Tutti
i sistemi devono fare i conti con il proprio ambiente, che pone loro
richieste, sfide, domande, bisogni, aspetttive
ed
esigenze da soddisfare o
concreti problemi da risolvere,
che non di rado comportano tensioni e squilibri di varia entità per
il sistema stesso, specie se organizzativo. Per far fronte a tali
“perturbazioni” il sistema ricorre ad una sorta di legge ferrea,
enunciata dal neurologo
e cibernetico
inglese
Ron
Ashby
negli anni Cinquanta: la
legge della varietà necessaria o richiesta.
Essa afferma che i meccanismi regolatori interni di un sistema devono
essere tanto variegati quanto lo è l’ambiente a
cui si rivolgono.
Infatti, soltanto sviluppando
la varietà
dei
propri
sistemi di controllo, un'organizzazione
è in grado di gestire con successo la varietà e le sfide che
provengono dall'ambiente.
Afferma
testualmente Ashby: “Solo la molteplicità può distruggere la
molteplicità”, mentre un altro cibernetico (Stafford
Beer)
così sintetizza il problema pratico: “Spesso un ottimista ci
chiede: datemi un sistema di regolazione semplice, un sistema che non
possa sbagliare. Il guaio, con queste regolazioni semplici, è che
esse hanno una varietà insufficiente per far fronte alla varietà
dell’ambiente. Così, ben lungi dal non sbagliare, non possono
andar bene. Solo una grande varietà del meccanismo di regolazione
può affrontare con successo la grande varietà che si trova nel
sistema regolato”.
Un
esempio tipico di regolazione dei rapporti con l'ambiente, in ambito
sanitario, è quello
codici cromatici di accesso/filtro
al P.S., che seleziona e regola il contatto con l'offerta di
prestazioni in base ad una preliminare valutazione di potenziale
gravità delle condizioni cliniche del soggetto, il cosiddetto triage
infermieristico. In MG la legge di Ashby si manifesta con la
diversificazione organizzativa dei contatti: ambulatorio ad accesso
libero, su appuntamento, ambulatori per problemi, assistenza
domiciliare programmata e ADI, contatti tra assistiti e personale di
segretaria, infermieristico
etc..
La
legge della varietà necessaria riguarda non solo singoli servizi,
ospedalieri o territoriali, ma anche il sistema sanitario nel complesso e in particolare il SSN nelle sue varie articolazioni
organizzative e soprattutto normativo/regolatorie. Il sistema
sanitario fronteggia le sfide ambientali ricorrendo a due processi:
una progressiva differenziazione funzionale al suo interno, per una
sempre maggiore specificità della risposta alle richieste
poste dall'ambiente. La vicenda storica della medicina interna
testimonia l'irreversibile tendenza alla differenziazione: dal tronco
comune internistico si sono via via separati all'inizio
del novecento
i diversi rami specialistici, dalla gastroenterologia alla
pneumologia, dalla nefrologia all'ematologia etc.., a loro volta
investiti da tendenze alla sub-specializzazione parcellare. Tuttavia per un buon equilibrio organizzativo i processi di differenziazione, per certi versi spontanei e autonomi, devono essere accompagnati da complementari interventi di integrazione e coordinamento dei diversi sotto-sistemi, a cura dei vertici aziendali.
Questa analisi mi sembra corretta e spiega perché, a mio modo di vedere, le risposte organizzative basate su una visione "ospedaliera" (struttura sempre aperta cui si può accedere) non tengono conto della inadeguatezza di questa risposta standard. Alternativa è il mettere in condizione il mmg, di lavorare al meglio per le proprie specificità ( pz. Acuto semplice, cronico autosufficiente e non, prevenzione nelle diverse accezioni. Prerequisito è il definire bene i propri ambiti di intervento, il livello prestazionale,i meccanismi di controllo di qualità collegati ad uno specifico percorso formativo da essi derivante. Solo con queste premesse si può poi ragionare di strutturw organizzative che possano meglio soddisfare le job description per le diverse situazioni. Il mmg che sa cosa deve fare e come risponderà con la variabilità legata al rapporto fiduciario interpersonale sentendosi valorizzato a farlo.
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