Sono passati 3 anni e mezzo da quando il
Dataroom del Corriere della Sera, nel pieno del secondo anno di Covid-19, ha avviava una campagna di discredito e disinformazione sulla MG a base di giudizi ed opinioni prevalentemente aneddotiche, a rischio di bias cognitivi, generalizzazioni e pregiudizi ideologici. Aveva visto giusto il compianto Antonio Panti:
“da eroi a capri espiatori il passo è più breve di quanto sembri e gli
amministratori del servizio sanitario, dopo aver lasciato i medici di
famiglia senza protezioni e supporti, scoprono ora le gravi carenze del
territorio”.
Viene da chiedersi se i giornalisti e gli
opinion leader - oltre a riferire di episodi poco edificanti sui MMG che nessuno nega anche se non sono la regola - si prendano la briga
di consultare qualche indagine demoscopica sulla qualità, soddisfazione,
gradimento, fiducia dei cittadini/utenti. Solo facendo riferimento agli
esiti di ricerche condotte con metodo scientifico si potrebbero confrontare la propria
percezione con quella di chi usufruisce dei servizi sanitari.
Nel dibattito sulla riforma della medicina territoriale i grandi assenti sono
coloro che dovrebbero essere i protagonisti, ovvero degli
iscritti al SSN; invece prevalgono le opinioni di esperti o pseudo tali,
giornalisti d'assalto, opinion leader medici che non hanno esperienza
del contesto dell'assistenza primaria, le cui opinioni posso essere
viziate da percezioni e punti di vista autoreferenziali.
Ecco riassunti i risultati di alcune ricerche,
con un’avvertenza per interpretare correttamente i dati: in queste
indagini in genere si raggiungono punteggi mediamente alti per cui
conviene considerate soprattutto la scarsa o nulla
soddisfazione, le differenze nei punteggi tra le categorie considerate, la variabilità regionale e quella nel corso degli anni quando lo stesso sondaggio viene riproposto, come quello più recente di
Altroconsumo.
Di seguito si possono consultare gli esiti di una decina di indagini condotte negli ultimi 15 anni (al termine il commento).

1- 2015. E' stata diffusa una ricerca condotta nel gennaio 2025 da Altroconsumo sulla
soddisfazione degli utenti della sanità territoriale, che ha sondato le opinioni di una campione di 6.622 italiani fra i 25 e gli 84 anni d’età.
I partecipanti sono stati intervisti sul grado di soddisfazione verso
medici di MG, servizi ASL e di Pronto Soccorso, con questi risultati in negativo:
- il 48% è insoddisfatto dei servizi dell’Asl,
- il 39% del Pronto Soccorso
- il 15% è insoddisfatto del medico di MG 15%
I dati
sono stati confrontati con quelli delle stesse indagini condotte nel
2019 e nel 2014, considerando un punteggio di 60 come il livello di sufficienza. Rispetto al 2019 la soddisfazione
- scende dal 78 al 75% per i generalisti
- sale dal 57 al 59% per il PS
- scende dal
60 al 55% per i servizi ASL

Circa la soddisfazione per le AS le regioni in cui i pazienti
sono più scontenti sono Sardegna (41 punti su 100), Abruzzo (44) e
Basilicata (45) a fronte di giudizi positivi per Emilia Romagna (61),
Trentino Alto Adige e Friuli (60), Veneto (58) e Toscana (57). Secondo gli autori il fattore umano “conta di più per i pazienti e traina il giudizio buono, a conferma del rapporto di fiducia necessario con il proprio medico. Il tempo dedicato al paziente, l’interesse mostrato ai suoi problemi, la possibilità e la facilità nell’esporli sono tra gli aspetti più rilevanti su questo fronte. Altro elemento che incide molto sulla soddisfazione è la competenza percepita del proprio dottore: il 60% se ne dice contenta”.
Insomma, alla razionalità
tecno-specialistica si affianca la dimensione comunicativa e
interpersonale che è all’origine del gradimento sociale.
Nel valutare i dati bisogna tener conto che in genere da queste indagini difficilmente emergono opinioni molto negative.
