sabato 11 giugno 2016

Virus e batteri pari non sono!

Non passa mese che gli organismi sanitari internazionali non lancino l'allarme sulla diffusione delle resistenze batteriche agli antibiotici, fenomeno ormai su scala planetaria, e che recentemente ha portato alla ribalta dei media un ceppo di E.Coli resistente a tutti gli antibiotici disponibili. Se ne è occupata anche la trasmissione televisiva Report, documentando come l'abuso di antibiotici in zootecnia sia responsabile della diffusione di Coli, Stafilococchi, Cambylobacter e Klebsielle multiresistenti, che arrivano agli uomini contaminando gli alimenti.

Se ne sta interessando attivamente in prima persona anche la ministra Lorenzin, che ha diffuso un comunicato in cui si ribadisce che "la resistenza agli antibiotici è un tema al centro del governo da tre anni, che ho portato anche durante il semestre della presidenza in Europa. Abbiamo avviato dei programmi in Italia e in Europa, e tra l'altro ora è all'ordine dei lavori come emergenza mondiale perché è la prima causa di morte negli ospedali in ambito Ghsi (Global health security initiative), G7 e in ambito dell''Oms. Insomma, una vera e propria emergenza mondiale".....omissis.....
“Si tratta della resistenza non a un VIRUS ma a molti ed è quindi multifattoriale - ha continuato il Ministro - Come si combatte la resistenza agli antibiotici? Si combatte in molti modi: il primo, avendo un consumo degli antibiotici durante la propria vita assolutamente appropriato, non assumendo per esempio antibiotici da soli perché magari abbiamo un po' di  febbre"......omissis..... Ultimo tema, ancora, quello della ricerca sugli antibiotici: è evidente che i VIRUS si sono evoluti con un termine di resistenza e quindi si sta stimolando la ricerca sui nuovi antibiotici che possono combatterla". (il testo completo su http://www.regioni.it/sanita/2016/05/31/sanita-lorenzin-resistenza-antibiotici-tema-al-centro-agenda-461769/ ).

Lo "svarione" ministeriale dimostra in modo eclatante che il primo obiettivo di un'efficace campagna educazionale sul corretto uso degli antibiotici è quello di far comprendere alla gente la fondamentale differenza tra infezioni batteriche e virali; la confusione o l'incertezza sulla cuasa dell'infezione è spesso all'origine di un uso scorretto degli antibiotici.

Il medico di MG è coinvolto in prima persona in quanto nelle infiammazioni delle vie aeree (riniti, faringiti, laringotracheti e bronchiti) è difficile distinguere le forme batteriche da quelle virali e quindi prescrivere correttamente l'antibiotico. In altri tipi di infezioni invece, come quelle delle vie urinarie o intestinali, è possibili l'identificazione corretta dell'agente infettivo causale e quindi la scleta della terapia appropriata.

L’impostazione di una terapia razionale deve fare quindi i conti, specie sul territorio e per le infezioni delle vie respiratorie, con un deficit di strumenti conoscitivi che consentano di identificare la tipologia dell'infezione e stabilire, di conseguenze, qual'è l'antibiotico più efficace. In mancanza di queste informazioni essenziali non resta che la strada di un approccio terapeutico empirico, che induce il medico, nell'incertezza sull'eziologia, ad optare per un cura "alla cieca", anche per evitare di trascurare una forma batterica.

Il MMG è nell'impossibilità pratica di dirimere il dilemma terapeutico che più spesso affligge la pratica ambulatoriale, vale a dire la distinzione tra causa virale e batterica, specie in caso di febbre, rafreddore, mal di gola e tosse. Questo è il problema di fondo del MG di fronte ad assistiti che reclamano una terapia antibiotica per i propri disturbi "influenzali": se si potesse disporre di un test rapido ed affidabile per differenziare l’eziologia virale da quella batterica, verrebbero usati con maggiore appropriatezza gli antibiotici. Invece il medico pratico resta spesso nel dubbio e nell’incertezza sulla causa dei disturbi e non può far altro, in molti casi, che prescrivere l’antibiotico per “prudenza”.

Anche gli assistiti dovrebbero però sforzarsi di mettersi nei panni del medico curante, collaborare e magari condividere con il proprio medico un po’ dell’incertezza insita nell’attività pratica. E’ indubbio che l'informazione ai pazienti è fondamentale anche in questo settore, ma non quella a pioggia o generica, ad esempio con articoli sui media, perché di scarsa efficacia se non nel pieno dell'epidemia influenzale. Serve un'informazione e un intervento educativo mirato e selettivo, rivolto cioè a chi sta vivendo il problema, ovvero le persone con infezione delle vie aeree in atto, possibilmente concordato con gli altri attori del sistema (farmacisti, medici di CA e del PS). Insomma bisognerebbe condividere e tollerare le due facce dell'incertezza, quella cognitiva e quella pratica, obiettivo difficile per motivi culturali e sociali.

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