venerdì 7 marzo 2025

ANDATA E RITORNO DALLA PADELLA ALLA BRACE

Di seguito nel PS si può leggere l'estratto dell'intervista ad un collega che si è dimesso dal PS per lavorare in MG, passando dalla padella alla brace per poi ritornare a lavorare in un CAU. La vicenda è l'esito di una rappresentazione stereotipata e idealizzata della MG, dallo stesso immaginata come un Eldorado professionale.

Nonostante l'età, l'inesperienza del contesto della MG lo ha indotto ad abbondare in disponibilità telefonica, per poi venire subissato da messaggi di WA, lo strumento per banalizzare la comunicazione, trasformare il mezzo in veicolo di futili bisogni e tendenze ipocondriache. Dall'intervista sembra che abbia lavorato come sostituto senza collaboratori, per cui dopo pochi mesi ha abbandonato visto l'impatto della gestione della cronicità, per riparare in un CAU.

Se perfino un collega con esperienza decennale aveva un'immagine della MG sfasata e disallineata rispetto alla pratica sul campo si può immaginare quale possa essere quella coltivata da funzionari pubblici, manager, giornalisti e burocrati ministeriali che gestiscono, giudicano e prendono decisioni sul nostro lavoro.

Come organizzeranno la specializzazione, magari affidata ad universitari che non hanno mai fatto una settimana di lavoro sul territorio, e soprattutto come sarà strutturata e gestita la MG con la futura dipendenza!

Il mismatch cognitivo tra rappresentazione e realtà empirica, a base di vari bias, che emerge da questa vicenda è istruttivo e ampiamente previsto:

LA MAPPA NON E' IL TERRITORIO, IL NOME NON E' LA COSA!

L'INFORMAZIONE E' UNA DIFFERENZA

P.S. Un estratto dall'intervista al Corriere Bologna.

Si è dimesso dal Ps dopo un pezzo di vita professionale dedicato all’emergenza-urgenza. E adesso che fa?

«Ho fatto il concorso da medico di base e iniziato il corso che dura tre anni, quello è stato l’appiglio per lasciare il mio lavoro del cuore. Ho iniziato a fare sostituzioni da medico di base in provincia, perché io amo la provincia. E da medico di base ho visto l’altra faccia di una professione che dai corridoi del Ps in genere criticavo molto».

Quindi ha dovuto ricredersi sul medico di famiglia? Sarebbe clamoroso.

«In parte sì. Se un medico di base non ha la segreteria, il lavoro diventa un incubo. I pazienti ti inondano di whatsapp, vocali, emoticon. Capisce? Gli emoticon. Più che il medico diventi un segretario e perdi di vista il tuo lavoro. I massimalisti, i medici che hanno raggiunto il massimo consentito degli assistiti, gestiscono una mole di pazienti assurda, le ore di ambulatorio sono fittizie, si fanno sempre almeno due ore in più.

Non è l’eldorado il medico di base, una volta lo pensavo. Fai dal lunedì al venerdì, certo, ma sono cinque giorni senza tregua. Ricevi centinaia di messaggi per la prescrizione di ricette per le malattie croniche e questo toglie tempo e la possibilità di fare il medico. A me piace visitare la gente, ma poi se fai il medico di base non hai nemmeno quegli strumenti che ti consentono di gestire il caso sul territorio. E cosa si fa? Si mandano i pazienti al Ps».

O al Cau...

«Adesso lavoro anche al Cau, ruoto su varie strutture a Bologna e in provincia, sono tornato anche al Sant’Orsola come medico del Cau, è stato bello. Faccio i turni mancanti dei Cau e faccio anche le notti che mi ridanno un po’ dei ritmi che avevo in Ps. Aspetto la stabilizzazione».

Il Cau in ambito medico non gode certo di buona fama. Ora che ha provato tutto, ci dica cosa pensa dei Cau a questo punto.

«Al Cau si possono fare gli esami del sangue, i tamponi, l’elettrocardiogramma, le radiografie, quindi è un tentativo di migliorare lo status quo, anche se probabilmente riduce più la pressione sui medici di famiglia che sul P.S.

giovedì 6 marzo 2025

QUOTIDIANO SANITA': sovraffollamento, autopresentazioni in PS e il (presunto) fallimento della MG

Gentile Direttore, 

è insolito che il consiglio direttivo di una importante Società Scientifica come la SIMEU si sia preso la briga di contestare una lettera di ringraziamento indirizzata ai cittadini che in un sondaggio sulla soddisfazione avevano espresso un giudizio favorevole per l’assistenza del MMG, e non per la qualità percepita o il gradimento di un professionista contrapposto ad un servizio.

Continua sul Quotidiano Sanità.

Per un approfondimento: https://curprim.blogspot.com/2025/03/sovraffollamento-in-ps-analisi-delle.html

Per le posizioni della SIMEU: https://curprim.blogspot.com/2025/02/simeu-sovraffollamento-del-ps-accessi.html

sabato 1 marzo 2025

Sovraffollamento in PS: analisi delle autopresentazioni dei pazienti

  Giuseppe Belleri

Pronto Soccorso e medicina territoriale: 

un approccio sistemico

Sovraffollamento, codici bianchi e accessi inappropriati tra autopresentazioni e boarding: quali soluzioni?