Tuttavia per
quanto riguarda la MG non è stato un esito sorprendente: giusto a metà
gennaio un’indagine dell’istituto Piepoli aveva rilevato come l’81% dei
rispondenti manifestava fiducia nel proprio medico di famiglia, dato che
sale all’88% tra gli over 55, seguiti dalla fascia 35-54 (79%) e dai
18-34enni (73%). Non si tratta insomma di dati inattesi comw dimostrano le altre indagini condotte dall’inizio del secolo, di seguito riportate, che hanno
invariabilmente posto il MMG ai vertici del gradimento degli
intervistati.
2. Rapporto CENSIS 2022. Gli
italiani e la sanità del futuro
Confermata
la fiducia ai medici. Dal Rapporto
emerge con chiarezza che cittadini che, dopo due anni di pandemia, hanno
riconfermato la loro fiducia alla scienza. Infatti, per il 93,9% degli
intervistati i medici devono essere messi al centro della sanità del futuro e
il 92,1 % degli intervistati (Figura
1) dichiara di
aver fiducia in loro.
Il
rapporto con il medico di famiglia. Nel giudizio
dei cittadini, molto conta il rapporto
quotidiano con il proprio medico di medicina generale:
- il 67,7% dei cittadini
afferma che il proprio medico di medicina generale valuta sempre con attenzione
i sintomi,
- il 50,4% lo reputa attento agli aspetti psicologici e relazionali,
- il 50,6% rileva che si informa e lo segue anche se si rivolge ad uno
specialista o è ricoverato in ospedale.
E anche nel salto nella digital health persiste la buona relazionalità, visto che al
64,2% degli italiani capita di contattare un medico tramite WhatsApp o altro
programma di messaggistica ed al 18,7% di fare online visite mediche, consulti
e assistenza, incontri con il proprio Mmg. In sintesi, per i cittadini il
medico è figura decisiva della sanità, anche perché garanzia che il digital non
sostituirà mai lo human
factor: oltre 8
italiani su 10 ne sono convinti.

Comunicazioni sempre più digitali. Il Rapporto restituisce inoltre, un’istantanea di italiani (Figura 3) che hanno dimestichezza con il digitale in Sanità: 7 cittadini su 10 prenotano online o tramite smartphone visite o accertamenti diagnostici; il 64,2 degli intervistati contatta il medico tramite wathsapp o programmi di messaggistica on line o altro; 1 cittadino su 3 usa App sullo smartphone per misurare valori relativi al suo stato fisico; il 18,7% usa fare visite e consulti on line come visita dal proprio medico, elettrocardiogramma, Holter, EGC con monitoraggio ritmo cardiaco 24 H.
Liberare
i medici dalla burocrazia
Inoltre, per
garantire un servizio pienamente dedicato alla tutela della salute il 94,7% dei cittadini chiede che i medici siano liberati
dagli attuali eccessivi carichi burocratico-amministrativi restituendogli il
tempo dedicato alla cura dei pazienti e che sia favorito e supportato il loro
passaggio al digitale.
Massimiliano
Valerii, Direttore
Generale del Censis, commenta: “La figura del
medico di medicina generale emerge come una figura di rinnovata centralità e di
garante; in una prospettiva futura dove, il messaggio forte che il Rapporto
evidenzia è la sfida che abbiamo di fronte dovuta agli scenari demografici. La
popolazione anziana sarà sempre più consistente, con un maggior numero di
persone non autosufficienti, con malattie croniche e che hanno bisogno di un
monitoraggio costante. Per queste ragioni, dobbiamo immaginare una sanità
diversa da quella del passato, la dobbiamo immaginare come un ecosistema di
soggetti, di cui ognuno dà il suo contributo per le diverse responsabilità e
con le diverse competenze”.
