L'ACN 2016-2018 ha finalmente recepitole forme organizzative previste dalla riforma Balduzzi del 2012, pur con "soli" dieci anni di ritardo dalla Legge e tre dal suo triennio di validità, in particolare le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) a cui vengono demandate due funzioni:
la condivisione di percorsi assistenziali, strumenti di valutazione della qualità assistenziale, linee guida, audit e strumenti analoghi;
- assistenza per l’intero arco della giornata e per sette giorni alla settimana ad una popolazione non superiore a 30.000 abitanti coinvolgendo tutti i medici dell'assistenza primaria, vale a dire MMG e MCA.
Nel testo dell'ACN non vi sono riferimenti espliciti al PNRR ma è chiaro che il suo impianto fa riferimento alla ristrutturazione della medicina territoriale, promossa dalla Missione 6 del recovery found italiano con le Case e gli Ospedali di Comunità. La situazione delle AFT sul territorio è piuttosto disomogenea, come dimostra l'indagine del 2018 sull'applicazione della Balduzzi.
La pandemia ha messo in evidenza le carenze delle politiche regionali specie in Lombardia dove le Aggregazioni dei MMG non sono state attivate: nell’autunno 2020 per recuperare il ritardo sono stati creati i Centri di Riferimento Territoriale o CRT, aggregazioni di MMG analoghe alle AFT, con l'obiettivo di coordinare gli interventi per fronteggiare la pandemia, grazie ai quali la gestione extra ospedaliera dei casi è migliorata in sinergia con le USCA per quanto riguarda i casi più impegnativi, dopo il “terremoto” della prima ondata.
In Lombardia i CRT saranno trasformati in AFT, potranno ampliare il loro intervento e costituire lo strumento organizzativo e sociale per promuovere la comunità professionale di pratica e formazione sul campo. Ora di fatto l'ACN 2016-2018 porterà alla completa attuazione della riforma Balduzzi su tutto il territorio nazionale. In Lombardia dopo la fine dello stato di emergenza uno dei banchi di prova sarà la riattivazione della Presa in Carico (PiC) della cronicità, oscurata dal Covid-19 e per il disinteresse manifestato dai Gestori ospedalieri.
Cinque anni fà le Coop della MG furono protagoniste della PiC compensando l'assenza delle AFT, allora come ora naturali candidate alla gestione dei cronici sul territorio nel contesto delle Case della Comunità. Nel biennio 2018-2019 le Coop svolsero un ruolo significativo nel dimostrare che solo la MG poteva farsi carico del problema, come attestano i risultati empirici della riforma: il 40% circa dei MMG in Coop portò a termine il 95% dei 300mila arruolamenti dei pazienti con PAI e Patto di cura (il 10% della coorte regionale) a fronte del 5% di soggetti che furono seguiti dai Clinical Manager specialistici dei Gestori ospedalieri.
Nonostante questi positivi riscontri non sono mancati alcuni risvolti negativi: a livello locale le numerose Coop, fondate per iniziativa di sindacati o associazioni professionali, hanno contribuito a frammentare ulteriormente una categoria già abbastanza divisa e isolata, invece di favorirne l'aggregazione dal basso sulle pratiche clinico-assistenziali tra pari nello spirito della riforma Balduzzi. Inoltre una gestione verticistica delle Coop ha esitato in accordi con la controparte all'insegna di spinte autoreferenziali.
Il motivo è intuitivo: per loro natura le Coop sono organizzazioni chiuse ed esclusive, nel senso che perseguono prioritariamente la propria efficienza e i legittimi interessi dei soci, mentre le AFT sono di ispirazione aperta ed inclusiva, rivolgendosi indistintamente a tutti i medici dell'assistenza primaria, a prescindere dalle tessere sindacali o associative, con finalità istituzionali non economiche ma di natura culturale, formativa, confronto tra pari e autovalutazione delle performances. In tal modo le AFT potranno migliorare la coesione tra i professionisti del territorio e a favorirne l’integrazione con gli operatori sociali e gli specialisti ambulatoriali nelle Case della Comunità, in quanto "le aggregazioni della medicina generale e della pediatria di famiglia (AFT e UCCP) rappresentano la garanzia dell’accesso e della presa in carico, nel rispetto della capillarità e della prossimità delle cure ai luoghi di vita delle persone" (Monitor, N, 45 pag. 23).
Insomma con l'attivazione della AFT, naturale evoluzione dei CRT in Lombardia, si apre una nuova fase all'insegna di un potenziale rafforzamento della medicina territoriale in sintonia con le novità proposte dal PNRR; con l'ACN 2016-2018 vi sono le premesse organizzative e sociali per archiviare un decennio di policy regionali nel segno del disinteresse più che della promozione dell’assistenza primaria, e per innescare processi di innovazione e recupero di un ruolo mortificato da scelte improvvide. A patto che la designazione dei coordinatori e la gestione siano aperte, partecipate e con garanzie di trasparenza.
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