, operanti su un territorio di 50-60mila abitanti, nelle CdC hub sono disponibili una decina di locali, equamente distribuiti tra MMG, PLS e Infermieri di famiglia nonostante i generalisti dell'AP ne costituiscano i 2/3. Bisogna specificare infine che il meta-progetto AGENAS di CdC di nuova edificazione è minoritario rispetto alla ristrutturazione di edifici esistenti.

Il combinato disposto tra path dependence ed implementation gap è un macigno che grava sul buon esito del PNRR.

martedì 3 giugno 2025

Guida al Piano Nazionale della Cronicità: introduzione

Introduzione al libro GUIDA AL PIANO NAZIONALE DELLA CRONICITA’

Dai fattori di rischio alle polipatologie croniche, una sfida organizzativa, educativa e culturale per l’assistenza primaria 

Disponibile su Amazon in formato cartaceo ed e-book, pag, 198

Prefazione di Silvana Quadrino, psicoterapeuta e docente di Medical Humanities

INTRODUZIONE    

La pandemia mondiale di cronicità impegna i sistemi sanitari su diversi fronti e coinvolge numerosi attori: l’organizzazione ospedaliera e quella territoriale, l’economia e la ricerca scientifica, i pazienti e le famiglie, i servizi sociali ed assistenziali, le comunità e gli enti locali, i professionisti e le loro associazioni, i decisori pubblici nazionali e regionali, gli erogatori accreditati, ecc. 

Così esordisce il Piano Nazionale della Cronicità (PNC):

     La sfida alla cronicità è una sfida di sistema, che deve andare oltre i limiti delle diverse istituzioni, superare i confini tra servizi sanitari e sociali, promuovere l’integrazione tra differenti professionalità, attribuire una effettiva ed efficace centralità alla persona e al suo progetto di cura e di vita.


lunedì 2 giugno 2025

La spirale che alimenta la crisi sistemica della MG, tra zone carenti, ruolo unico e calo delle "vocazioni"

Si susseguono sulla stampa aneddoti circa giovani MMG che rassegnano le dimissioni dopo un tempo variabile per intraprendere altre strade professionali, ritenute più appaganti rispetto al lavoro sul territorio per le note motivazioni: burocrazia opprimente, eccessive richieste dei pazienti soprattutto anziani, difficoltà di conciliare il lavoro e con la vita sociale e familiare, mancanza di tutele etc.. 

Continua sul Quotidiano Sanità 


venerdì 30 maggio 2025

L'assistenza primaria e il piano nazionale della cronicità: una sfida organizzativa, socioeducativa e culturale

                                                             Giuseppe BELLERI

  GUIDA AL PIANO NAZIONALE DELLA CRONICITA’

Dai fattori di rischio alle polipatologie croniche, una sfida organizzativa, educativa e culturale per l’assistenza primaria

  KDP Amazon, formato cartaceo ed elettronico, pag. 198

Prefazione di Silvana Quadrino, psicoterapeuta e docente di Medical Humanities

Una sfida a cui non si può sottrarsi, un libro per affrontarla meglio

 Che quella della cronicità sia la sfida che la medicina di territorio, e l’intera organizzazione sanitaria e assistenziale, si trovano ormai ad affrontare da anni è esperienza di tutti: medici, professionisti sanitari, professionisti sociali, pazienti e famigliari.

Che sia non solo una sfida organizzativa ma anche una sfida culturale è l’aspetto che questo libro mette in evidenza, a partire dall’esperienza dell’autore, che il lavoro di medico, e di medico di medicina generale, lo ha svolto coniugando la competenza clinica e organizzativa con un profondo interesse per gli aspetti umani della cura.

Quando si parla di aspetti umani non si parla di medici più “buoni” degli altri; non si parla di spontanea empatia ( dalla quale personalmente diffido) ma di cultura; di impegno formativo e autoformativo. Di una sensibilità coltivata praticando le medical humanities e la medicina narrativa in tutto il proprio operare professionale.

In questo nuovo libro di Giuseppe Belleri convivono la cultura scientifica – clinica, organizzativa, epidemiologica – e la cultura umanistica, antropologica, psicosociale dell’autore. Arricchite, e questa è una caratteristica preziosa del testo, da una attenzione profonda ai significati delle parole e dei concetti che attraversano sia le linee guida, i piani nazionali e regionali, le riunioni e gli incontri ufficiali, sia le conversazioni quotidiane fra medici e pazienti, fra medici e famigliari.