3 - Euromedia research luglio 2021- Medici di famiglia sempre più 'amati' dagli italiani, anche durante la pandemia. Il
77,5% dei connazionali ha fiducia nel proprio medico di famiglia. Un
dato lievemente più alto rispetto alla fiducia espressa nei confronti
del Ssn (77,4%). Oltre la metà (il 55,8%) considera il proprio medico
'speciale'. Una percentuale che sale al 62,3% tra gli over 65. E'
quanto emerge da un'indagine, realizzata da Euromedia research, e
illustrata durante un evento organizzato oggi a Roma da FIMMG, condotta
tra il 24 maggio e il 7 giugno su un campione di 2mila cittadini,
rappresentativo della popolazione italiana over18. Obiettivo dello
studio è stato comprendere le percezioni e le opinioni degli italiani
nei confronti della medicina generale anche alla luce dell'emergenza
Covid.

Il
73,6% si dice soddisfatto del rapporto con il proprio medico durante la
pandemia e il 55,5% è riuscito ad avere con lui/lei un rapporto
concreto e la possibilità di farsi visitare - prosegue l'indagine - Per
oltre 7 su 10 il medico di famiglia ha un ruolo importante (il 75,5%).
Il 22,6% ha un rapporto con l'attuale medico di famiglia che dura da più
di 20 anni. Più della metà degli intervistati non ha cambiato
medico negli ultimi 5 anni e tra quelli che lo hanno fatto per il 20,5% è
stata una scelta legata al fatto che il professionista ha cessato
l'attività. Mentre il 9,4% perché si è trasferito. Per circa la metà
degli intervistati negli anni non è mutato il rapporto con il proprio
medico (per il 52,2%) mentre per il 22,2% è cambiato in meglio e per il
16,8% è cambiato in peggio.

E ancora:
il 75,1% degli intervistati è soddisfatto di come riesce a contattare
il suo medico (oltre la metà afferma di riuscire a raggiungerlo
rapidamente e facilmente) e il 77,4% si rivolge prioritariamente a
lui/lei se ha bisogno di un consulto. Otto su dieci sono soddisfatti
della disponibilità.
4 - EURISPES febbraio 2021.
Quando le percezioni individuali vengono confrontate con i dati di
fatto rilevati in modo scientifico lo scenario cambia radicalmente di
segno e restituisce la realtà fattuale. Ad inizio 2021 è stato diffuso
dall'
EURISPES l'annuale report sulla gestione della Pandemia sul
territorio, con questi esiti:
la maggioranza degli italiani (60,8%) si è rivolto al MMG per avere informazioni e consigli sul Covid-19 . I medici di base: un punto di riferimento per 6 italiani su 10. La
maggior parte degli italiani (60,8%) si è rivolto a loro per avere
informazioni e consigli sul Covid-19 e tra questi, il 39,9% afferma che
il proprio medico di base si è dimostrato disponibile, mentre circa un
intervistato su cinque (20,9%) risponde che il proprio medico non è
stato disponibile.
In
molti però (39,2%) hanno scelto di non chiedere informazioni e consigli
al medico di base. A ricorrere più spesso al medico di base sono state
le fasce d’età più mature e considerate più a rischio (il 69,5% degli
ultrasessantacinquenni). Tra quanti si sono rivolti al medico di base,
hanno riscontrato più disponibilità gli abitanti del Sud (42,5%), mentre
i medici del Nord-Est si sono dimostrati meno disponibili degli altri
(il 27,1% non è stato disponibile).
L’epidemia del
virus Covid-19 ha fatto emergere le differenti capacità dei modelli
regionali in termini d’infrastrutture territoriali e di personale
qualificato disponibile. In ciò hanno giocato soprattutto il mancato
inserimento negli anni del personale infermieristico e il
sottodimensionamento nell’offerta di posti letto, drasticamente
diminuita a partire dal 2004. Si arriva, nel complesso ad una riduzione
netta del 20% di posti letto ordinari, con particolare concentrazione
nel Centro Italia (-30%) e nel Meridione (-24%).

