Le accuse dei magistrati bergamaschi al governo di allora circa la responsabilità per le migliaia di morti per il covid (causa mancato aggiornamento del piano pandemico,
dal 2016 se non ricordo male, e quindi condiviso dai precedenti
ministri) sono fragili, come ammette lo stesso procuratore orobico, perchè le conseguenze sono state su tutto
il territorio nazionale, e non solo a Bergamo, e quindi andrebbero aperte
inchieste in tutte le procure, a partire dalle province limitrofe di Brescia, Cremona e Piacenza. Al massimo, per quanto riguarda la diffusione nella Lombardia orientale, si potrebbe contestare il mancato aggiornamento del piano pandemico regionale.
Ma se dal livello nazionale si scende via via a
quello regionale (mancata zona rossa in val Seriana) e soprattutto provinciale/locale (mancata chiusura dell'ospedale di Alzano) le cose
cambiano perchè la responsabilità omissiva è più circostanziata e
definita territorialmente. Il confronto andrebbe fatto con l'efficacia della zona rossa decretata nel lodigiano in modo praticamente immediato, sulla base dei pochi dati disponibili sull'andamento epidemico locale
L'ospedale di Alzano era in una zona ultra-rossa all'interno della mancata zona rossa della valle; la sua riapertura dopo la chiusura per poche ore è stata tanto più
sorprendente in quanto pochi giorni prima era stato giustamente chiuso
quello di Codogno, mentre quello bergamasco tornava in piena attività per alcuni giorni dalla sera stessa delle chiusura temporanea, con una decisione incomprensibile per l'esplosiva diffusione locale del virus e fonte di ulteriore contagiosità nel nosocomio e tr la popolazione dei paesi afferenti alla struttura. Questo è il vero nodo giudiziario...
C'era stato il precedente di Codogno, sia per la zona
rossa sia soprattutto per la chiusura dell'ospedale, entrambi
provvedimenti corretti e doverosi che bastava replicare in val seriana. Per la zona
rossa c'è l'attenuante della dichiarazione dopo
pochi giorni di tutta la regione ma la RI-apertura dell'ospedale di
Alzano dopo la chiusura per poche ore di domenica non aveva alcun senso. E
tra l'altro a livello locale dovrebbe essere possibile fare anche una stima del
numero di contagi e di decessi provocati tra le persone che hanno
continuato a frequentare il nosocomio per giorni dopo l'improvvida riapertura.
Non è questione del senno di
poi, bastava il buon senso del "qui ed ora", come chiaramente testimoniato
dalla reazione del direttore sanitario di Alzano all'ordine di riaprire
l'ospedale. I
modelli matematici, a partire dalla teoria delle reti di contagio in un
cluster epidemico così delimitato, ci sono e sicuramente il professor Crisanti nella sua perizia avrà
fatto stime attendibili sui dati locali. In quei giorni l'R0 a Bg era già >3 e poi
sarebbe arrivato in breve a 4.5. Bisognerebbe leggere tutta il dossier...
Con il mancato rinnovo del piano pandemico i politici nazionali, che chiameranno in causa i predecessori degli
ultimi 5 anni ed anche i componeneti del CTS, c'entrano poco; se mai hanno qualche responsabilità è sulla mancata zona rossa, anche se piuttosto discutibile se è vero che il virus già circolava da settimane e visto dopo pochi giorni è stata chiusa tutta la regione e poi l'Italia intera. Con i tempi medi di incubazione di Covid-19 e la sua estrema contagiosità chiudere la Valseriana alcuni giorni prima della regione probabilmente non avrebbe modificato in modo significativo l'estensione a macchia l'olio della pandemia. Nella valutazione degli eventi manca il dato contro-fattuale di comparazione. Rischiano di più i funzionari coinvolti nella riapertura dell'ospedale di Alzano, a partire dai
vertici tecnici dell'assessorato e dell'ASST
interessata.
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