mercoledì 16 dicembre 2020

Sui rischi epidemiologici dei test antigenici falsamente negativi

L'orientamento delle prossime linee guida ministeriali sui tamponi rapidi- che rivedono quelle precedenti come anticipa un esperto dell'ISS nell'intervista a La Repubblica al PS - è di eliminare la raccomandazione del tampone molecolare in caso di test rapido positivo in sintomatici o asintomatici. 

Tuttavia ancora non si modifica l'omissione più rilevante della versione ancora in vigore, in cui non si raccomandava DI VERIFICARE SEMPRE CON IL TEST MOLECOLARE i tamponi rapidi risultati negativi, come indica chiaramente il documento dell’ECDC europeo, onde evitare i potenziali rischi dei falsi negativi. La situazione è assai delicata se si pensa che in certe regioni come il Veneto si fanno più tamponi rapidi che molecolari, dove peraltro da 2 settimane si registra un picco anomalo di contagi che ha destato non pochi sospetti. Dalla seconda metà di novembre il Veneto ha fatto una media di 25mila test antigenici al giorno a fronte di 16mila tamponi molecolari ( https://www.ilpost.it/2020/12/17/veneto-coronavirus-zona-gialla/?fbclid=IwAR26vQSdaxt_GSrwQ1uAVuYPx4co2Hy2dW6lwgmuvAUkeY9AZbf6gf7bd9g )

D’altra parte era stato il Professor Crisanti alla fine di ottobre a mettere in guardia le autorità dai rischi della bassa sensibilità di alcuni tamponi antigenici, poi confermata da una specifica ricerca valutativa condotta dallo Spallanzani per validare il test di un’azienda coreana acquistato dal Commissario per l’emergenza e distribuito a tutte le regioni (https://www.open.online/2020/10/24/coronavirus-crisanti-test-rapidi-hanno-problemi-giganteschi/). Crisanti aveva commentato"vanno bene solo per quelli che hanno carica virale alta, utili per gli screening di massa ma non per il tracciamento dei contatti. Sarà un boomerang".

Anche uno studente del 6° anno di medicina dovrebbe sapere che l’esito falsamente negativo di un test è una trappola dagli esiti potenzialmente nefasti. Le conseguenze pratiche dei due falsi sono opposte e speculari: il soggetto falsamente positivo al test inizierà una terapia inutile o potenzialmente a rischio di effetti collaterali mentre l'esito falsamente negativo comporterà un ritardo diagnostico o una omissione della diagnosi e della terapia e, nel caso del Covid, il mancato isolamento di un portatore con ulteriore diffusione del virus tra la popolazione, come forse è accaduto in Veneto, per giunta tra gli operatori sanitari e sociosanitari sottoposti al tampone rapido invece che al molecolare, come denunciato dal sindacato ANAAO ( http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=89884 ). Peraltro nelle stesse attuali linee guida ministeriali si ricorda che "i produttori di tali  kit evidenziano che un risultato negativo del test non esclude la possibilità di un’infezione da SARS-CoV-2 e la negatività del campione, a fronte di forte sospetto di COVID-19, dovrebbe essere confermata mediante test molecolare". Inoltre già a metà novembre il CTS del veneto aveva chiesto un parere all'ISS circa la validità dei test antigenici, introdotti autonomamente nella regione, e richiesto di eseguire solo il tampone molecolare al personale sanitario ( http://www.regioni.it/sanita/2020/11/19/covid-zaia-su-test-rapidi-veneto-ha-chiesto-parere-a-cts-622911/ )

Ciononostante le linee guida ministeriali in vigore ignorano i rischi dei falsi negativi; ma non è detto che nelle nuove linee guida, di prossima pubblicazione, sia prevista la RACCOMANDAZIONE di FARE SEMPRE il test molecolare in caso di tampone rapido NEGATIVO, come consiglia esplicitamente anche l'ECDC (si veda il PS) e come è prassi comune in alcuni PS. Com'è possibile che tra gli esperti del CTS manchi la competenza clinica per valutare RAZIONALMENTE i potenziali rischi del falsi negativi per la diffusione della pandemia? 

La vicenda ha dell’incredibile e supera anche l’immaginabile. Al Link il commento del prof. Crisanti sul boom di contagi in Veneto dall'inizio di dicembre mentre nelle altre regioni diminuiscono:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/17/crisanti-in-veneto-uso-inappropriato-dei-test-rapidi-non-da-barriera-ma-da-gruviera-natale-si-a-zona-rossa-in-tutta-italia-ma-con-negozi-aperti/6040232/?utm_content=fattoquotidiano&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1bFx_QkqafZ40YAPzxpyWiqUQA7haxrW9Rjc-s3MHLqE32dGJfls5ysg4#Echobox=1608216039

Per approfondire si veda anche

nota tecnica del Ministero della salute n. 0035324-30/10/2020-DGPRE-DGPRE-P

http://curprim.blogspot.com/2020/11/sensibilita-dei-test-rapidi-antigenici.html

http://curprim.blogspot.com/2020/11/tamponi-rapidi-affidabilita-sicurezza-e.htm

Al link la ricerca sulla validazione del test rapido coreano, condotta allo Spallanzani, bocciato già ad ottobre dal prof. Crisanti: https://app.box.com/s/5fvi85p76wgyfpjxht5e4iklxpkbq2rc

P.S. Stralcio dell''intervista a La Repubblica del 15 dicembre di Paolo D’Ancona dell’Istituto superiore di sanità.

Quando è meglio fare questi test?

Di nuovo l’Ecdc, suggerisce di usarli entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi o 7 giorni dall’esposizione, cioè del contatto a rischio. «Se il momento dell’esposizione non è noto, vanno realizzati il prima possibile», scrivono gli esperti del Centro europeo, anche se il risultato ovviamente non è ottimale.

A chi vengono fatti oggi?

Possono essere usati sia come screening su casi asintomatici che su casi sintomatici, spiega D’Ancona. Bisogna però tenere conto delle loro caratteristiche. Se una persona ha la febbre o altri sintomi del Covid, fa il tampone rapido e risulta positiva, c’è un’altissima possibilità che lo sia davvero. Se invece viene negativa sarebbe meglio cercare la conferma del molecolare. Lo dice anche l’Ecdc: in una situazione di alta prevalenza della malattia come quella attuale da noi, se qualcuno ha i sintomi è meglio non fidarsi del risultato negativo. Se invece una persona è asintomatica e fa il test rapido, è meglio non fidarsi del risultato positivo e cercare una conferma con il molecolare.

Che novità introdurrà la circolare del ministero?

Dovrebbe semplificare quanto riportato nei tanti documenti sugli strumenti diagnostici. L’idea è di togliere l’obbligo di fare il tampone molecolare di conferma quando c’è un test rapido positivo, sia nei sintomatici che negli asintomatici (anche se sui secondi bisogna ancora valutare bene il da farsi). L’atto porterà al conteggio anche dei test rapidi, che finirebbero nel report quotidiano della Protezione civile. L’aumento degli esami potrebbe provocare una riduzione della percentuale dei positivi rispetto ai test. La circolare dovrebbe anche mettere ordine sulla sorveglianza e la fine del periodo di malattia, anche se in quel caso cambierebbe le disposizioni di un decreto. Un problema di fonti legislative che deve essere risolto.

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