6 - Indagine CENSIS 2018. Un rapporto basato sulla fiducia. L’87,1% degli italiani
dichiarare di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiunge il
90% tra gli over 65 anni), l’84,7% si fida dell’infermiere, mentre è molto più
ridotta, sebbene ancora maggioritaria (68,8%), la quota di chi esprime fiducia
nel Servizio sanitario nazionale. Lo stesso vale per gli odontoiatri. L’85,3%
degli italiani ha un dentista di riferimento. Ed è proprio la fiducia
l’elemento cardine che ne guida la scelta (per il 63,1%), prima ancora delle
tariffe delle prestazioni (26,3%), la qualità dei materiali e delle tecnologie
utilizzate (21%), la comodità nel raggiungere lo studio (17,1%) o le facilitazioni
nei pagamenti (l’11,4%).
Il medico prima fonte di informazione sulla salute. Non
è un caso che, anche in un momento in cui le fonti informative si moltiplicano
a dismisura, i cittadini continuino ad assegnare al medico la funzione di fonte
informativa principale sui temi della salute. Il medico di medicina generale è
la fonte numero uno (per il 72,3% degli italiani, in crescita rispetto al 66,3%
rilevato nel 2008), seguono familiari e amici (31,9%), poi la tv (25,7%) e
internet (il 23%, ma era solo l’8,7% nel 2008).
7 - 2016. Federconsumatori sui tempi di attesa e soddisfazione. Rispetto
ai tempi di attesa per le più importanti prestazioni sanitarie (visite
specialistiche, interventi chirurgici, riabilitazione), è stato
osservato che
il tempo di attesa tra la prenotazione dell’esame e lo svolgimento
della prestazione è mediamente di tre mesi, mentre tempi più brevi
riguardano solo le visite generiche e i prelievi.
Nel caso degli interventi chirurgici, i molto soddisfatti sono il
47,3%. Un elevato livello di soddisfazione è dichiarato anche per gli
esami radiologici ecografici o endoscopici, le visite oculistiche,
neurologiche cardiologiche, il day surgery, e le visite generiche.

Per
queste prestazioni se si accorpano i due livelli di soddisfazione
(abbastanza e molto soddisfatto) si supera in tutti i casi il 75% con
punte di oltre l’81% per le visite generiche (Mmg e pediatra) e il
valore più basso per gli esami ecografici che si fermano al 75,2 per
cento.
Nel 74,6% dei casi tempo di attesa per una visita dal MMG inferiore ad 1
settimana a fronte di percentuali inferiori al 20% per tutte le altre
specialità con valori inferiori al 10% per oculistica, neurologia, ORL,
gastroenterologia e psichiatria.
In
alcune prestazioni, come le visite ortopediche, odontoiatriche,
psicologiche e dermatologiche, ci sono i livelli di insoddisfazione
maggiori, che si aggirano intorno al 20% e se si somma la componente dei
poco soddisfatti, si sfiora il 40% e le visite ortopediche raggiungono
il 44%.
A questa tipologia di prestazioni vanno aggiunte le pediatriche (ma non
il pediatra di base) e le dietologiche. La prestazione che registra la
maggiore insoddisfazione è quella delle visite geriatriche, che sommando
chi si dichiara per nulla soddisfatto e poco soddisfatto, raggiunge una
quota del 50% del totale degli intervistati. La
MG ha il più basso livello di insoddisfazione (3,3%) e il più elevato
di soddisfazione (47,9+33,4) a fronte di percentuali di "per nulla
soddisfatti" tra il 10 e il 30% per odontoiatria, ortopedia,
dermatologia, urologia, psichiatria, geriatria, ginecologia,
gastroenterologia e pediatria.
8- 2014 CENSIS: I BISOGNI INFORMATIVI DEI CITTADINI. La fonte da cui gli appartenenti al
gruppo
hanno acquisito le informazioni di cui dispongono è principalmente il
medico di medicina generale (80,0%), e in seconda istanza il medico
specialista citato dal 45,0% del campione, una quota che si presenta
visibilmente più ampia rispetto alla media del campione (22,7%) e nel
confronto con gli altri tre gruppi.
