Da tempo immemorabile uno spettro si aggira nella comunità professionale dei medici di MG, perlopiù sotto traccia anche se periodicamente affiora in modo eclatante, specie alla vigilia di un rinnovo contrattuale: la messa in liquidazione della medicina di famiglia e la sua sostituzione con altri “erogatori accreditati di prestazioni”, come vengono definiti burocraticamente i competitor del “medico di base”. Pare proprio che questa volta, dopo svariati “al pupo, al pupo” lanciati dai sindacati medici, sia arrivato il dunque perlomeno in Lombardia.
Sembrerebbe proprio questo il proposito, più o meno
esplicito, degli estensori delle riforma Lombarda, ribadito pubblicamente in un
incontro di presentazione della recente legge regionale, tenutosi a Bergamo, in
cui un alto esponente della maggioranza di governo ha testualmente affermato : “Abbiamo
disegnato un meccanismo istituzionale che può fare a meno di loro, e credo
comunque che ci siano molti medici di medicina generale contenti di questa
soluzione”. Il proposito manifestato
pubblicamente appare peraltro abbastanza generico, non è stato fin ora smentito
o rettificato, anche se potrebbe essere interpretato in modo vario e non
necessariamente in modo liquidatorio per la MG convenzionata.
Ad ogni buon conto l’idea di “fare a meno” dei MMG deve
dribblare alcuni ostacoli formali e sostanziali, normativi e procedurali non di
poco conto. Proviamo a riassumerli schematicamente.
- In primo luogo la regione dovrà by-passare la normativa nazionale di riferimento, ovvero la riforma Balduzzi che ha fissato alcuni paletti, ad esempio le articolazioni organizzative della medicina convenzionata (Aggregazioni Funzionali territoriali e Unità Complesse) e la cornice normativa di riferimento per il rinnovo dell’ACN e soprattutto degli AIR; non sarà un’operazione facile dal punto di vista legale, dato che le delibere regionali sono gerarchicamente subordinate alla Legge nazionale vigente;
- in secondo luogo, finchè resta in vigore il principio della libera scelta del medico, ripetutamente sbandierato dall’amministrazione lombarda, saranno i cittadini stessi a decidere se fare a meno del loro medico di MG, per rivolgersi ad eventuali altri operatori presenti sul territorio (a meno di ipotizzare una sorta di deportazione forzata di assistiti dall’attuale MG ad altri soggetti erogatori); dalle scelte dei cittadini/utenti si potrà verificare l’effettivo radicamento sociale della MG, per ora testimoniato dalle ricerche sociologiche che attestano il gradimento del MMG presso gli assistiti;
- in terzo luogo in regione dovranno trovare soggetti disposti a sostituire i MMG nell’erogazione della quantità e qualità di prestazioni attualmente garantite dalla rete degli studi medici in tutto il territorio regionale, sia singoli che associati; in particolare appare problematico il compito di monitorare e gestire le patologie croniche sul territorio, in modo omogeneo e coordinato, in sostituzione di iniziative ormai consolidate e capillarmente diffuse, come il governo clinico delle malattie croniche dell’SL di Brescia, progetto arrivato al decimo anno di attività documentata da report annuali (www.aslbrescia.it);
- Infine il proposito di “fare a meno” dei MMG contrasta con la tendenza in atto in molte altre regioni, in cui le amministrazioni locali hanno da tempo investito proprio nel rafforzamento della medicina del territorio, con l’incentivazione delle varie forme associative (case della salute, UTAP, associazioni etc..) per rispondere alla crescente domanda di servizi territoriali alternativi al nosocomio.
A proposto del radicamento sociale della MG, l’ultima
indagine demoscopica, relativa alla ricerca di informazioni in rete da parte
dei cittadini, dimostra che la consultazione del MMG da parte della gente
resta un momento chiave, anche dopo la consultazione di siti internet e forum dedicati ai problemi sanitari,
specie tra la popolazione anziana, polipatologica, a bassa scolarità e/o
reddito. La cosa non stupisce chi abbia
esperienza di medicina pratica sul territorio. La sovrabbondanza di dati
grezzi, non filtrati da un sapere di sfondo e dall’esperienza professionale,
genera nel cittadino più incertezza e confusione che non certezze e
rassicurazioni.
Da qui il bisogno di confrontarsi con un professionista,
facilmente accessibile e disponibile, che può filtrare criticamente le
informazioni e valutare in modo appropriato il da farsi, senza allarmismi e
senza minimizzazione dei disturbi. Non
sarà facile sostituire con un apparato burocratico anonimo, standardizzato,
senza scompensi e reazioni sociali, queste ed altre funzioni di supporto,
educazione ed advocacy svolte dai medici di MG, specie nei confronti dei
cittadini più deboli e bisognosi di cure ed assistenza personalizzata e
continuativa. (II continua).
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