Ora anche il Piemonte con la firma dell’AIR 2019, sulla scia di queste
esperienze, gioca la carta dell’ambulatorio per i codici bianchi; l’accordo raggiunto con i sindacati della MG
si propone di ridurre gli accessi inappropriati e il ricorso all’intervento
specialistico, fornendo allo stesso tempo la migliore risposta agli assistiti
che si rivolgeranno all“ambulatorio delle non urgenze”; l’ambulatorio, separato
fisicamente dai locali del pronto soccorso, propone una sorta di via di mezzo
tra il modello siciliano e quello laziale.
I MMG piemontesi prenderanno in carico pazienti già passati dal triage nel
vicino PS e classificati come codici bianchi e
dopo la
visita potranno confermare la non urgenza
del caso e fornire anche alcune prestazioni aggiuntive “finalizzate a un minor
ricorso all’intervento specialistico”; se
la visita del MMG sarà stata sufficiente a risolvere il
problema, il paziente sarà invece dimesso e riaffidato al proprio medico
curante.
Tuttavia il medico potrà anche modificare il codice
di triage, giudicandolo di priorità maggiore e quindi reinviando il paziente al
percorso del PS/Dea, che riprenderà in carico il caso valutando la necessità di esami o consulenze urgenti suggeriti dal MMG.
Il MMG sarà dotato del ricettario
Ssn e delle credenziali per le prescrizioni farmaceutiche
“elettroniche” non differibili, ma non potrà prescrivere esami o consulenze non
urgenti, che saranno affidate alla discrezionalità del medico curante a cui il
paziente si rivolgerà dopo l’accesso. Per prefigurare gli esiti assistenziali e l’impatto di
questo accordo conviene rifarsi agli sviluppi delle analoghe iniziative già sperimentate in due regione nell'ultimo lustro, Lazio e Sicilia.
Gli ambulatori dei codici bianchi laziali, apparentemente simili a quelli siciliani, hanno avuto vita breve per uno scarso utilizzo da parte dei cittadini, a differenza di quelli dell’isola che continuano ad offrire prestazioni alla popolazione. Secondo una una sorta di legge ferrea dell’economia sanitaria l’offerta di prestazioni prima o poi induce la propria domanda, come nella battuta di un professore di radiologia belga: mettete un ecografo nel deserto e dopo qualche mese avrete una lista d'attesa. Il diverso esito degli ambulatori per codici bianchi nelle due regioni sembra dimostrare che non è affatto detto che le cose funzioni sempre in questo modo, visto che nel Lazio non c’è stato il boom di accessi verificatosi invece in Sicilia, decretando in una caso il successo e la conferma dell'iniziativa e nell'altro la sua archiviazione.
Gli ambulatori dei codici bianchi laziali, apparentemente simili a quelli siciliani, hanno avuto vita breve per uno scarso utilizzo da parte dei cittadini, a differenza di quelli dell’isola che continuano ad offrire prestazioni alla popolazione. Secondo una una sorta di legge ferrea dell’economia sanitaria l’offerta di prestazioni prima o poi induce la propria domanda, come nella battuta di un professore di radiologia belga: mettete un ecografo nel deserto e dopo qualche mese avrete una lista d'attesa. Il diverso esito degli ambulatori per codici bianchi nelle due regioni sembra dimostrare che non è affatto detto che le cose funzioni sempre in questo modo, visto che nel Lazio non c’è stato il boom di accessi verificatosi invece in Sicilia, decretando in una caso il successo e la conferma dell'iniziativa e nell'altro la sua archiviazione.
La spiegazione dell' "anomalia" è stata spiegata dalla FIMMG Laziale che ha rimarcato le differenze tra i due modelli. Il fatto
è che nell’isola il MMG dei “codici bianchi” può prescrivere accertamenti
diagnostici da eseguire nell’adiacente Pronto soccorso. In tal caso
l’ambulatorio si è rivelato una comoda scorciatoia per accedere alle
prestazioni specialistiche da parte degli utenti con problemi pseudo-urgenti,
vale a dire aggirando le liste d’attesa, evitando le trafile burocratiche della
prenotazione e il pagamento di ticket esosi.
Al contrario nel Lazio i medici
di MG non avevano la facoltà prescrittiva dei colleghi
siciliani, per cui i cittadini dovevano rivolgersi alle strutture diagnostiche
ambulatoriali ordinarie, non avendo la possibilità di recarsi in Ps per una
radiografa o una TAC. Senza volerlo è stato approntato tra Roma e Palermo una
sorta di esperimento “naturale” e inintenzionale sulle differenze comportamentali
degli assistiti. In sostanza il “braccio” laziale fungeva da gruppo di
controllo per valutare l’impatto dell’offerta del modello siciliano sulla potenziale
domanda.
L’esito è chiaro: in Sicilia il
Mmg annesso al Ps viene utilizzato dagli assistiti per accedere alla tecnologia
biomedica nel modo più breve ed economico possibile. Il by-pass delle strutture
convenzionate, comprensibile in un periodo di crisi economica, reindirizza la
domanda di prestazioni verso i Pronto soccorso, di cui pagano però le
conseguenze gli operatori di emergenza in termini di sovraccarico per accessi
inappropriati. Ecco un’ennesima dimostrazione degli effetti collaterali
dell’offerta di prestazioni. La teoria è stata confermata: l’offerta induce la
propria domanda specie se è concorrenziale rispetto ad altre modalità di
erogazione delle prestazioni, ad esempio presso strutture poliambulatoriali non
emergenziali.
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