Guardando
alle fonti di informazione sulla salute, il 68,5% ha tratto le
informazioni di cui dispone dal medico di medicina generale, il 38,3% da
familiari, parenti, amici, vicini ed in maniera più ampia rispetto al
campione generale (31,9%). Tra le altri fonti più citate il 20,4%
indica il medico specialista e il 19,2% internet, anche se in entrambi i
casi in misura lievemente meno frequente rispetto alla media.
Il
bagaglio di informazioni sulla salute di cui i cittadini sono in
possesso trova la sua fonte principale nel medico di medicina generale,
indicato dal 72,3% dei cittadini. Al crescere dell’età aumenta
l’indicazione del medico di medicina generale come fonte da cui i
rispondenti hanno appreso le informazioni di cui dispongono sulla
salute, passando dal 57,0% dei più giovani all’80,6% dei 65enni e oltre. Considerando
le fonti da cui, potendo scegliere, i cittadini vorrebbero ricevere le
informazioni sulla salute, ad indicare il medico di medicina generale è
di nuovo la quota più elevata, il 73,4%, una percentuale che poco si
discosta da quella di chi ha tratto le informazioni di cui dispone da
questa figura.

9- Indagine del Censis 2012. Mediamente a livello nazionale
il
92% degli intervistati giudica positivamente la qualità delle
prestazioni del Mmg (buona nel 43.4% e sufficiente nel 48.6%) e solo
l’8% la ritiene mediocre o scarsa. La qualità complessiva percepita
supera il 95% di gradimento nelle Regioni di Nordovest (buona per oltre
il 55%) e scende poco sotto il 90% al Sud e nelle Isole (buona solo per
il 26.2%).
Gli
assistiti apprezzano in particolare le capacità professionali e
relazionali, il modo di intendere la professione e la sistemazione
dell’ambulatorio del generalista
(oltre 90% di gradimento) e
un po’ meno l’organizzazione del servizio, gli orari di apertura e la
reperibilità e la disponibilità alle visite domiciliari, con percentuali
di scontenti tra il 12.6 e il 19.6. In linea generale il livello di
soddisfazione degli assistiti decresce lungo due direttrici: nello
spostamento dal Nord verso le Regioni meridionali e nel passaggio dalle
località con meno di 30.000 abitanti ai comuni più densamente popolati,
dove notoriamente la MG è in affanno per via di una maggiore
concorrenza.
Nella graduatoria generale dei servizi sanitari pubblici e privati disponibili sul territorio la qualità
percepita
del generalista è inferiore solo a quella delle farmacie (98.2%) e
degli studi medici privati (92.7%) mentre ad una certa distanza troviamo
cliniche private (88%), laboratori di analisi (84.2%), ambulatori e
consultori pubblici (84.2%), strutture di riabilitazione private
(81.1%), ospedali e pronto soccorso (80.3%), strutture di riabilitazione
e assistenza domiciliare pubbliche (73.5 e 71.8%).
Le opinioni sul sistema delle cure primarie, Il medico di medicina generale
Anche nella solida fiducia che tradizionalmente viene riposta nei MMG esistano delle zone d’ombra, che sembrano riguardare soprattutto alcuni contesti territoriali. Nel complesso, infatti, la maggior parte degli intervistati si esprime in termini di sostanziale soddisfazione per i vari aspetti del servizio garantito dal proprio MMG: le capacità professionali, quelle relazionali e il modo di intendere la sua professione (aspetti a proposito dei quali circa la metà del campione si considera molto soddisfatto e oltre il 40% abbastanza soddisfatto) costituiscono elementi per i quali la soddisfazione è ampiamente maggioritaria..

