sabato 3 maggio 2025

Che fine ha fatto la riforma dell'Assistenza Primaria?

Il 28 aprile scorso è stato diffuso il documento contenente le proposte delle Regioni per risolvere la crisi del personale del Ssn. Nella premessa spicca un'ammissione disarmante: "In assenza di un piano strategico nazionale, le Regioni e le Province Autonome ritengono urgente e necessario definire una posizione condivisa e propositiva, con l’obiettivo di stimolare un confronto istituzionale costruttivo e di promuovere misure normative, organizzative e contrattuali coerenti con le reali esigenze del sistema".

Dal documento ci si potrebbe aspettare novità importanti sul fronte territoriale mentre emerge la scarsità di proposte per i medici dell'AP. La definizione dei problemi è condivisibile ma dalle enunciazione delle cause non discendono soluzioni coerenti e concrete, se non quella di trasferire sul territorio i medici dipendenti. Inoltre manca l'analisi differenziale tra i problemi del personale dipendente ospedaliero e quelli delle strutture finanziate dal PNNR e attuate dal DM77, ovvero la specificità della gestione del personale nella CdC e negli OdC, che non viene affrontata ne' a livello amministrativo ne' rispetto al fabbisogno di infermieri, generalisti e specialisti ambulatoriali. Nel documento mancano accenni alle proposte di rinnovo dell'ACN, al ruolo unico e all'attivazione della specializzazione in MG, precondizione per il ventilato passaggio alla dipendenza dei medici convenzionati.

In compenso il Dataroom del Corriere della Sera dello stesso giorno assicura:  "La riforma è in discussione da almeno tre mesi e ora è pronta: se approvata i nuovi medici di famiglia diventeranno dipendenti del Servizio sanitario  nazionale  Il documento deve ottenere il via libera dalla Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, per poi approdare sul tavolo del ministro Orazio Schillaci". 

Il testo riservato della riforma era stato anticipato proprio dal Dataroom del 3 febbraio 2025, con alcune indiscrezioni sui punti principali della bozza in discussione, successivamente mai circolata per intero.

Nei successivi tre mesi si erano succedute le dichiarazioni del Ministro che lamentava di non aver ancora ricevuto la proposta di riforma delle regioni e quelle del Governatore laziale Rocca che il 26 marzo assicurava: la riforma dei medici di famiglia è in fase di sviluppo e che si sta valutando l'introduzione di un'opzione che permetta ai medici di scegliere tra un rapporto di dipendenza o di convenzionamento con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN)

Sempre il 28 aprile l'assessore regionale toscano alla Sanità Simone Bezzini rilascia la seguente dichiarazione: “Ci sono tante indiscrezioni che emergono periodicamente sulla stampa, ma il governo non ha presentato nessuna riforma sui medici di famiglia da discutere con le Regioni e con le organizzazioni sindacali della medicina generale”.

Ad oggi la situazione è questa:

  • Rispetto alla scadenza del PNRR siamo già in ritardo, come certifica il rapporto GIMBE, e con scarse probabilità di rispettare il termine del 30 giugno 2026 per il varo e la messa in atto di una riforma organica dell'AP, per cui è probabile che le Case della Comunità resteranno perlopiù sguarnite di medici dell'AP, tranne forse nelle grandi aree metropolitane; per giunta dall'inizio del 2025 le adesioni al Ruolo Unico dei MMG in attività sono insignificanti.
  • E' stata bocciata la proposta che a breve termine poteva passare agevolmente, per incentivare la partecipazione al Corso, ovvero lo stanziamento di 50 milioni di € per equiparazione della borsa dei corsisti a quella degli specializzandi. 
  • E' stata presentata da alcuni parlamentari del PD un ddl per l'istituzione della specializzazione universitaria in MG, che prevede 4 anni di corso per cui prima di 5 anni non saranno formati i futuri specialisti in MG. 
  • Sul passaggio alla dipendenza regna la massima incertezza per il ping pong tra il disinteresse del governo e la latitanza delle regioni: non è disponibile una bozza di ddl e nemmeno l'Analisi di Impatto della Regolazione, che deve valutare gli effetti giuridici, economico-finanziari e sociali di ogni provvedimento legislativo (si veda il PS). 
  • In compenso è stato approvato l'escamotage di innalzare a 73 l'età di pensionamento (volontario) dei MMG per tentare di ridurre gli effetti della carenza assistenziale sul territorio. 
  • L'unica soluzione a breve potrebbe essere l'accesso alla Convezione degli specialisti in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie, ma non se ne sa nulla e comunque sarebbe una norma di scarso impatto numerico non certo risolutiva del deficit di generalisti sul territorio che nei prossimi anni si aggraverà con nuove ondate di pensionamenti, non compensate dai posti programmati per i prossimi anni al Corso regionale. 

Insomma, sul fronte della riforma dell'AP prevale la confusione tra livelli istituzionali che paralizza il settore. Ciononostante resta incrollabile la fiducia delle giornaliste dal Dataroom del Corriere nella riforma, che solo loro hanno avuto il privilegio di esaminare!

P.S. L’ANALISI D’IMPATTO DELLA REGOLAZIONE. FINALITA' E CONTESTO DI RIFERIMENTO.

L’Analisi di Impatto della Regolazione (c.d. AIR) consiste in una valutazione, ex ante, non solo in termini strettamente giuridici, ma anche socio-economici, degli effetti che un testo normativo produce.
Le metodologie di analisi dell’impatto della regolazione possono riguardare l’impatto delle nuove regole proposte oppure l’analisi ex post delle regole già esistenti, ai fini della loro eventuale modificazione o abrogazione.
Lo scopo dell’analisi è quello di verificare l’opportunità dell’emanazione di un corpus normativo, e, ancora, quello di valutarne gli effetti sui destinatari e sulla realtà sociale su cui esso va ad incidere.
L'intento finale è quello di normare ricercando un’efficacia concreta, sostanziale, non solo formale, del testo normativo in corso di preparazione o di quello già in vigore e che si vuole emendare - ma anche, e non ultimo per importanza, quello di migliorare la qualità e la trasparenza della normazione.
Nell’Unione Europea, il tema della qualità della regolazione è stato introdotto dal Consiglio europeo di Edimburgo del dicembre 1992 e dalla pubblicazione del Libro bianco su “Crescita, competitività e occupazione”.
Nel giugno del 2005, la Commissione europea ha pubblicato delle Linee guida comunitarie sull’Analisi di Impatto della Regolazione, con il documento “Impact AssessmentGuidelines”.1

La disciplina dell'AIR in Italia

La Legge 8 marzo 1999, n. 50, (Legge di semplificazione 1998) ha introdotto la fase sperimentale dell’AIR sugli “schemi di atti normativi adottati dal Governo e di regolamenti ministeriali o interministeriali”.

Successivamente la Circolare del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 2869 dell’11 aprile 2007 ha definito i criteri di qualità della regolazione e l’analisi di impatto della regolamentazione. Con il DPCM 11 settembre 2008, n. 170 è stato introdotto il “Regolamento recante la disciplina attuativa dell’analisi dell’impatto della regolamentazione (AIR), ai sensi dell’articolo 14, co 5, della legge 28 novembre 2005, n. 246”.

Questo provvedimento ha definito i criteri e la metodologia per la stesura della relazione AIR: la nuova disciplina si applica agli atti normativi del Governo, compresi gli atti adottati dai singoli Ministri, ai provvedimenti interministeriali e ai disegni di legge di iniziativa governativa.

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