Metaprogetto AGENAS della Casa di Comunità: standard per le macro aree funzionali

Il metaprogetto architettonico elaborato da AGENAS per la CdC Hub "ideale" comprende 4 aree funzionali

  • cure primarie: MMG, MCA, PLS, IFeC (30-40 per ogni CdC Hub)
  • assistenza specialistica: specialisti ambulatoriali, prelievi, diagnostica (numero imprecisato)
  • cure di prossimità: PUA, assistenza domiciliare, ambulatorio infermieristico, assistenza sociale e medica H24
  •  servizi generali per il personale, locali tecnici, accesso utenti etc.

martedì 27 maggio 2025

Segretario CIMO: "si stima che la riforma dei medici di famiglia possa costare almeno 2,5 miliardi di euro". Che ne pensa il MEF?

Le giornaliste dal Dataroom del Corriere negli innumerevoli interventi pubblicati nell'ultimo quadriennio partono dal presupposto che i medici convenzionati siano assimilabili ai libero-professionisti, e per questa motivazione dovrebbero essere trasformati in dipendenti, dato per scontato ma scorretto almeno per 4 motivi

lunedì 19 maggio 2025

Ecco l'ultima puntata della telenovela della dipendenza: il doppio modello a discrezione delle regioni

La prima versione della riforma dell'AP era stata anticipata dal Dataroom del 3 febbraio 2025, con alcune indiscrezioni sui punti principali della bozza in discussione, successivamente mai circolata per intero.

Nei successivi tre mesi si erano succedute le dichiarazioni del Ministro che lamentava di non aver ancora ricevuto la proposta di riforma delle regioni e quelle del Governatore laziale Rocca che il 26 marzo assicurava: la riforma dei medici di famiglia è in fase di sviluppo e che si sta valutando l'introduzione di un'opzione che permetta ai medici di scegliere tra un rapporto di dipendenza o di convenzionamento con SSN.

martedì 13 maggio 2025

Si fa presto a dire dipendenza! Problemi finanziari, logistici e formativi per il ricambio generazionale con i futuri MMG dipendenti

 La proposta di legge delle regioni sulla riforma della medicina del territorio - anticipata il 12 maggio da laRepubblica - non analizza in dettaglio i problemi connessi all'assunzione come dipendenti degli oltre 60mila convenzionati dell'assistenza primaria, ovvero MMG, MCA, PLS, medici dei servizi e infermieri di famiglia. Le difficoltà che si frappongono alla realizzazione di questo progetto non sono poche ne' facilmente superabili, a partire dalle pari condizioni di trattamento da estendere all'intero comparto dei professionisti convenzionati. 

mercoledì 7 maggio 2025

Come verificheranno i NAS lombardi l'appropriatezza diagnostica degli specialisti e dei generalisti? (II PARTE)

Nelle intenzioni dei suoi promotori il protocollo di intesa tra Regione Lombardia e NAS per il controllo dell'appropriatezza delle prescrizioni diagnostiche di specialisti e generalisti ha l'obiettivo di 
 
"capire se alla base di questo ci sia una cittadinanza molto malata o una cittadinanza per la quale vengono fatte magari delle richieste inappropriate o eccessive [..] Noi stiamo facendo uno sforzo sovrumano. Lo diciamo con i fatti e i numeri delle prestazioni che eroghiamo, quindi vogliamo che ci sia un organismo terzo che individui i motivi di questa situazione assolutamente anomala, nonostante il grande impegno. [..] Si parla di controllare le modalità di gestione ed erogazione dei servizi, le prestazioni che il nostro personale medico deve svolgere negli ospedali e all'esterno, e quelli che sono i criteri di appropriatezza delle prescrizioni, uno dei più importanti problemi, se non il principale, quando ragioniamo di tempi di attesa".
 

I NAS lombardi controlleranno l'appropriatezza delle prescrizioni dei medici del territorio? (I PARTE)

Il protocollo di intesa firmato tra regione Lombardia e NAS "per lo svolgimento di attività di controllo e monitoraggio presso gli erogatori pubblici e privati (ospedali e cliniche) con l'obiettivo di ridurre ulteriormente i tempi di attesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e dei ricoveri ospedalieri" ha due obiettivi pratici, in linea con quelli del Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (PNGLA), deducibili dalle dichiarazioni dei vertici regionali

·       "capire se alla base di questo ci sia una cittadinanza molto malata o una cittadinanza per la quale vengono fatte magari delle richieste inappropriate o eccessive"

·       chiarire se i problemi "possono derivare da una questione di agende che non vengono utilizzate nel modo più corretto e non vengono lasciate aperte come dovrebbero essere sempre o da altre situazioni".