Anche per gli altri aspetti considerati (la sistemazione dell’ambulatorio, l’organizzazione del servizio, gli orari di apertura, la reperibilità fuori orario e la disponibilità a effettuare visite domiciliari) le percentuali di intervistati che si ritengono soddisfatti rimangono maggioritarie, per quanto sulle indicazioni di massima soddisfazione (che oscillano per questi aspetti intorno a valori compresi tra il 33% e il 36% circa) prevalgano in modo più consistente le indicazioni intermedie (i rispondenti sono abbastanza soddisfatti nella metà circa dei casi, con valori che variano dal 54,4% relativo alla sistemazione dell’ambulatorio al 46,9% rilevato per la disponibilità alle visite domiciliari), tendenza che anche in questo caso sottolinea il permanere di margini importanti di miglioramento nella strutturazione e organizzazione dei servizi e anche nelle garanzie di copertura offerte dal servizio. Le indicazioni di poca o nulla soddisfazione raggiungono i valori più significativi, infatti, a proposito dell’organizzazione (12,6%), degli orari e della reperibilità (16,4%) e delle visite domiciliari (19,6%).
Di nuovo a pesare in modo più vistoso sui dati è la variabile territoriale, anche se in questo caso le criticità più evidenti si rilevano maggiormente percentuali di insoddisfazione più alte a proposito dell’apertura degli studi e della reperibilità (circa il 30%) e dell’organizzazione del servizio (circa il 20%), mentre la disponibilità a effettuare visite domiciliari rappresenta un motivo di insoddisfazione soprattutto nelle grandi città, dove le indicazioni di poca o nulla soddisfazione raggiungono il 36,8% contro il 19,6% medio.
Solo a proposito dell’allestimento dell’ambulatorio, dell’adeguatezza dello studio e della sala d’attesa che al Sud e Isole le percentuali di insoddisfazione risultano sensibilmente più alte rispetto alla media nazionale (poco o per nulla soddisfatti nel 12,2% dei casi contro il 9,4% medio), mentre al Centro risultano generalmente più alti i valori in questo senso soprattutto a proposito della reperibilità dei medici e dell’apertura degli studi (oltre il 20% di poco o per nulla soddisfatti) e delle visite domiciliari (23,6% contro il 19,6% medio).
Alla luce dei dati incrociati per l’ampiezza del comune di residenza dei rispondenti appare in effetti probabile che le problematiche più evidenti siano legate alla dimensione urbana e metropolitana dei servizi di assistenza primaria. Di nuovo la dimensione territoriale mostra di giocare un ruolo decisivo nella qualità percepita del sistema delle cure primarie, sia lungo l’asse Nord-Sud che, soprattutto, in funzione della dimensione del comune di residenza dei rispondenti; considerando in particolare le due criticità emerse in modo più significativo, infatti, si osserva che:
- il ricorso al medico privato come conseguenza dell’inadeguatezza del MMG viene indicato soprattutto dai residenti del Centro (18,2%) e dei comuni con più di 250.000 abitanti (18,5%);
- la mancata diagnosi di una patologia emersa invece a controlli più approfonditi è un problema che ha riguardato con maggiore frequenza gli intervistati residenti al Centro e al Mezzogiorno (circa il 15%), ed evidentemente si riscontra un tasso di indicazioni maggiore in questo senso tra i rispondenti con condizioni alcune specifiche difficoltà nel rapporto con il MMG, in particolare
- solo al 2,4% dei rispondenti è capitato che il MMG si sia rifiutato di trascrivere su ricetta rossa una prescrizione ricevuta da un medico privato, mentre è pari al 5,4% la percentuale relativa a quanti vorrebbero poter cambiare il proprio medico, ma non possono per la scarsa disponibilità di professionisti convenzionati della loro zona di residenza;
- al 10,5% del campione è capitato che il suo MMG non abbia diagnosticato una condizione patologica emersa invece a controlli più approfonditi e il 13,6% è dovuto ricorrere a medici privati per l’inadeguatezza del suo MMG.