Nuova edizione aggiornata al marzo 2025 

Edizioni KDP, su Amazon versione cartacea ed e-book 

Al link l'estratto

Analisi delle autopresentazioni dei pazienti in PS

Dagli studi che hanno analizzato le motivazioni dell’autopresentazione dei pazienti (2/3 circa degli accessi) emergono numerose componenti, di natura oggettiva e soggettiva, che interagiscono con le caratteristiche dell’offerta sanitaria, territoriale piuttosto che ospedaliera, nell’incanalare l’espressione del bisogno verso l’utilizzo di un servizio a scapito dell’altro. Si possono così individuare quattro categorie di determinanti in gioco nell’accesso.

 A - Fattori oggettivi dell’offerta in PS (induzione della domanda)

  • facilità di accesso per mancanza di appuntamento;
  • fascia oraria illimitata (apertura H24) e in tutti i giorni della settimana (inclusi i festivi);
  • ampia offerta di prestazioni mediche e diagnostico-terapeutiche per i codici maggiori ma anche per quelli minori:
  • assenza di procedure burocratico-amministrative per accedere alle prestazioni; 
  • costo delle prestazioni nullo o vantaggioso. 

  • B - Fattori soggettivi della decisione di accesso (soddisfacimento del bisogno percepito)

  • maggiore fiducia nei medici e infermieri del PS rispetto ai professionisti delle cure primarie,
  • PS come “ultima spiaggia” al quale il cittadino si rivolge per cercare una risposta al problema che non ha trovato altrove per cui si rivolge di necessità all’ospedale;
  • convinzione personale di dover effettuare rapidamente esami d laboratorio e/o strumentali, senza essersi prima consultati con il proprio medico;
  •  necessità di tranquillizzazione in caso di sintomi improvvisi come il dolore o soggettivamente percepiti come allarmanti;
  • difficoltà degli operatori a tollerare l’incertezza e a dimettere i pazienti senza eseguire accertamenti diagnostici.

 C - Fattori soggettivi che ostacolano l’espressione del bisogno sul territorio (by-pass dei servizi territoriali)

  • scarsa fiducia di una parte degli utenti verso l’assistenza primaria territoriale;
  • scarsa soddisfazione nelle prestazioni del generalista, per mancanza di tempo o insufficiente preparazione;
  • livelli di ansia e allarme sociale per la salute in generale, con bisogno di risposte tecno-specialistiche; 
  • fattori antropologici come età, razza e sesso o culturali (migrazioni o popoli di cultura differente dalla nativa) spesso con scarsa conoscenza dei servizi territoriali e delle procedure per l’accesso

D - Fattori oggettivi che orientano l’espressione del bisogno verso il PS (limiti dell’offerta territoriale)

  • difficoltà a consultare il MMG per appuntamento, fascia oraria limitata e in alcuni giorni della settimana;
  • invio in PS da parte di un medico (MMG, CA o specialista) per situazioni di rischio, dubbio o incertezza diagnostica;
  • assenza di diagnostica strumentale di primo livello nelle strutture territoriali;
  • peggioramento della condizione clinica dal paziente, anche soggettiva;
  • lunghe attese per visite specialistiche o esami strumentali, con accesso per velocizzare le tempistiche e by-passare le procedure amministrative per la prenotazione/erogazione;
  • necessità di alcune manovre cliniche o controlli, concordati dopo un accesso e non disponibili sul territorio.

 A distanza di oltre 15 anni sembrano ancora valide e forse ancor più attuali, se si considerano le conseguenze sistemiche post-pandemia, le conclusioni di Mengoni e Rapini (2007, p. 76-77) circa l’analisi della domanda non urgente al PS, riconducibile a questo profilo di utente:

  • la preferenza per questo servizio sembra legata essenzialmente ad aspetti utilitaristici quali: la possibilità di utilizzare strumentazioni che consentono accertamenti più approfonditi, la possibilità di effettuare facilmente ulteriori accertamenti specialistici, la possibilità di ottenere facilmente una successiva consulenza specialistica e la possibilità di utilizzare il servizio in giorni ed orari convenienti;
  • ciò che attrae le gran parte dei pazienti intervistati sembra essere la possibilità di effettuare rapidamente e in un sol luogo tutti i test ed i consulti specialistici di cui si ha bisogno, scavalcando così le normali procedure burocratiche delle prestazioni ambulatoriali e conseguendo probabilmente anche un risparmio sui tempi e i relativi costi di fruizione;
  • può essere inoltre ammessa la presenza di individui […] che si rivolgono ad esso solo perché insoddisfatti delle prestazioni delle altre strutture o impossibilitati ad utilizzarle. Gli utilizzatori del Ps […] sono apparsi meno soddisfatti su quasi tutti gli attributi relativi al servizio del Mmg [..] utenti che, probabilmente consci della loro non urgenza ma stanchi delle lunghe attese per le prestazioni di secondo livello, si rivolgono al Ps per avere un accesso immediato ad accertamenti e consulenze specialistiche;
  • infine in una parte di accessi la percezione del bisogno di attenzioni immediate e le condizioni socio-demografiche rappresentano delle importanti determinanti soggettive per l’accesso in condizioni non urgenti.
  • Bibliografia a richiesta: bllgpp@gmail.com