Fino ad ora il grido di dolore e di cupa rassegnazione che si leva dal territorio per l’accanimento burocratico che opprime la professione è rimasto inascoltato. Il salto di qualità è avvenuto nell’autunno del 2021 in concomitanza con l’ultima ondata di Note AIFA abbinate a Piano Terapeutico (PT) per alcuni farmaci, come anti-diabetici, nuovi anticoagulanti e per la terapia dello scompenso.
La burocrazia
prescrittiva può a ben diritto rientrare tra i determinanti del
risck management, tale è l’interferenza con le buone pratiche
per il tempo sottratto all’attività assistenziale, a rischio di
malapratica. Le note con Piano Terapeutico elettronico, varate
durante le ultime ondate pandemiche, sono tra i motivi della
defezione dei generalisti in procinto di pensione e per molti
giovani colleghi di rinunciare al Corso di formazione o
disertare i bandi per le zone carenti (in Lombardia il 20% degli
iscritti abbandona il Corso, a Milano sono arrivate 48 domande
per coprire 445 posti vacanti mentre nell’anno in corso si
prevedono almeno un centinaio di pensionamenti).
Istruttivo è il percorso che ha condotto al varo dei nuovi strumenti di medicina amministrata. In pratica durante la pandemia tutti i PT in scadenza sono stati via via prorogati per oltre 30 mesi perché in caso contrario si sarebbe abbattuto sugli ospedali uno tsunami burocratico, con paralisi dell'attività a causa dei mesi di lavoro necessari per il loro rinnovo a scapito dell’assistenza. Tuttavia prima o poi si doveva tornare alla “normalità” e la soluzione è stata trovata deviando l'imponente mole di atti sui medici del territorio, già oppressi da altre procedure non meno impegnative.
Gli effetti
sono stati e sono destabilizzanti, specie per la compilazione
dei PT su piattaforme telematiche a silos caratterizzate
dall’impossibilità di scambiare dati con il software gestionale
del MMG e costringendolo alla ripetizione di inutili procedure
per informazioni già presenti nel proprio archivio. Giova
ricordare che l’Agenda per la semplificazione 2020-2023
prevede interventi di semplificazione a seguito dell’emergenza
epidemiologica con 2 obiettivi: eliminazione sistematica dei
vincoli burocratici alla ripresa e riduzione dei tempi e dei costi
delle procedure per imprese e cittadini. A dispetto di questi impegni la proliferazione delle piattaforme a silos, nazionali regionali e locali, continua indisturbata arrivando ormai a superare la mezza dozzina.
Grandi attese aveva suscitato l’insediamento del nuovo governo nella speranza di una svolta, se non altro simbolica come di solito accade per marcare la discontinuità con la precedente gestione. Forse in concomitanza con l’applicazione della riforma dell’AIFA - epicentro della propensione regolatoria ed insensibile al grido di dolore - lo scottante argomento viene riproposto dalle recenti dichiarazioni televisive del ministro: “…dobbiamo aiutare i medici, in particolare i medici di medicina generale, ad avere un minor carico burocratico. E su questo stiamo già lavorando in piena sintonia con loro per far sì che si possano dedicare a quelle che sono le caratteristiche del medico, cioè ascoltare il paziente, fare la diagnosi, curarlo e visitarlo e non essere presi da mille altre incombenze che non competono ai medici e agli operatori sanitari”. Ben venga quindi l’iniziativa ministeriale che si spera dia al più presto qualche frutto concreto per allentare l’oppressione burocratica e dare un segnale di speranza ai medici.
Qual è il razionale della compilazione di PT semestrali o annuali per farmaci “salva vita”, indicati in pazienti con patologie croniche ad elevata prevalenza, che interessano oltre il 5% della popolazione adulta? Qual è il senso della reiterata compilazione dei moduli on-line per farmaci in commercio da anni, dopo che sono stati prescritti ed assunti regolarmente per 6-12 mesi e si sono dimostrati efficaci, ben tollerati e privi di effetti collaterali? Va da sé che le procedure burocratiche possono mettere a rischio la continuità assistenziale, l’appropriatezza prescrittiva e l’utilizzo di nuove molecole – l’esempio del Plaxcovid dovrebbe aver fatto scuola - a prezzo di disguidi, disagi e incomprensioni tra medici e pazienti, generalisti e specialisti.
Nell'ultimo anno non sono mancate le prese
di posizione da parte di varie associazioni professionali che
hanno avanzato proposte razionali e di buon senso per allentare
la morsa della burocrazia prescrittiva, del tipo:
· il collegamento di alcuni farmaci con l’esenzione per patologia o semplici criteri clinico-laboratoristici, ad esempio in caso di scompenso cardiaco e BPCO certificate;
· il rinnovo automatico alla scadenza o l’interruzione del PT dopo un congruo periodo di valutazione e monitoraggio;
· la conservazione della Nota AIFA con l’abolizione definitiva del PT visto l’uso ormai diffuso di molte molecole, specie quelle per il diabete;
· infine l’obbligo di garantire l’interoperabilità tra programmi di studio e piattaforme telematiche, utilizzando i finanziamenti della Missione 6 per la sanità digitale: “Senza interoperabilità non c’è semplificazione", affermava nel 2021 il dirigente ministeriale Mochi.
C’è da sperare che le assicurazioni del
Ministro trovino al più presto riscontri empirici: ne va della
tenuta e della sopravvivenza stessa dell’assistenza primaria. Altrimenti il declino sarà inarrestabile e irreversibile.
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