Si tratta di dati che offrono diversi spunti di riflessione; da un lato, infatti, emerge in modo evidente come il rapporto con il MMG, e in generale con il sistema delle cure primarie, sia complessivamente positivo e soddisfacente per una larga maggioranza di cittadini, dall’altra le quote, seppur minoritarie, di quanti indicano alcune specifiche criticità sottolineano la necessità di mantenere alta l’attenzione da parte dell’amministrazione sanitaria sulla qualità e sull’organizzazione dei servizi emersi a proposito del MMG, infatti:
11. Rapporto CENSIS 2009. Roma, 4 dicembre – La sanità nell’anno della crisi. Nell’anno
della crisi si segnala una crescita delle spese per la salute degli italiani
(molto per l’11,5%, abbastanza per il 27,5%, poco per l’8,3%), in misura
maggiore tra i soggetti nelle fasce di reddito più basso. Poco meno di un terzo
degli italiani spende di più anche per le prestazioni a carico del Ssn per le
quali è previsto il ticket, mentre il 27,8% indica un aumento di spesa per
analisi e radiografie a pagamento intero, il 29,4% per il dentista, il 31% per
i farmaci senza ricetta, il 35,6% per le visite specialistiche a pagamento
intero. L’impatto della crisi sembra dunque concretizzarsi in un peggioramento
delle possibilità di accesso ai servizi sanitari, anche pubblici, che pesa di
più proprio sui meno abbienti. Quasi il 40% dei soggetti di livello
socio-economico basso è stato costretto a rinunciare per motivi economici a
prestazioni sanitarie e il 37,8% ha ridotto l’acquisto di farmaci a pagamento.
Le cure primarie per ripartire dal territorio. L’ospedale
mantiene il ruolo di catalizzatore della risposta sanitaria. Sono circa 55.000
al giorno gli accessi al Pronto soccorso. Solo nel Lazio nel 2008 gli accessi
al Pronto soccorso hanno toccato quota 2.125.823, in gran parte ascrivibili a
codici verdi (72,9%) e bianchi (9,7%). La strutturazione della primary
care risulta invece in difficoltà, ancora troppo caratterizzata da
accessibilità limitata e da isolamento professionale. Ma i medici di medicina
generale godono di un ampio favore tra gli italiani: il 75,9% esprime
soddisfazione circa l’adeguatezza del servizio.
COMMENTO.
Come si può constatare da questo sommario elenco quelli dell'indagine di Altroconsumo non erano esiti inattesi: tutte le ricerche condotte dell'inizio secolo hanno
invariabilmente posto il MMG ai vertici del gradimento degli
intervistati. Nonostante questi positivi risultati da anni persiste la campagna di
squalifica della MG da parte di osservatori, giornalisti e decisori
pubblici, come da ultimo il Governatore del Lazio che ha accusato il
generalista in quanto libero-professionista privilegiato, lautamente
retribuito e inefficiente.
Difficile pensare che gli opinion leader non siano a conoscenza di queste ricerche,
mentre sicuramente gli scienziati sociali hanno il polso della
situazione nel loro ambito, al pari dei politici avveduti. Come la
Presidente del Consiglio, che dopo il vertice della scorsa settimana sul
passaggio alla dipendenza ha rinviato la questione temendo i
contraccolpi sul consenso del venir meno della relazione fiduciaria. Eppure si è radicata un’immagine così negativa della MG, a
dispetto dalle opinioni dei pazienti, da
motivare una sorta di crociata "punitiva" per la dipendenza. Come è stato possibile? L'interrogativo non è banale e meriterebbe una ricerca sociologica ad
hoc per comprendere l’insolito fenomeno.
La realtà, come insegnano da secoli sociologi e filosofi, è una
costruzione sociale e culturale mediata dalla comunicazione, che lungi
dal fornire un resoconto passivo ed oggettivo su quanto accade la fuori,
contribuisce ad una percezione di “normalità” quanto più è condivisa
dai media, tanto da divenire uno scontato pre-giudizio. Inutile stupirsi
e stracciarsi le vesti, questo è il gioco della comunicazione che crea
la realtà, anche se talvolta attraverso l’indagine scientifica può
emergere una configurazione inattesa disallineata dalla vulgata
prevalente. Perché la percezione e la rappresentazione dei fatti è
frutto anche di interazioni simboliche, pratiche sociali situate e
relazioni vis a vis, dalle quali possono emergere le opinioni “tacite”
degli attori, sottovalutate dai decision making con effetti distorsivi sulle decisioni di policy per l'assistenza primaria che sembrano destinati a perdurare nei prossimi anni.
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