C'era
una volta una sanità “felice”, dove tutto funzionava in modo
apparentemente naturale ed armonico, senza troppi intoppi, norme, vincoli
burocratici, linee guida, protocolli, percorsi, budget, report etc…
Una specie di età dell'oro della medicina in cui i medici potevano
esprimere la loro “dominanza” professionale, come dicono i
sociologi, senza lacci, laccioli, controlli e controllori. Dentro e
fuori dall'ospedale si ragionava e si agiva più o meno allo stesso
modo, tant'è che l'assistente ospedaliero poteva avere anche un
certo numero di “mutuati”. Era apunto l'epoca delle “mutue” e
il sistema nel suo complesso era abbastanza semplice, anche se
piuttosto frammentato e disomogeneo e proprio per questo lasciava
ampi margini d'azione e di “libertà” ai medici.
Alla fine degli anni settanta è arrivata la riforma sanitaria a mettere ordine e razionalizzare
il sistema, come si iniziò a dire all'epoca, anche se per un
decennio ancora le cose non cambiarono in modo radicale. Poi
all'inizio degli anni novanta, con la cosiddetta aziendalizzazione,
ha preso l'avvio un lungo processo di differenziazione e di
ristrutturazione del SSN, che ha avuto importanti riflessi nei
rapporti e negli equilibri tra ospedale e territorio, tra cure
tecno-specialistiche e cure primarie. Se un sistema vuole funzionare
in modo armonico e coerente deve necessariamente associare alla
differenziazione funzionale in sotto-sistemi specializzati un
corrispettivo tasso di integrazione, vale a dire di
coordinamento, armonizzazione e sinergia tra le sue sotto-componenti,
pena il rischio di indurre contraddizioni, duplicazioni di
intervento, disarmonie normative, dissonanze e sovrapposizioni,
discrasie e paradossi sistemici.
E' ciò che è avvenuto al SSN negli
ultimi 25 anni, fino all'attuale situazione di “schizofrenia”
normativa, di crisi nei rapporti tra ospedale e territorio per una
palese divaricazione tra i due comparti. La dissociazione normativa
tra medicina specialistica, ad alta densità tecnologica, e cure
primarie, tecnologicamente soft, ha conseguenze perturbative sia a
livello micro (la triade relazionale assistito-MMG-Specialista) sia
sugli equilibri macro (l'assetto organizzativo dei servizi). Tre sono
le tappe del processo di dis-integrazione sistemica che, pur tra alti
e bassi, ha portato all'attuale scissione tra le due medicine e disarmonia tra i due
comparti sanitari, sull'orlo di una incomunicabilità di cui entrambi
pagano le conseguenze.
1-Tutto
è iniziato il primo gennaio 1993 con la pubblicazione della prima
sfornata di Note da parte della neonata CUF. L'impatto delle note fù
enorme e in chiaroscuro, benefico da un lato per l'espulsione dal
prontuario di molecole di dubbia efficacia ma ,dall'altro,
problematico per le contraddizioni generate dai nuovi vincoli
prescrittivi. Per la prima volta si distingueva nettamente l'area dei
farmaci “coperti” dal SSN dal mercato farmaceutico “libero”,
una distinzione destinata a creare non pochi problemi per la
collocazione “ambigua” proprio dei farmaci soggetti alle Note
CUF, rimborsabili in presenza di alcuni criteri clinici e “a
pagamento” per il resto.
Oltre
alle prevedibili difficoltà interpretative, le neonate Note CUF
hanno avuto impattato negativo sui rapporti tra medici dipendenti e
convenzionati con il SSN. L’esperienza ultraventennale delle Note
CUF/AIFA sui farmaci ha fatto emergere il primo episodio di
“dis-integrazione” sistemica del SSN, per via dei due diversi
regimi prescrittivi, da una parte quello ospedaliero, libero da
vincoli, e dall'altra quello territoriale condizionato dalle Note
CUF/AIFA.
La
scarsa propensione al rispetto delle Note da parte degli specialisti
ambulatoriali ed ospedalieri, alla dimissione o dopo una visita
ambulatoriale, ha fatto il resto, con la tendenza a “delegare” la
prescrizione al medico di MG, il più delle volte senza la preventiva
informazione del cittadino circa la concedibilità o meno del farmaco
sul territorio. Sono passati più di 5 anni prima che si affermasse
l'elementare principio, affermato dalla cosiddetta riforma ter del
1999, che le Note CUF/AIFA valevano per tutti gli operatori del SSN,
parimenti tenuti all'osservanza delle medesime e all'obbligo d
informare preventivamente gli assistiti sulla rimborsabilità dei
farmaci “consigliati”, con intuibili incomprensioni e dissapori
tra MMG e assistito. Tuttavia l'obbligo di appropriatezza alla
dimissione è rimasto sostanzialmente lettera morta e solo l'opera di
sfoltimento delle “famigerate” Note, per iniziativa dell'ex
ministro Veronesi, ha allentato un po' le inevitabili tensioni tra
MMG ed assistiti, dovute alla dis-integrazione tra i due regimi
prescrittivi e normativi.
