La ministra Lorenzin ha firmato il
decreto attuativo della riforma degli Ordini professionali, che disciplina le
modalità di elezioni dei Consiglio Direttivi provinciali, introducendo per la
prima volta il voto di lista e nuove modalità di svolgimento delle votazioni e dello
scrutinio: http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato8686421.pdf
Per
comprendere il possibile impatto della riforma bisogna risalire al sistema
elettorale vigente per il rinnovo degli Ordini provinciali, risalente al
secondo dopo guerra. Il meccanismo adottato all'epoca, cioè la designazione
diretta dei consiglieri provinciali tramite la preferenza individuale senza
voto di lista, rifletteva i rapporti tra società e medicina del tempo. A
quell'epoca la professione era esercitata prevalentemente in forma privata, nel
senso che il contesto professionale corrente era quello della relazione
medico-paziente in regime libero professionale, estranea cioè a forme
strutturate ed organizzazioni sindacali o professionali di categoria.
Il
modello adottato era espressione di quella realtà professionale e sociale. In
pratica la gestione ordinistica è stata condizionata per oltre 50 da un sistema
elettorale ad personam che ha escluso minoranze consistenti ed organizzate. Non
essendo previsto il voto di lista era sufficiente che un gruppo compatto di
candidati, coagulato in una “pseudo-lista” informale, ricevesse mediamente poche
preferenze in più di una “pseudo-lista” concorrente di minoranza, per
aggiudicarsi tutti i seggi in palio, come accede in un sistema elettorale
maggioritario, tipicamente disproporzionale e democraticamente non rispettoso
delle minoranze.
In
pochi anni però lo scenario è radicalmente cambiato. Laddove all'ordine provinciale
erano iscritti poche centinaia di professionisti oggi abbiamo una popolazione
medica di svariate migliaia. La professione si svolge sempre più in forma organizzata
in grandi strutture nosocomiali, gruppi territoriali, aziende sanitarie od
ospedaliere etc..; la rappresentanza sindacale e professionale è diffusa a
tutti i livelli e negozia accordi collettivi che riguardano migliaia di
professionisti, il baricentro gestionale si è spostato a livello regionale e
locale.
Insomma
nell'arco di pochi decenni si è consumata la transizione dalla dimensione
professionale individuale, di stampo liberale, alla contrattazione collettiva in
un SSN strutturato su più livelli che vede sindacati e società professionali assumere
un ruolo di mediazione e di co-gestione. In questo nuovo contesto non stupisce
che i sindacati abbiano influenzato anche la rappresentanza ordinistica, assumendo
la funzione di collettori di un consenso organizzato alle elezioni locali.
Il
fenomeno è stato favorito da un sistema elettorale rigidamente ad personam",
che paradossalmente si è rivelato funzionale al successo maggioritario di liste
elettorali informali e "bloccate", composte cioè in prevalenza da
esponenti sindacali, con l’esclusione di "opposizioni" consistenti o meno
compatte. In alcune province per diverse tronate elettorali questo sistema ha
cristallizzato situazioni di quasi monopolio, da “lista unica”, con inevitabile
perdita di interesse e scarsa partecipazione per mancanza di alternative a
causa della quasi certa esclusione delle minoranze.
Ora
finalmente con la riforma Lorenzin il sistema elettorale ordinistico evolve
verso il modello proporzionale, grazie all’introduzione del voto di lista
accanto alla tradizionale preferenza personale. In tal modo anche le liste di
minoranza potranno avere propri esponenti all’interno del Consiglio Direttivo a
garanzia del pluralismo, di un’autentica dialettica democratica e di una più
ampia partecipazione al voto.
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