sabato 6 giugno 2020

Il grande equivoco dei tamponi positivi e dei nuovi contagi

Da 3 mesi a questa parte i tamponi vengono eseguiti, in numero crescente rispetto al mese di marzo, in 6 categorie di sintomatici o asintomatici:
  • conferma diagnostica in caso di sintomi sospetti per Malattia da Covid-19 (incidenza giornaliera o settimanale) e casi a decorso asintomatico (1/3 circa dei contagiati)
  • conferma della guarigione nei convalescenti, dopo 14 giorni di quarantena, che talvolta restano positivi al tampone per ulteriori settimane (spesso tamponi con debole positività)
  • screening, ad esempio sul personale sanitario, forze dell'ordine, vigili del fuoco, comunità etc
  • tamponi eseguiti in soggetti asintomatici che accedono al PS, al ricovero ordinario o in pre-ricovero per intervento chirurgico
  • controllo della positività al tampone in caso di IgG positive (pregressa malattia o in asintomatici)
  • tamponi eseguiti in soggetti asintomatici in contatto stretto con una caso di malattia.
Visto l’andamento dei ricoveri e degli accessi in PS, in costante calo per Covid-19 e in aumento per altri motivi, il crescente numero di tamponi eseguiti giornalmente (sempre oltre i 50 mila) e la bassa percentuale dei positivi (attorno all'1%) è lecito ipotizzare che buona parte di questi ultimi appartengano alla prima e terza categoria. Insomma lo scenario è completamente cambiato rispetto a marzo, quando si facevano pochi tamponi e tutti per la diagnosi di nuovi casi/contagi mentre oggi questi sono probabilmente una minoranza rispetto alle altre tipologie (si veda il PS).

Ecco i dati del 5 giugno: aumentano i tamponi e tornano a salire i contagi: 518. Aumentano anche i dimessi/guariti, 1886 e i casi attivi scendono a 36976 (31359 a casa, 5301 in ricovero ordinario e 316 in terapia intensiva). I deceduti sono stati 85 mentre sono stati testati con tampone "diagnostico" 40470 soggetti su un totale di 65028 tamponi effettuati, con un positivo ogni 78 persone, ovvero 1,3%. Il guaio è che da oltre un mese non sappiamo come siano distribuiti i tamponi positivi nelle due categorie (tamponi “diagnostici” vs “non diagnostici”) informazione chiave per monitorare l’evoluzione giornaliera della pandemia, distinguendo l'incidenza di nuovi casi rispetto agli esiti di quelli registrati nei mesi precedenti (ad esempio soggetti dimessi dopo degenze in TI e in medicina con persistente positività del tampone, nonostante la guarigione clinica).

Tanti indizi registrati da chi lavora sul campo dal mese di maggio (medici di PS, TI e reparti medici, USCA, CA e MG, tecnici di laboratorio etc..) convergono verso la convinzione che la maggioranza dei positivi siano tamponi “DI LABORATORIO” (screening su personale sanitario o pre-ricovero per intervento, follow-up di tamponi per documentare la guarigione spesso positivi, tamponi per denunciati in ritardo rispetto alle manifestazioni cliniche e guariti, tamponi fatti in soggetti con sierologia positiva etc..) ovvero non siano tamponi CLINICI di persone con sintomi recenti e in atto, diagnosticati sul territorio o in ospedale. Tuttavia sulla stampa i tamponi positivi vengono etichettati tutti come “nuovi contagi” ma non è così, perché probabilmente sono in maggioranza vecchi contagi che restano positivi per settimane, anche dopo la guarigione e i canonici 14 giorni di quarantena. Inoltre non è chiara la composizione dei due gruppi di tamponi positivi.

Ciò vale soprattutto per la Lombardia, che da sola ha registrato la metà dei casi italiani e che quindi ha più probabilità di avere tamponi positivi per screening o tra chi è clinicamente guarito ma resta positivo per altre settimane, data l’elevatissima incidenza della malattia. Insomma il dato grezzo del numero di tamponi positivi non ci dice nulla sull’evoluzione attuale della pandemia, anzi ci fornisce una falsa rappresentazione della realtà, che a sua volta genera ansia e una percezione pubblica distorta dei fatti.

D’altra parte basta guardare l’evoluzione del rapporto tra nuovi tamponi positivi e numero di tamponi quotidiani per rendersi conto che si fanno sempre più tamponi, che danno sempre meno positività in parallelo con l’aumento dei guariti e dei dimessi, la riduzione dei ricoveri ospedalieri, dei ricoverati in TI e dei decessi. A marzo i tamponi positivi erano in gran parte "nuovi contagi" ma dalla fine di aprile non vale più l'equazione tampone positivo=nuovo caso di covid-19, perchè è nella massa dei guariti a casa e dei dimessi portatori del virus al follow-up che si annidano in maggioranza i tamponi positivi!

P.S. L’OMS considera un caso di coronavirus una persona con una conferma di laboratorio del virus che causa covid-19 A PRESCINDERE dai segni e sintomi clinici.

Tra i tamponi positivi sono compresi (a) quelli di GUARIGIONE o di CONTROLLO, che talvolta restano positivi dopo la quarantena, e (b) quelli DIAGNOSTICI o PRIMARI, che comprendono le seguenti categorie:

1- pazienti positivi per nuovi casi sintomatici recenti da Covid-19 (incidenza giornaliera),
2- tamponi positivi per screening in soggetti asintomatici, tipo operatori sanitari, polizia, vigili del fuoco
3- quelli positivi eseguiti in caso di positività delle IgG, senza una precedente diagnosi di Covid-19,
4- quelli fatti di routine a persone che si presentano in PS senza sintomi covid o in soggetti candidati ad un intervento
5- positivi che hanno avuto sintomi settimane o mesi precedenti ma che però sono stati denunciati a posteriori, ovvero dopo l’avvenuta guarigione.

Quindi l'incidenza giornaliera di nuovi casi è solo una frazione del numero totale comunicato alla stampa, che erroneamente mette tutti i positivi nella macro-categoria dei "nuovi contagi"; purtroppo la mancata differenziazione delle sottocategorie di positivi genera l'impressione di un persistenza del contagio e di perdita del controllo, creando ansia tra la gente.

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