Uno dei primi tentativi fù
l’introduzione del cosiddetto “bollino verde”, nato una quindicina di anni fa
in Lombardia, per instradare in una corsia preferenziale le cosiddette “urgenze
differibili”. Ben presto però anche il bollino verde è stato utilizzato per
scopi non previsti dagli amministratori della sanità pubblica. In origine l’obiettivo
della regione era di offrire un’alternativa agli accessi impropri al PS, onde
contenere il sovraccarico delle strutture di emergenza/urgenza: grazie all’apposizione del fatidico adesivo
verde da parte del medico di MG la prestazione diagnostica o specialistica
poteva essere deviata sulle strutture ambulatoriali ordinarie, che erano tenute
a soddisfarla entro 72 ore dalla prenotazione.
Con il passare del tempo uno
strumento indirizzato a migliorare l’appropriatezza clinico-organizzativa e si
è trasformato in un grimmaldello per aggirare le liste d'attesa infinite, in
situazioni che nulla hanno di urgente dal punto di vista clinico. Il fenomeno
era già emerso dai dati di una piccola ricerca in MG pubblicata dalla rivista
Occhio Clinico una decina di anni fa, che aveva dimostrato come la decisione di
utilizzare il bollino verde fosse in molti casi indotta dagli assistiti - e non
decisa autonomamente dal Medico per motivazioni cliniche - per by-passare liste
d’attesa esorbitanti, talvolta anche su
“suggerimento” dal personale amministrativo addetto alla prenotazione.
La vicenda del “bollino verde” è
un esempio paradigmatico di effetto collaterale e delle conseguenze inintenzionali
di una deliberazioni finalizzata
originariamente a raggiungere bel altro obiettivo pratico. Con il passare degli
anni la situazione è diventata ingestibile per molte strutture, tant’è che in
alcuni casi in i CUP non procedono alla prenotazione delle “urgenze differibili”
per eccesso di richieste ed anche i tempi di erogazione di queste prestazioni
sono ormai fuori controllo.
Come rimediare agli effetti
“perversi” del bollino verde e ridurre lo squilibrio tra domanda ed offerta di
prestazioni ambulatoriali? Una sorta di legge “ferrea” del pensiero sistemico indica
la strada per una regolazione razionale dei rapporti tra un sistema, come
quello sanitario, e il suo ambiente, nel segno della ricomposizione tra la
domanda di prestazioni e l’offerta organizzativa: la legge della varietà
necessaria o indispensabile (o legge di Ashby, risalente agli anni cinquanta).
Nulla di astruso: la legge della
varietà necessaria dice che un buon sistema di regolazione deve possedere un
repertorio di parametri che sia quanto più possibile vario e funzionale alla
corrispondente varietà dei possibili stati dell’ambiente a cui si rapporta. Ad
esempio per mantenere un microclima stabile e costante in un appartamento è
necessario di un sistema di regolazione della temperatura, umidità, polveri,
inquinanti etc… che vari in relazione alle continue modificazioni del clima
dell’ambiente esterno in ogni stagione, giorno per giorno, ora per ora ed anche
stanza per stanza.
Ashby in estrema sintesi sostiene
che una certa quantità di varietà è necessaria se un sistema vuole adattarsi ai
cambiamenti e, nel caso dell’organizzazione, alle richieste o alle
“perturbazioni” del proprio ambiente.
Non è difficile applicare questo intuitivo principio alle dinamiche
della domanda/offerta di prestazioni specialistiche in sanità. Ad esempio le
richieste di visite specialistiche possono essere classificate due grandi
categorie: la prima visita con vari gradi di celerità (urgente, urgente
differibili entro alcuni giorni, o alcune settimane/mesi) e le visite di controllo
(da eseguire dopo un ricovero o una prima visita, nell’arco di settimane o mesi
fino 12-18).
Ebbene per risolvere parzialmente
il problema dell’uso improprio del bollino verde e migliorare nel contempo
l’appropriatezza temporale delle prestazioni servirebbe, nello spirito della
legge della varietà necessaria, almeno tre distinti canali di prenotazione:
- il bollino “verde” vigente, con tempi inferiori degli attuali ad esempio 48 ore, da riservare esclusivamente situazioni cliniche effettivamente urgenti differibili e non per by-passare una lunga lista d’attesa;
- un bollino di altro colore (azzurro?) di carattere clinico-organizzativo, specie per le prime visite e per tutte le situazioni in cui una lunga attesa sia giudicata inappropriata, che garantisca l’espletazione della prestazione entro 10-15 giorni lavorativi;
- la tradizionale lista d’attesa con tempi lunghi e variabili, riservata ai controlli clinico-strumentali di medio-lungo periodo (4-12 mesi) in funzione della tipologia della prestazione e dell’offerta della struttura.
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