Per valutare l’impatto sul medico di MG della Delibera lombarda per la presa in carico dei "cronici", tramite la compilazione del PAI, è stata
condotta un’indagine epidemiologica a campione per verificare
l’entità delle tre classi individuate dalla regione e la loro
corrispondenza rispetto alle
informazioni presenti nei data base clinici dei medici. Hanno
partecipato 8 medici di MG dell’ATS, per un totale di 11500 assisti
circa
(https://reteunire.wordpress.com/2017/03/07/confronto-tra-livelli-di-cronicita-della-delibera-sulla-presa-in-carico-e-data-base-dei-medici-di-mg/
)
Confrontando i dati dell’indagine con quelli
previsti dalla delibera, emerge una significativa discrepanza per
la
-
sottostima del livello 1 - assistiti almeno 3 patologie - che comprende il 14,9% dei cronici rispetto al 4,5% della delibera, a cui corrisponde
-
la sovrastima del livello 2 - pazienti con due patologie - che comprende il 23,1% rispetto al 39% della delibera
mentre il livello 3 (1 sola patologia) è allineato
al dato regionale. La differenza può essere dovuta in parte sia
all'entità del campione
sia ai differenti criteri utilizzati nell’indagine per estrarre
i portatori di una o più condizioni croniche dal
Data Base dei medici, rispetto a quelli della Delibera della sulla presa in carico.
CONSIDERAZIONI E COMMENTO
Per quanto riguarda i tre livelli di
complessità individuati dalla delibera appare
riduttivo il criterio puramente statistico-quantitativo
dell'associazione tra patologie, individuate
nei data base amministrativi. La semplice somma
aritmetica appare schematica e per
completezza dovrebbe essere affiancata da una
valutazione qualitativa e
clinico-funzionale che tenga conto dell'impatto delle
comorbilità sul singolo assistito.
Bisogna inoltre
considerare che le 11 patologie inserite nella delibera non
esauriscono tutte le possibili comorbilità o combinazioni tra
condizioni croniche. Le possibili varianti sono numerose; i casi più
frequenti di discrasia tra valutazione
quantitativa e qualitativa sono due e
riguardano i due estremi
dello spettro:
-
da una lato anche il portatore di una sola condizioni cronica può richiedere un numero elevato di contatti ambulatoriali o domiciliari, per una complessità assistenziale e una fragilità sociosanitaria di grado medio-alto;
-
dall'altro non è affatto detto che l'assistito affetto da tre patologie appartenga necessariamente alla classe 1 e debba essere seguito a domicilio o dai servizi in alternativa al MMG.
E' paradigmatico
il caso del diabetico non insulinodipendente di mezza età, iperteso
e portatore di una o
più complicanze d'organo in fase iniziale come nefro, cardio o
arteriopatia, che svolge una normale vita lavorativa e di relazione
ed accede abitualmente all'ambulatorio del MMG. Le riclassificazione
qualitativa dei
cronici, rispetto allo schema quantitativo della delibera, può
avvenire in due direzioni: verso l'alto, passando dal livello 1 o 2
al terzo, oppure verso il basso, cioè con la retrocessione dal 3 al
secondo.
In sostanza la corretta compilazione del PAI non può non
prevedere la
personalizzazione e una valutazione globale
clinico-funzionale che potrebbe comportare
la ricategorizzazione
di una consistente quota di assistiti, collocati impropriamente in una
delle tre classi. In pratica il PAI per
assolvere efficacemente la
sua funzione non presuppone la mera presa d'atto della collocazione
del singolo assistito in uno dei tre livelli di presa in carico, ma deve
poter rivalutare
la situazione alla luce delle informazioni
in possesso del MMG, che possono anche
suggerire una diversa classificazione
del soggetto.
In pratica non è tanto la sommatoria
delle patologie a determinare il grado di complessità clinica e di
fragilità ma la ponderata valutazione qualitativa
dell'interazione tra le comorbilità e la
situazione complessiva, anche tenendo conto
delle problematiche e delle risorse psicosociali.
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