Daniela Minerva, direttore dell’inserto
Salute de La Repubblica, nell’editoriale della scorsa settimana cita una
ricerca dell’AIOP dalla quale si evince che la gente preferisce rivolgersi ad
uno specialista privato (il 59,2%) o al pronto
soccorso (il 43,9%) per “avere accesso ad accertamenti diagnostici e/o
ricoveri”. Così i cittadini invece che “ricorrere ai medici di base, alle case
della salute, alle Asl senza andare in ospedale” […] ”fanno proprio il
contrario: usano l’ospedale come canale d’accesso all’ospedale stesso”. Un
disastro che segnala la “caduta di fiducia nei confronti dei medici di base” e
dimostra che “l’obiettivo della territorializzazione non è affatto perseguito e
nemmeno in parte realizzato”. Ecco quindi perché, assieme allo smantellamento
degli ospedali, “nessuno assiste più i malati”.
E’ curioso come certi giornalisti si
rendano conto nel 2018 dello squilibrio tra domanda e offerta e degli effetti perversi
delle liste d’attesa. Da anni diciamo che le case della salute, l’H24 e le
aggregazioni territoriali non costituiscono un'alternativa all'ospedale e in
particolare all'offerta tecnologica del PS, dove vengono fornite prestazioni a
iosa e “in tempo reale”, senza trafile
burocratiche, senza mezze ore perse al telefono per le prenotazioni, senza
tempi d'attesa di mesi come nelle strutture ambulatoriali e, soprattutto, senza
costi proibitivi per i tickett. Naturalmente è colpa della sfiducia e della (sottintesa)
scarsa professionalità dei medici di base se basta aspettare pazientemente
qualche ora di triage per avere visite ed esami che negli poliambulatori extraospedalieri
richiedono settimane o mesi di attesa. Da decenni è risaputo che la pronta offerta
di prestazioni gratuite è un formidabile incentivo che induce e attrae una
domanda orfana di sbocchi alternativi in altri servizi.
Ecco
quindi la sorprendente conclusione della giornalista: la gente preferisce
andare in PS o dallo specialista privato piuttosto che rivolgersi al MMG! Come
se in queste settimane di epidemia influenzale, con un picco che non si
registrava da decenni, gli studi sul territorio fossero sguarniti di medici,
occupati a fare i propri comodi invece che visitare la gente! Per non parlare
della carenza di generalisti sul territorio, per il pensionamento della
generazione della riforma 833; la mancata programmazione del ricambio rischia per
davvero di lasciare nei prossimi anni milioni di italiani senza assistenza sul
territorio. Ma è probabile che i diretti interessati nemmeno se ne accorgeranno,
dal momento che già ora “nessuno assiste più i malati”.
L’altra scoperta della Minerva è
l'utilizzo degli specialisti per accedere all'ospedale, in alternativa alla
medicina generale. Da un secolo il sistema si è avviato sulla strada della
specializzazione, dell'iperspecializzazione e della divisione del lavoro,
all'insegna di quella che i sociologi nel loro gergo definiscono
differenziazione funzionale. La tecnologia
amplifica queste tendenze e detta l’agenda della differenziazione, che si
concretizza con l'introduzione di strumenti diagnostico-terapeutici a cui si
aggregano i professionisti, in modo dire ancillare e quasi parassitario. Ergo
per accedere alla tecnomedicina si deve ricorrere alla mediazione del professionista,
che co-evolve con la tecnologia, e di conseguenza aumenta la domanda e il
ricorso alle consulenze specialistiche.
Ovviamente
il generalista, non-specialista per eccellenza, è tagliato fuori da questa evoluzione
perchè lavora "a mani nude", vaso di coccio del sistema. Da qui la
crescente richiesta della gente di “fare tutti gli esami” e di "andare
dallo specialista", perchè è rassicurante, autorevole e promette di dominare
l'incertezza grazie al suo sapere/potere tecnico. In questo scenario,
nonostante l'enfasi retorica sul'olismo sul suo ruolo centrale, quello del MMG rischia di rivelarsi in un compito impossibile, con l’aggravante di essere visto dalla gente come un burocratico trascrittore delle prescrizioni specialistiche - non
di rado in violazione di Note AIFA, Lea, indicazioni terapeutiche etc. ma rivendicate come atto dovuto per via dell'aurea che emana dalla prescrizione
specialistica. Insomma il MMG si trova tra due fuochi: regole prescrittive e una burocrazia soffocante da un lato e pretese di alcuni pazienti dall'altro. In caso di diniego poi c’è sempre la ricusazione a
portata di mano!
Nessun commento:
Posta un commento