2-La
seconda tappa del processo di dis-intagrazione sistemica del SSN ha
il suo epicentro nel PS. Annotava un collega in una discussione in
rete che "i Medici di Famiglia sono rimasti gli unici clinici
capaci di " arrangiarsi" con l'uso della parola, dell'
esame obiettivo e della poca tecnologia presente nei nostri
ambulatori". Tutto sommato questo approccio accomunava fino agli
anni ottanta i medici del territorio e quelli dell'emergenza, ma il
contesto è radicalmente cambiato per effetto della ristrutturazione
funzionale in chiave tecnologica subita dal PS a partire dalla
seconda metà degli anni novanta. In precedenza la medicina
territoriale si adattava alla propria condizione professionale "a
mani nude", ovvero tollerando l'incertezza decisionale insita
nei propri scarsi mezzi diagnostici tecnologici, mentre quella
ospedaliera veniva "in soccorso" del MMG quando la
situazione era critica con il ricovero, mentre l'accesso in PS era
poco più che un rituale passaggio burocratico-amministrativo.
Non
è più così da almeno 15 anni a questa parte: il PS si è
trasformato da luogo di cure per traumatizzati o smistamento verso la
degenza, ad un vero e proprio reparto multifunzionale che eroga
prestazioni di ogni tipo in tempi rapidi e con consistente utilizzo
di tecnologia e diagnostica specialistica; a causa della riduzione
dei posti letto il PS è stato riconvertito da posto di transito
verso la corsia a trincea di prima linea per arginare l'assalto degli
"esterni" ed evitare il ricovero, a causa dei cronici
limiti di accoglienza dei reparti. Grazie al dispiegamento di mezzi
diagnostici in tempo reale è possibile evitare il ricovero e nel
contempo rispondere alla domanda di prestazioni necessaria per lo
screening dei codici bianco/verdi.
Per
via del riassetto organizzativo
del sistema, si
è ipertrofizzato
il ruolo dei servizi di urgenza-emergenza in un modo inedito,
per cui ogni situazione acuta o potenzialmente tale non può che
finire presto o tardi in PS, laddove l'offerta di tecnologia
ospedaliera è pronta, varia e facilmente accessibile. In
questo modo gli stessi assistiti che il MMG gestisce con scarsi
mezzi, facendo ricorso alla parola, all'EO e pochi ausili
diagnostici, vengono sottoposti ad un inedito fuoco di fila di esami
e visite specialistiche nel momento in cui accedono al PS. Questo
doppio binario trasforma il tradizionale approccio clinico, facendo
la differenza rispetto al recente passato nei rapporti funzionali tra
ospedale e territorio.
Il
diverso approccio ai casi non gravi in PS - i codici bianco/verdi un
tempo di pertinenza del MMG - si deve al fatto che buona parte dei
servizi ospedalieri si è fisicamente spostata sul confine
dell'ospedale per difendere il proprio "nucleo tecnico"
dalle perturbazioni dell'ambiente esterno. Questa difesa ha avuto
alcuni effetti collaterali ed inattesi: la massiccia offerta
tecnologica del PS provoca una divaricazione sempre più “drammatica”
tra clinica territoriale ed ospedaliera, attirando verso il PS un
sempre maggior numero di codici bianco/verdi, anche per la lunghezza
delle liste d'attesa delle prestazioni ambulatoriali ordinarie e i
costi dei relativi ticket. Può capitare, ad esempio, che lo stesso
assistito, affetto da una sintomatologia febbrile, venga
semplicemente visitato dal MMG si veda prescrivere esami ematici,
radiografici e consulenze specialistiche in PS. Una discrasia che
contribuisce non poco al processo di differenziazione e di potenziale
dis-integrazione sistemica, avviato con le note CUF/AIFA e che
prosegue con il successivo episodio.
