mercoledì 2 ottobre 2024

I contratti di specializzazione assegnati accentuano la crisi occupazionale del SSN

Ecco i dati dei contratti di specializzazione banditi e assegnati nel 2024 (dati ANAAO giovani) confrontati con quelli del 2023, in calce al post

  • Totale contratti assegnati 11392 su 15256 vale a dire il 75% (percentuale di poco superiore ai 2/3 del 2023)
  • Le specializzazioni più gettonate - con posti assegnati al 100% mentre nel 2023 solo 7 superavano il 90% senza arrivare saturare i posti banditi - riguardano 10 discipline mentre altre 18 superano il 90%: dermatologia, cardiologia, chirurgia plastica, pediatria, oftalmologia, gastroenterologia, endocrinologia, medicina termale, oftalmologia, pediatria, radiodiagnostica.  
  • Al polo opposto, con meno del 50% di posti assegnati, troviamo 12 specializzazioni rispetto alle 19 nel 2023 (tra parentesi la percentuale del 2023) vale a dire:
  • chirurgia toracica 48% (37)
  • nefrologia 48% (45)
  • anatomia patologica 47% (28)
  • medicina d'urgenza 30% (24)
  • medicina nucleare 27% (30)
  • statistica medica 26% (31)
  • cure palliative 22% (28)
  • medicina di comunità e cure primarie 21% (8)
  • radioterapia 18% (13)
  • farmacologia 17% (12)
  • biochimica 15% (14)
  •  microbiologia e virologia 11% (11)



Nel 2024 si accentua il trend già emerso con i contratti assegnati nel 2023: le specializzazioni opzionate sono quelle cliniche più specifiche e settoriali mentre quelle generaliste e quelle non cliniche, incardinate nell'organizzazione ospedaliera, sono le meno appetite (farmacologia, statistica, patologia clinica, microbiologia e virologia, radioterapia, cure palliative, medicina di comunità, emergenza sanitaria  etc..). Il cambiamento in atto è ancor più rilevante rispetto alle percentuali del 2022, quando solo 6 discipline erano sotto il 50% di contratti assegnati ovvero: il 26% di Microbiologia, il 37% di Patologia Clinica, il 38% di Radioterapia, il 45% di Farmacologia, il 46% di Medicina di Comunità e cure primarie e il 50% di medicina d'Emergenza specialità, che nel triennio 2022-2024 hanno subito un crollo del 50% circa, con i record di farmacologia scesa dal 45% al 17% e di microbiologia dal 26 all'11%. Da queste preferenze emerge un chiaro segnale che asseconda la tendenza alla privatizzazione di fatto per il divario tra offerta di prestazioni pubbliche e domanda non soddisfatta, che confluisce nella libera professione mediata dai centri polispecialistici sorti ovunque assieme all'incremento delle polizze sanitarie integrative. 
 
I dati del 2024 sono ancor più sbilanciati sulle specializzazioni maggiormente differenziate: oltre la metà registrano tra il 90 e il 100% di contratti assegnati. Questa polarizzazione non è casuale ed è confermata dal dato speculare: le discipline meno attrattive, con meno del 50% di assegnazioni, sono quelle generaliste a diretto contatto con gli utenti senza filtri all'accesso e/o prive di sbocchi sul mercato, come la medicina di comunità e l'emergenza/urgenza. Invece le più gettonate sono quelle cliniche in cui la professione viene esercitata sia in ambiente organizzativo con un rapporto di subordinazione sia in un contesto libero-professione (ALPI) oppure in forma totalmente libero-professionale privata come dermatologia, oftalmologia, chirurgia plastica etc..

Le preferenze dei neo-laureati possono essere interpretate come una sorta di indice di fiducia nella futura carriera per la possibilità di intercettare la domanda emergente che non trova una sufficiente offerta da parte del SSN. Per il terzo anno consecutivo le opzioni degli specializzanti lanciano un segnale di disaffezione verso il SSN che asseconda la tendenza alla privatizzazione e accentua la crisi della sanità pubblica, difficilmente reversibile sul medio periodo; a mio parere il loro significato non è stato ancora ben compreso e valutato dai decisori pubblici nei i suoi potenziali effetti sulla tenuta di un sistema già in affanno. 
 
Insomma nuvole minacciose si addensano all’orizzonte annunciando per i prossimi anni una “tempesta” organizzativa perfetta, che è peraltro già in atto nell'Emergenza Sanitaria e in minor misura nella Medicina Generale. Nonostante l'aumento dei contratti offerti e un certo miglioramento nelle assegnazioni - passate in un anno dal 24 al 30% - la situazione nell'ES resta estremamente critica per una annosa sottovalutazione del perverso circolo vizioso che stringe il PS in una morsa tra 
  1. dimissioni degli operatori stremati da ritmi di lavoro e rischi d’incolumità personale come testimoniano le cronache quotidianamente;
  2. scuola di specializzazione e concorsi deserti per un ricambio generazionale mal gestito a livello programmatorio;
  3. cronico sovraffollamento per carenza sia di posti letto ospedalieri sia di prestazioni ambulatoriali che costringono molti assistiti ad eccessi in PS da "ultima spiaggia";
  4. esasperazione della gente con conflittualità tra assistiti e operatori sanitari identificati come responsabili delle lunghe attese.
Da queste concause, strutturali di lungo periodo e contingenti post-covid-19, emerge un quadro di crisi permanente sia in PS che sul territorio, dove si concentrano le contraddizioni senza apparenti vie d'uscita che trasformano i professionisti in comodi parafulmine delle disfunzioni sistemiche. Resta solo da verificare in che misura i dati della partecipazione al Concorso per l'accesso al Corso regionale di MG saranno allineati a questo trend generale.
 

 

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