domenica 26 novembre 2017

Dal geriatra di base alla geriatrizzazione del territorio?

Nel nostro paese uno dei giochi di società più diffusi è la "caccia al colpevole", piuttosto che la definizione dei problemi e la ricerca di soluzioni pratiche. E quale migliore bersaglio venatorio del “generico mutualista”, in qualità di vaso di coccio e anello debole del sistema delle professioni sanitarie?

Il suddetto "mutualista", essendo un non-specialista per antonomasia- quindi soggetto ad inevitabili deficit e limiti professionali - si presta egregiamente a questa bisogna; anche perchè una parte della categoria effettivamente agisce professionalmente ancora in modo generico, poco professionale e superficiale, offrendo il fianco alla caccia di cui sopra, a mo’ del proverbiale tiro al bersaglio sulla CR.

Il gioco della squalifica del "mutualista", da parte di alcuni specialisti, è stato definito dal sociologo delle professioni Tousjin con un’originale metafora: da decenni prosegue una sorta di bracconaggio professionale nella riserva venatoria delle cure primarie. A poco sono valsi gli sforzi per fare formazione specifica ed ECM, ricerca e audit, tirocini e tutoraggio, discussioni di casi clinici su riviste, mailing list e gruppi Facebook etc... Lo stereotipo del "medico della mutua" continua ad imperversare nella società, per effetto del combinato disposto tra evoluzione super-specialistica della medicina e propensione alla delega da parte di alcuni colleghi.

Quando è un’intera categoria a proporsi come alternativa al “generico” emergono proposte come quella avanzata tempo fa di introdurre la figura del “geriatra di base” in sostituzione del MMG, evidentemente ritenuto poco affidabile in questo settore della patologia. Ad analoghi obiettivi risponde la proposta dell'internista nella gestione dei cronici sul territorio e dell'infermiere di famiglia, avanzata da vari collegi provinciali e che si concretizza, per ora, nell'organizzazione di corsi master per preparare i futuri infermieri territoriali, che restano per ora al palo per mancanza di risorse (http://curprim.blogspot.it/2017/04/dopo-linternista-scende-in-campo.html). 

Inoltre è ricorrente, sempre da parte di servizi specialistici, l'accusa ai MMG di non diagnosticare, curare o gestire in modo professionale questa o quella specifica patologia, come è accaduto recentemente con la segnalazione del mancato invio dei pazienti con dolore cronico ai relativi centri specialistici, di cui ci ha riferito la stampa.

L'altro filone che ha ormai eroso in modo consolidato lo spazio professionale della MG è quello delle cure palliative, dove da un giorno all'altro con una burocratica comunicazione, si viene estromessi dalla cura dei malati in fase pre-terminale, da parte dei relativi servizi domiciliari. A questo modello si ispira in modo evidente il clinical manager della Presa in Carico dei cronici lombardi, che prefigura una marginalizzazione delle cure primarie e un progressivo spostamento del baricentro dal territorio verso le strutture ospedaliere pubbliche e private, le più interessate a fidelizzare i cronici per rafforzare la propria posizione sul “mercato sanitario”. Se la MG fosse in grado di dimostrare, numeri alla mano, di prendersi effettivamente in carico, in modo globale ed appropriato, i malati cronici non ci sarebbe bisogno di introdurre l’inedita figura “clinical manager” della cronicità.

In sostanza, dalla pediatria alle cure palliative, le figure specialistiche hanno buon gioco a marginalizzare il "generico mutualista", dall'alto di una evidente asimmetria di competenze e di conoscenze, erodendo agevolmente gli spazi professionali della MG. Tuttavia l’annuale congresso dei geriatri della SIGG prefigura una discontinuità rispetto alla collaudata strategia del “bracconaggio”: infatti il congresso si appresta a discutere e lanciare un’inedita proposta di politica professionale, vale a dire la “geriatrizzazione” del territorio. Il messaggio lanciato dai geriatri appare piuttosto generico e indefinito, ma se fosse orientato alla promozione culturale e formativa del MMG, accompagnata da una rinuncia definitiva all’istituzione del geriatra di base, segnerebbe certamente un passo in avanti rispetto ai propositi del recente passato.

In un panorama generale, non certo esaltante, la novità proposta dei geriatri rappresenta un'evoluzione positiva in senso collaborativo e, una volta tanto, non squalificante nei confronti della MG.