3-L'ultima
tappa, in ordine di tempo, del ventennale ed apparentemente
inarrestabile processo di dis-integrazione sistemica del SSN si è
realizzata tra l'estate del 2015 e l'inverno 2016, con la gestazione
e il parto del decreto appropriatezza, avvenuto ufficialmente il 20
gennaio del nuovo anno. E’ facile prevedere che l'esperienza delle
Note CUF/AUFA si replicherà con le nuove Note per l'appropriatezza
diagnostica, nonostante siano esplicitamente rivolte alla medicina
specialistica, visto che buona parte delle prescrizioni suggerite
dagli specialisti convenzionati o dipendenti confluisce sul MMG. Si
riproporrà quindi il gioco delle parti già emerso con le
limitazioni prescrittive dei farmaci, ovvero la divisione dei ruoli
tra lo specialista “buono”, prodigo di accertamenti specie se
libero-professionisita, e quello “cattivo” (il MMG) che costringe
il cittadino a mettere mano al portafoglio per ottenere l'esame “a
pagamento” nelle strutture private.
Oltre
ai problemi applicativi, correlati ai contenuti tecnici e ai limiti
regolatori delle note analizzati in precedenti post, non è difficile
immaginare i potenziali effetti collaterali sistemici e
contro-intuitivi delle nuove norme, peraltro già emersi
sporadicamente dopo le prime settimane dall'entrata in vigore del
decreto appropriatezza
-
nuovo impulso ai contrasti e alla conflittualità tra medici e assistiti per il diniego di prescrizioni diagnostiche suggerite, in violazione delle norme che obbligano lo specialista all'utilizzo del ricettario del SSN per la richiesta di accertamenti;
-
rimpallo delle prescrizioni di dubbia appropriatezza tra MMG e specialisti, con aumento delle richieste di visite specialistiche ed ulteriore allungamento delle liste d'attesa;
-
negazione di accertamenti, anche appropriati, da parte del MMG per dubbi interpretativi delle Note e per il timore di incorrere in sanzioni e censure;
-
delega degli accertamenti inappropriati al MMG da parte dello specialista privato;
-
incentivo per la deviazione di prestazioni diagnostiche dalla medicina pubblica/convenzionata verso quella privata;
-
rischio che le distorsioni sistemiche sopra delineate si riverberino sul PS, con incremento degli accessi impropri per aggirare i limiti delle note per l'appropriatezza.
I
tre processi analizzati sommariamente (Note CUF/AIFA,
ristrutturazione tecnologica del PS e introduzione delle note per
l'appropriatezza specialistica) configurano una sempre più
accentuata divaricazione tra due medicine, quella territoriale e
quella tecno-specialistica, che ha raggiunto ormai livelli di allarme
e di rischio per la dis-integrazione dell'intero sistema. Gli
estensori del decreto Lorenzin non hanno tenuto in debito conto
gli effetti macro-sistemici nel momento in cui hanno emanato norme di
dubbia appropriatezza tecnica e regolatoria, destinate ad avere anche
un impatto destabilizzate sugli equilibri relazionali micro-sistemici
a livello territoriale, testimoniati dalla reazione di rigetto della
MG.
Condivido l'analisi, l'effetto disintegrativo e deflagrante fa sembrare il decreto ad una bomba terroristica per smembrare il SSN in favore del privato che da outsourcing integrativo governato è diventato competitore diretto indipendente: molte prestazioni comuni costano quasi uguali nel privato-privato che nel pubblico soggetto a ticket e con il gap di tempi di attesa ridicoli....
RispondiEliminaLe ASL che gestivano budget capitari per cure primarie e ospedali di primo livello si sono dissolte, le RSA sono di fatto diventate ospedali di comunità gestiti (bene) da infermieri con il supporto a basso costo dei MMG e fungono sempre più come discarica (mi scuso del termine che uso solo in termine funzionale) del PS e dei reparti ospedalieri, infatti ormai solo una minoranza degli ospiti vi accede dal proprio domicilio.
Come noto gli assistiti pagatori passano direttamente dal MMG, se di fiducia, al privato-privato o al privato-foglia di fico dell'intramoenia... Quindi il SSN perde appeal e ticket non per motivi intrinseci ma per semplice comodità e convenienza. I Centri convenzionati prenotano on line o hanno centralini efficienti mentre in ASL siamo sempre agli sportelli talora con prenotazioni chiuse.... torni tra 2 mesi... Cosa intasa il pubblico, quali follow up inappropriati ed estenuanti di fatto lo sabotano dall'interno... molto e molto sarebbe ancora da dire, grazie Beppe per lo spazio che offri, io per anni e anni ho collaborato da zelante e forse patetica giovane marmotta in innumemerevoli gruppi di lavoro di ASL, sulle cose ci si capiva specie con i colleghi più professionali ma con i mediocri e con la maggior parte dei funzionari si capiva che i loro veri interlocutori erano altri e altrove, anche se mai dichiarati. Sob!