giovedì 26 maggio 2022

La crisi della medicina generale in Lombardia è senza via d'uscita?

Contestualmente alla pubblicazione delle linee di indirizzo per la gestione del SSR nell’anno in corso, peraltro applicabili in poco più di un semestre, sono stati diffusi gli esiti dell’ammissione al Corso di Formazione specifica in MG e dell’assegnazione degli incarichi per la copertura delle zone carenti. I dati sono poco confortanti e fanno temere il peggio per i prossimi anni

  • alla prova di ammissione per 620 posti del Corso triennale su 800 iscritti se ne sono presentati 525 e sono state assegnate 500 borse;
  • i 170 ambiti carenti di MMG sono stati coperti per un ¼ circa.

Per far fronte ad una situazione cronicamente precaria la Giunta pensa di riproporre a breve il bando assieme ad alcuni provvedimenti che dovrebbero favorire le adesioni: posti riservati ai neodiplomati e ai corsisti con incremento del massimale fino a 1500 scelte, ambulatori pubblici a canone calmierato nelle aree cronicamente scoperte, presenza di MMG nelle Case della Comunità per assistere cittadini rimasti senza medico.

Le ripercussioni del gap tra domanda ed offerta di medici sul territorio lombardo sono segnalate da tempo come dimostrano i dati:

  • il deficit di MMG in regione è arrivato a 1532, su una “pianta organica” di 6300 professionisti, con un surplus di assistiti per i medici in attività che in alcune zone fa lievitare il massimale fino a 1750 scelte;
  • conseguente stress per sovraccarico di lavoro, tensioni con gli assistiti e inarrestabile burocratizzazione, a rischio di burn-out individuale e defezione collettiva;
  • difficoltà a trovare sostituti, anche per brevi periodi di riposo o in caso di malattia;
  • tendenza diffusa al pensionamento anticipato rispetto allo standard di 68 anni;
  • infine per alcuni MMG a cavallo tra la quinta e la sesta decade si prospetta la soluzione del pensionamento appena toccata l’età minima dei 62 anni.

La situazione è destinata ad aggravarsi se si pensa che nel prossimo triennio è prevista la quiescenza di altri 2500 generalisti tra i 67 e 70 anni, cifra che non considera la tendenza all’uscita anticipata. Non hanno giovato alla promozione dell’immagine della categoria e da incentivo vocazionale la campagna mediatica sui medici fannulloni e l’accusa di lavorare solo 15 ore la settimana percependo lauti compensi da libero-professionisti. Ci si poteva aspettare un buon numero di pretendenti per un profilo professionale così "attraente": evidentemente coloro che in un primo tempo avevano dato per buona l’immagine stereotipata del libero professionista autonomo, benestante e un po’ irresponsabile si sono ricreduti e hanno disertato il concorso. A favorire un clima emotivo di incertezza si aggiunge il futuro assetto dell’ACN, con il surplus orario richiesto nelle Case della Comunità, e le incognite sulla collacazione e sul ruolo dei MMG nella rete di strutture finanziate dal PNRR.

In questo contesto la DGR sulle regole di sistema del 2022, pubblicata la scorsa settimana, ripropone in modo rituale e scontato la riforma della PiC prima maniera che a causa Covid-19 si è arenata nel biennio 2020-2021; contestualmente è al lavoro il comitato di indirizzo delle cure primarie con il mandato di predisporre linee guida per la riforma della riforma della PiC.

La domanda è legittima e non retorica: come potranno i MMG lombardi, oberati da 1700-1800 assistiti, compilare da 300 a 400 PAI per ipertesi e/o diabetici quando sono alle prese con strascichi del Covid-19, difficoltà a reperire un sostituto, burocrazia incontenibile e piattaforme regionali a silos che non scambiano dati con i software di studio? Nelle linee di indirzzo per il 2022 del SSR vi sono solo vaghi riferimenti all'indispensabile interoperabilità dei programmi, senza la quale la gestione di quel 35-40% di pazienti cronici diviene un compito impossibile, che per giunta sconta l’incertezza per la prevista revisione della procedura di arruolamento e gestione dei pazienti cronici.

Ci troviamo di fronte ad un cronica crisi sistemica destinata ad aggravarsi e a perdurare almeno altri 3 anni, come ha candidamente ammesso il ministro quasi che fosse un esito ineluttabile per un destino superiore; difficoltà peraltro annunciate fin dal 2013 dall’ente pensionistico che metteva in guardia dagli effetti di un ricambio generazionale epocale dal 2016 in poi. Le interpretazioni della crisi che girano sui social oscillano tra due posizioni

  • da un lato c’è chi intravvede un disegno di deliberata liquidazione della MG, a favore di una privatizzazione perseguita scientemente che arriverebbe all’epilogo nei prossimi anni;
  • dall’altro invece si ipotizza un deficit di percezione e valutazione delle dinamiche sistemiche da parte di un decision making a cui è sfuggita di mano una situazione, in parte prevedibile e in parte meno per fattori intercorrenti il cui impatto non è stato ben ponderato, come la pandemia e un cronico ritardo normativo.

Quale che sia la spiegazione, da due anni a questa parte il quadro rievoca l’immagine della piccola falla nella diga che si autoalimenta fino a generare un flusso crescente e disastroso per l’intero bacino idrico, anche perché i tentativi di contenere la perdita sono tardivi, inefficaci se non controproducenti. Si riuscirà a tappare per tempo il buco, prima che diventi un'incontenibile voragine?

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