AGOSTO 2025 - Ad un anno dal termine del PNRR ecco la previsione del Ministro della salute Schillaci sugli sviluppi del DM77:
“Ho appena incontrato il loro sindacato,” ha comunicato il Ministro “che si è reso disponibile a collaborare per attivare fattivamente i nuovi maxi-ambulatori aperti sette giorni su sette, almeno per 12 ore al giorno, dove lavoreranno insieme agli specialisti. Con l'aumento degli anziani affetti da policronicità, l'immagine del medico di famiglia che lavora come un lupo solitario è anacronistica. Comunque verrà fissato un orario congruo di presenza nelle nuove strutture, che costituiranno anche un grande filtro per i pronto soccorso”.
Il rischio che le mega CdC Hub potessero rivelarsi la riedizione dei maxi-poliambulatori specialistici ex Inam era stato paventato fin dal maggio 2021 da Ivan Cavicchi sul Quotidiano Sanità, all'indomani dell'approvazione del PNRR
...ripescare nel ventunesimo secolo questo modello del passato è quanto di più regressivo si possa immaginare talmente regressivo che anche in questo caso parlerei di una forma di atto di contro riforma. Perchè? Perchè il poliambulatorio Inam era un servizio che dispensava prestazioni senza nessuna presa in carico (come si direbbe oggi), nulla di più e che le prestazioni che assicurava per forza di cose erano fortemente standardizzate quindi con un forte potenziale di inappropriatezza, dal momento, che esse erano tarate sulle tariffe, vale a dire sui contributi versati e non sui bisogni reali dei malati.
La dichiarazione del ministro punta sulle CdC hub come maxi ambulatori che dovrebbero prendere due piccioni con l'unico legume: incentivare la PiC e ridurre il ricorso inappropriato al PS. Vediamo in che modo.
1 - La PiC. Il MMG attiva di routine una PiC informale dei suoi assistiti, resa possibile dalla relazione fiduciaria e personalizzata di prossimità, che garantisce la continuità spazio-temporale della cura; si tratta di un prendersi cura non prestazionale, funzionale alla gestione integrata e sul lungo periodo dei portatori di polipatologie croniche, abituali frequentatori dello studio. Quella del MMG è una PiC dalla duplice valenza integrativa orizzontale:
- multidimensionale e diacronica: il generalista assiste ogni nuovo iscritto in modo olistico e trasversale a 360 gradi, cioè come persona nella sua interezza bio-psico-sociale e culturale;
- organizzativa, nel senso di attivare e coordinare, seppur informalmente, i percorsi diagnostici e gli interventi degli attori professionali e non, che costituiscono i nodi della rete territoriale.
La PiC globale dei cronici si realizza con il sistematico monitoraggio degli indicatori di processo ed esito, registrati nei software di studio, e concertando l'applicazione dei percorsi diagnostico-terapeutici con gli altri attori professionali, per favorire il confronto tra pari sulle performances individuali. La funzione integrativa può essere svolta dal MMG come case manager informale, in collaborazione con paziente e i caregivers, per coordinare gli operatori della rete.
In sostanza la PiC, formale e informale dei cronici, da parte del MMG è iscritta nel codice genetico dell'AP e in grado di declinare logiche economico-gestionali, clinico-assistenziali ed organizzative, coniugando accountability e benchmarking.
Queste funzioni potranno essere assolte dalla capillare rete di UCCP/CdC Spoke e soprattutto dalle Aft, più che nei maxi poliambulatori specialistici della CdC Hub da 50-60 mila abitanti, indicati dal Ministro.
La riforma Balduzzi infatti ha affidato alle Aft il compito specifico di gestire e soprattutto valutare collegialmente la PiC della cronicità, attraverso la condivisione "in forma strutturata, obiettivi e percorsi assistenziali, strumenti di valutazione della qualità assistenziale, linee guida, audit e strumenti analoghi”.
Coerntemente con il dettato legislativo alcuni Air da poco sottoscritti, come quello marchigiano e quello piemontese, hanno finalmente attivato le Aft affidando loro la promozione dei Percorsi diagnostico-terapeutici per le principali patologie croniche cardio-metaboliche, con un evidente disallineamento rispetto alle dichiarazioni ministeriali.
2- Il sovraffollamento del PS. Sul contenimento degli accessi inappropriati al PS convergono sia la riforma Balduzzi che il DM77, attraverso l'incentivazione della continuità assistenziale H12 nelle Uccp/CdC Spoke e H24 7 giorni su 7 nelle CdC Hub.
Il presupposto perché questi ambiziosi obiettivi si possano realizzare è la presenza fisica di un adeguato numero di professionisti sanitari nelle strutture multiprofessionali, per un congruo numero di ore diurne o nelle 24 ore, come indica esplicitamente la Balduzzi: le Uccp costituiscono "reti di poliambulatoriatori territoriali dotati di strumentazione di base, aperti al pubblico per tutto l’arco della giornata, nonchè nei giorni prefestivi e festivi con idonea turnazione”.
Anche per questi compiti le posizioni del Ministro sono contraddette dalle iniziative regionali che con gli AIR, come in Piemonte, affidano la continuità assistenziale diurna alle Aft e non alle UCCP come detta la Balduzzi, attraverso il coordinamento degli orari di apertura degli studi medici in modo da garantire la disponibilità di un Mmg, a cui si possono rivolgere gli assistiti, in alcune fasce orarie.
Dopo aver ignorato deliberatamente una legge della stato per oltre un decennio ora viene applicata in modo distorto e parziale. I finanziamenti del PNRR e l'implementazione del DM77 erano l'occasione per rimediare ad un colpevole ritardo nell'attuazione della riforma Balduzzi, finanziando finalmente una rete di UCCP e di CdC Spoke per garantire la continuità H12.
Invece ne vengono violate le indicazioni operative con soluzioni che si sono già dimostrate inefficaci e che pregiudicano il vero rilancio dell'AP, ovvero la presa in carico e la gestione della cronicità. E' illusorio oltre che illegittimo che le AFT possano assicurare efficacemente la copertura h12 per le pseudo-urgenze, come vorrebbero alcuni AIR, e men che meno riducendo gli accessi impropri al PS.
La divaricazione normativa tra leggi, policy nazionali e provvedimenti regionali si conferma uno dei nodi irrisolti della politica sanitaria, che si traduce in disomogeneità organizzativa e nell'erogazione di servizi e prestazioni, che variano da regione a regione.
Nessun commento:
Posta un commento