Quante volte di fronte a sintomi strani, inspiegabili ed enigmatici, al confine tra fisiologia e patologia, si resta senza uno straccio di ipotesi diagnostica, incapaci di uscire dalla zona grigia in cui allignano incertezza e dubbi? Un tempo nelle campagne la gente si rivolgeva per i propri acciacchi fisici, in genere di natura ortopedica, a chi aveva pochi dubbi sul da farsi, ovvero la guaritrice del paese dotata di abilità manuali per rimettere a posto "nervi accavallati" e quindi restituire il benessere. Molte ormai non praticano più, ma alcune sono rimaste in campo ed hanno anche saputo adeguare la loro metodologia all'evoluzione dei tempi.
Ecco ad esempio gli esiti di due consultazioni di una guaritrice popolare, ben nota in paese, alle prese con alcuni tipici problemi diagnostici della MG, riferiti da un collega in una lista di discussione medica.
- "Doveva venire da me prima, ora faccio ciò che posso per il mal di schiena, intanto vada dal suo medico e si faccia fare una Risonanza e prenda Voltaren e Soldesam forte 2 volte al giorno. Lasci un'offerta libera e vedrà che la guarirò! Ah dimenticavo: protegga anche lo stomaco, si faccia ordinare una....pompa, non ricordo come si chiama..!"
- "Ha mal di testa? Faccia subito, ma subito una TAC e si faccia mettere il bollino verde, il suo medico li ha...". "Non digerisce? Faccia un eco e meglio ancora una gastroscopia, non si sa mai!".
Non c'è confronto rispetto alle guaritrici di un tempo che, senza esitazione, passavano subito alla terapia manuale, perlomeno per i disturbi ortopedici. Personalmente qualche anno fa ho avuto a che fare con un caso analogo. Di fronte ad una caviglia tumefatta e dolente per una comune "storta" la signora che sistema i "tendini", mi aveva rinviato il paziente per competenza: prima di passare alla manipolazione era bene fare una radiografia! In sostanza si era tutelata da un possibile errore diagnostico, per il misconoscimento di una lesione ossea scambiata per semplice distorsione.
L'episodio segnalava un passo in avanti verso un approccio razionale e critico, per una diagnosi di certezza (relativa) e non solo di presunzione. La "guaritrice" dimostrava di aderire ad un impostazione (proto) fallibilista, che parte dalla differenza tra realtà e rappresentazione, tra mappa e territorio, con l'obiettivo pratico di verificare/confutare l'ipotesi diagnostica di distorsione, grazie al ricorso dell'indagine radiologica.
L'episodio segnalava un passo in avanti verso un approccio razionale e critico, per una diagnosi di certezza (relativa) e non solo di presunzione. La "guaritrice" dimostrava di aderire ad un impostazione (proto) fallibilista, che parte dalla differenza tra realtà e rappresentazione, tra mappa e territorio, con l'obiettivo pratico di verificare/confutare l'ipotesi diagnostica di distorsione, grazie al ricorso dell'indagine radiologica.
Nei due casi in oggetto la guaritrice fa un'altro salto di qualità metodologica, in direzione di un approccio per problemi: come farebbe un MMG, prende in considerazione un ventaglio di ipotesi diagnostiche per arrivare alla conferma di una di queste, dopo la raccolta di informazioni di base per una prima valutazione probabilistica. Gli esami che suggerisce segnalano un'ulteriore evoluzione metodologica: lo fa però in modo un po' rozzo applicando, in modo meccanico, lo schema se...allora (lombalgia=RMN della colonna, cefalea=TAC encefalo). Ma non si deve disperare, prima o poi anche l'approccio bayesiano farà breccia nel suo grezzo processo diagnostico.
Anzi, a ben vedere la guaritrice popolare ha già adottato uno sguardo proto-bayesiano, perlomeno nel caso di dispepsia, coerente con un approccio graduale al problema. Grazie all'esperienza ha capito che il suo target ideale, i probabili responder alle sue tecniche curative, sono quei pazienti che hanno già provato di tutto, sia sul piano diagnostico che terapeutico. Si tratta dei portatori di un cosiddetto MUS (Medically Unenxplaned Symptom), ovvero gli assistiti affetti da disturbi inspiegabili, spesso funzionali e talvolta "bizzarri", ancor più difficili da trattare con l'armamentario farmacologico a disposizione del MMG, di cui ho accennato all'inizio.
Le ricerche documentano che il 20-25% delle consultazioni in MG non portano ad alcuna diagnosi di (relativa) certezza, anche dopo ripetuti accertamenti diagnostici e specialistici. Il disturbo inspiegato resta in una sorta di limbo diagnostico, in una terra di nessuno al confine tra soma e psiche, e rimane quindi anche orfano di linee guida o percorsi diagnostico-terapeutici specifici. Di fronte al disturbo inclassificabile e inspiegabile mancano per definizione punti di riferimento codificati o schemi decisionali per una gestione razionale del caso e si deve, per così dire, navigare a vista senza una chiara mappa o con una bussola malfunzionante; così i pazienti, delusi dall'inconcludenza della medicina "ufficiale", finiscono spesso tra le braccia di "praticoni" non professionali, dai pranoterapeuti fino alle nostre guaritrici popolari.
Le ricerche documentano che il 20-25% delle consultazioni in MG non portano ad alcuna diagnosi di (relativa) certezza, anche dopo ripetuti accertamenti diagnostici e specialistici. Il disturbo inspiegato resta in una sorta di limbo diagnostico, in una terra di nessuno al confine tra soma e psiche, e rimane quindi anche orfano di linee guida o percorsi diagnostico-terapeutici specifici. Di fronte al disturbo inclassificabile e inspiegabile mancano per definizione punti di riferimento codificati o schemi decisionali per una gestione razionale del caso e si deve, per così dire, navigare a vista senza una chiara mappa o con una bussola malfunzionante; così i pazienti, delusi dall'inconcludenza della medicina "ufficiale", finiscono spesso tra le braccia di "praticoni" non professionali, dai pranoterapeuti fino alle nostre guaritrici popolari.
Come in questi casi esemplari: di fronte a problemi tipicamente funzionali, come cefalea o dispepsia, la guaritrice si guarda bene dall'intervenire subito ed imposta un iter diagnostico differenziale tra le forme organiche più probabili, ovvero nel caso della dispepsia quella epato-biliare piuttosto che gastroduodenale. Solo dopo aver escluso la natura organica del disturbo, da curare in modo specifico da parte del medico, avrà una sufficiente probabilità di aver a che fare con un caso di MUS (dispepsia funzionale) e potrà quindi sfoderare le sue armi terapeutiche con discreto successo, grazie al suo primo alleato ovvero l'effetto placebo della relazione.
E' proprio vero quello che annotava lo stagirita: "tutti gli uomini per loro natura tendono alla conoscenza". A quanto pare accede pure alle guaritrici popolari e questa è una buona notizia! C'e' speranza se cio' accade anche nella bassa padana, per parafrasare un'altro motto celebre della pedagogia lombarda!
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