mercoledì 21 aprile 2021

COVID-19. Evoluzione settimanale al 21 aprile

Evoluzione settimanale dal 17 gennaio al 21 aprile

Nell'ultima settimana sono di poco diminuiti i nuovi casi e comunque l'incidenza sfiora 100 mila: calano vistosamente i ricoveri e i degenti in terapia intensiva mentre la mortalità resta elevata, seppur in diminuzione del 20% rispetto ai picchi di oltre 3000 decessi della terza ondata

  • i nuovi casi scendono a +95 mila rispetto +108 mila, con una riduzione del 10% circa e per una media giornaliera di oltre 13 mila 
  • i ricoverati diminuiscono di quasi 3500 e i degenti in TS calano di oltre 400
  • i decessi sono 2440 (in media 348 al dì), toccando il minimo della terza ondata
  • i dimessi guariti superano 130mila e i soggetti in isolamento scendono sono calati di 35mila
  • i tamponi sono 1,5 milioni con una positività che passa dal 5,1% al 6,2% 





        Andamento mensile tra seconda e terza ondata

I dati di marzo indicano un aumento generalizzato degli indici rispetto a febbraio, in particolare per quanto riguarda i nuovi casi che raddoppiano, i ricoverati e i decessi; aumentano lievemente i degenti in TI, la percentuale di positivi sui tamponi eseguiti mentre cala significativamente la letalità. Il mese di aprile dovrebbe segnare il lento declino della terza ondata con un graduale ritorno alla normalità.




Report della Protezione Civile: 
vaccinazioni a dati nazionali 






Confronto tra prima e seconda ondata




A grandi linee è possibile un confronto tra la prima ondata (marzo-giugno) e la seconda (settembre-dicembre) con l'avvertenza circa la sottostima dei casi registrati nella prima fase della pandemia, che inficia il raffronto statistico tra i principali parametri.

  • incidenza: è aumentata in modo considerevole in autunno (da 60 mila a 460 mila in media al mese) per la possibilità di eseguire il tampone in sede extra ospedaliera, era preclusa in primavera ai MMG, con la conseguente sottostima dei casi gestiti a domicilio e/o non denunciati, emersi nella seconda fase
  • tamponi: nonostante siano più che triplicati (da 1.347.000 a 4.488.000 in media al mese) la percentuale dei positivi è più del doppio (dal 4,4 al 10,2%), aumento parallelo all'incremento di nuovi casi
  • ricoveri: in rapporto all'incidenza i ricoveri sono notevolmente ridotti in autunno rispetto alla primavera mentre di riflesso sono aumentati i dimessi guariti e i soggetti in isolamento domiciliare: in primavera il picco si è avuto all'inizio di aprile con circa 29.010 e nella seconda ondata alla fine di novembre con 34.577.
  • terapie intensive: nonostante l'aumento dei nuovi casi il picco si è avuto in aprile con 3848 degenti e, nella seconda ondata, con quasi 4053 ricoveri all'ultima decade di novembre
  • dimessi guariti: passano da quasi 200 mila della primavera a 1.255.458 in autunno
  • isolamento domiciliare: l'elevatissimo numero di soggetti rimasti in isolamento domiciliare- con un picco di 800 mila in autunno rispetto agli 83 mila della primavera- dimostra la minor gravità dell'infezione e la prevalente gestione sul territorio dei nuovi casi rispetto al ricorso alla degenza
  • decessi e letalità: in numero assoluto i decessi delle seconda fase eguagliano quelli della prima ma sempre per l'elevato numero di nuovi casi si abbatte in maniera drastica la letalità che passa dal 14,4 al 2,1%.

Nel complesso, nonostante le critiche rivolte alla gestione territoriale del Covid-19, la medicina extra-ospedaliera ha diagnosticato e gestito, seppur in modo disomogeneo e poco coordinato, un numero considerevole di casi, mentre il sistema ospedaliero ha retto un impatto che, in termini di ricoveri e di degenze in terapia intensiva, è stato di poco superiore rispetto alla primavera. Grazie alla prescrizione dei tamponi i medici del territorio (MMG, CA e medici USCA) hanno fatto emergere la stragrande maggioranza dei casi e hanno seguito in prima persona la parte sommersa dell'incidenza, che in primavera era rimasta sotto-diagnosticata di 5 a 10 volte rispetto a quelli intercettati a livello ospedaliero. Il numero dei casi diagnosticati in autunno si colloca a metà circa di questa stima, con un andamento temporale dell'incidenza "piatto" rispetto al picco di marzo-aprile.

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